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I casi di infiammazione cardiaca post vaccinazioni negli USApotrebbero essere legati all’interazione con un altro microrganismo

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I casi d’infiammazione cardiaca collegati in via provvisoria al vaccino contro il coronavirus, che hanno portato a una riunione di emergenza del gruppo di controllo sui vaccini del CDC USA, potrebbero essere il risultato di un microrganismo  noto come Enterovirus.

Alcuni esperti hanno sollevato la possibilità, ma il tema è ancora discusso nella comunità scientifica.

La scorsa settimana, il CDC ha riferito che 275 persone di età compresa tra 16 e 24 anni che hanno ricevuto i vaccini Pfizer-BioNTech o Moderna hanno riportato sintomi di infiammazione cardiaca noti come miocardite o pericardite. Circa 12 milioni di persone in quella fascia di età hanno ricevuto il vaccino Pfizer o Moderna.

Secondo il CDC, normalmente non dovrebbero verificarsi più di circa 100 casi di infiammazione cardiaca in 12 milioni di giovani adulti. In risposta, il comitato consultivo del CDC sulle pratiche d’immunizzazione ha annunciato che venerdì terrà una riunione di emergenza per esaminare la questione, perché il tema, anche se non sconvolgente, è comunque presente e da studiare con attenzione.

Gli enterovirus sono una famiglia di circa 100 virus e un sottogruppo noto come Coxsackievirus è stato collegato a miocardite e pericardite nei giovani adulti. Tende a diffondersi durante l’estate e l’inizio dell’autunno. Però, anche in presenza di questo virus i casi di miocardite sono rari ed i sintomi molto tenui o assenti, per cui è difficile avere una casistica relativa a queste infezioni. Esiste quindi la possibilità che le infezioni siano quindi dovute all’Enterovirus e non al vaccino.

“È possibile che questi casi vengano trascurati. I test per gli enterovirus non sono comuni e solo una frazione dei casi viene probabilmente diagnosticata”, ha affermato Charles Gerba, professore di microbiologia e immunologia presso l’Università dell’Arizona. Nello stesso tempo altri medici invece associano direttamente le miocarditi alla presenza del vaccino, come il dott George Rutheford dell’università della California. Magari, alla fine, potrebbero avere ragione tutti e due: chi ha mai studiato gli effetti del vaccino il presenza di altri virus diversi dl coronavirus? Ricerche del genere avrebbero avuto bisogno di tempo, un elemento che è stato completamente trascurato.


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