Attualità
Hong Kong: fine dei residui di democrazia. Ora è come la Cina
Giovedì il parlamento cinese ha approvato una risoluzione per imporre cambiamenti radicali al sistema elettorale di Hong Kong, assicurando che i lealisti della Cina continentale abbiano il fermo controllo della gestione della città. Ora Hng Kong è una semplice colonia della Cina, molto più di quanto non lo fosse del Regno Unito.
Infatti ora per candidarsi alla legislatura di Hong Kong bisogna mostrare il prerequisito del “Patriottismo”,. termine da intendersi come fedeltà a Pechino, per cui ora le elezioni saranno una specie di gara fra fantocci del PCC, come spiegato da Asianews. Il comitato elettorale avrà, a questo punto, un potere enorme di supervisione sulla scelta dei candidati e la loro scelta avverrà sulla base di quanto siano “pro Cina” Una situazione che mette automaticamente fuori gioco l’opposizione e la taglia fuori da qualsiasi rappresentanza nell’Assemblea Legislativa, unico organo democraticamente eletto ad Hong Kong, almeno sino a ieri. Il patriottismo rischia quindi di prendere una piega letteralmente comica, come ci mostra, involontariamente il segretario di Hong Kong per gli affari continentali e costituzionali Erick Tsang, che lo ha definito “amore olistico” per la Cina, compresa la leadership del Partito Comunista Cinese.
In questo modo la riforma della Costituzione promessa da Pechino, che prevedeva l’introduzione del suffragio universale, viene completamente svuotata di significato: infatti che senso ha il voto libero e generalizzato se i possibili candidati sono la fotocopia l’uno dell’altro? A questo punto è più che giustificata la fine del Trattamento Preferenziale per il territorio, politicamente ormai assimilato alla Cina continentale, ed anche la campagna inglese per fornire di cittadinanza britannica i cittadini della ex Colonia, una scelta tardiva, ma comprensibile.
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