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Haiti: rivolte in corso. Cittadini USA abbandonano il paese. Caos ovunque

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Caos ad Haiti, con rivolte in piazza dopo l’annuncio di un aumento del prezzo di una delle derrate alimentari più diffuse, il riso, e la scarsità delle risorse alimentari. La polizia locale sembra incapace di fermare le rivolte e ci sono stati scontri di fronte alla sede del palazzo del presidente Jovenel Moise, appoggiato dagli USA.

Dopo il terremoto del 2010 si è installato un presidente neoliberale, Moise Jovenel, con un forte appoggio dagli USA, ma poco è stato portato di rimedio alla povertà ed alla corruzione a livello impensabile. La rivolta è covata sotto le braci ed Haiti era, ed è , uno dei paesi più insicuri al mondo. In coincidenza con la crisi venezuelana le violenze sono riesplose e questo potrebbe non essere un fatto casuale nè secondario: i rivoltosi in piazza hanno bruciato la bandiera americana ed hanno invocato Russia e Cina.

Gli USA , in Canada e vari paesi occidentali, fra cui l’Italia, hanno evacuato tutti i cittadini e chiuso le missioni umanitarie. Il primo ministro del paese, Jean Henry Ceant, ha iniziato a trattare con i rivoltosi facendo delle concessioni nella lotta contro la corruzione e per un calo dei prezzi dei beni di largo consumo, ma per ora non è certo che le rivolte cesseranno. Appare curioso comparare due paesi in rivolta, l’uno in direzione opposta all’altro: Haiti e Venezuela.

L’applicazione delle politiche neoliberiste strette, iniziate non a  caso negli anni novanta, quando pareva che fosse rimasto solo un paese dominante al mondo, gli USA, stanno portando ad una crisi sociale e di ordine pubblico in mezzo mondo occidentale o filo occidentale:  Haiti, Venezuela, Francia, Haiti, Albania, tutte crisi contro un sistema che non riesce più a garantire il benessere promesso.

 

 


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