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Guyana: i jet USA si dispiegano in difesa della nazione petrolifera
Mentre la Guyana emerge come gigante petrolifero grazie a ExxonMobil, le rivendicazioni di Maduro sull’Essequibo si fanno più aggressive. Washington risponde inviando i suoi aerei militari: un chiaro avviso per proteggere un tesoro energetico cruciale per i mercati globali.

La tensione fra Guayana con il Venezuela per la regione dell’Essequibo si eleva, e Washington invia un segnale inequivocabile a difesa del nuovo eldorado energetico.
Gli Stati Uniti hanno deciso di dispiegare i propri caccia in Guyana, nel mezzo delle crescenti tensioni con Caracas e a difesa del paese sud americano. Ufficialmente, una mossa per rafforzare la postura regionale; nella pratica, un messaggio chiarissimo inviato al vicino Venezuela, le cui rivendicazioni territoriali si sono fatte improvvisamente più pressanti.
La Guyana, un paese con meno di un milione di abitanti, è diventata in pochi anni la provincia petrolifera offshore con la crescita più rapida al mondo. Il merito è del gigantesco blocco Stabroek, dove il consorzio guidato da ExxonMobil (insieme a Hess e alla cinese CNOOC) sta pompando greggio di alta qualità a ritmi vertiginosi.
Per capire la portata del fenomeno, bastano pochi numeri:
- Produzione attuale: Già superiore ai 650.000 barili al giorno.
- Previsione per il 2027: Un obiettivo impressionante di 1,3 milioni di barili al giorno.
- Impatto globale: A questi ritmi, la Guyana da sola produrrà quanto un membro di medio livello dell’OPEC, diventando un attore cruciale per la stabilità dei mercati energetici atlantici.
Questo tesoro inaspettato ha però risvegliato i vecchi appetiti del Venezuela di Nicolás Maduro, che da tempo rivendica la sovranità sulla regione dell’Essequibo. Quest’area costituisce i due terzi del territorio della Guyana e, cosa non di poco conto, è adiacente ai ricchissimi giacimenti offshore. Caracas ha alzato i toni, organizzando esercitazioni militari al confine e minacciando di fermare quelli che considera progetti petroliferi in acque contese. Maduro ha avvertito che qualsiasi “aggressione” statunitense innescherà “una fase di lotta armata”.
La mossa di Washington, ovviamente, non è casuale. Il Pentagono ha cercato di inserirla in una più ampia missione anti-narcotici nei Caraibi, che prevede anche il riposizionamento di F-35 a Porto Rico. Una coincidenza geografica piuttosto fortunata, visto che il raggio d’azione di queste operazioni copre con precisione chirurgica proprio il settore dove, dal 2015, sono state effettuate oltre 30 scoperte petrolifere.
Today, two U.S. AV-8B Harrier II aircraft took part in a closely coordinated flyover during President Ali’s inauguration. The flyover symbolizes our full solidarity with the people of Guyana as we advance our shared goals of peace, prosperity and regional security. pic.twitter.com/dHKaLcGP30
— U.S. Embassy Guyana (@EmbassyGuyana) September 7, 2025
Nel frattempo, il presidente della Guyana, Irfaan Ali, ha appena ottenuto un secondo mandato, forte di un programma politico che lega a doppio filo lo sviluppo del paese ai proventi del petrolio. I cittadini hanno votato per la continuità, scommettendo su infrastrutture e programmi sociali finanziati dal boom energetico. Due AV8B Harrier del Corpo del Marines hanno volato durante il suo insediamento, a significare l’amicizia americana.
Lo scoppio di un vero conflitto sarebbe negativo per la Guyana, perché spaventerebbe gli investitori e aumenterebbe i costi assicurativi, ma il paese non ha ancora risorse per un forte esercito, per cui l’aiuto americano è il benvenuto. Tra l’altro gli AV8B Harrier sono aerei dei Marines, per cui è presumibile che anche una forza anfibia stia discretamente tutelando il Paese.
Domande e Risposte
1) Perché gli Stati Uniti hanno inviato i loro caccia in Guyana proprio adesso?
Il dispiegamento è una risposta diretta e tempestiva all’escalation della retorica e delle manovre militari del Venezuela di Maduro contro la Guyana. Con la produzione petrolifera guyanese in piena espansione, Washington sta inviando un segnale di deterrenza per proteggere gli enormi investimenti delle compagnie (in primis l’americana ExxonMobil) e per garantire la stabilità di un nuovo, cruciale fornitore di greggio. È una mossa preventiva per scoraggiare qualsiasi azione di Caracas che possa destabilizzare l’area e interrompere il flusso di petrolio verso i mercati globali.
2) Qual è l’importanza strategica della Guyana nel mercato energetico globale?
L’importanza della Guyana è cresciuta in modo esponenziale. In meno di un decennio, è passata da essere un attore irrilevante a diventare una delle più promettenti fonti di nuovo petrolio non-OPEC al mondo. La sua produzione di greggio “light sweet”, molto richiesto dalle raffinerie, offre una vitale diversificazione delle forniture energetiche per l’Occidente, riducendo la dipendenza da regioni più instabili come il Medio Oriente. La sua stabilità è quindi diventata una questione di sicurezza energetica globale, non più solo un affare locale.
3) Quali potrebbero essere le ricadute economiche di un’escalation della tensione tra Venezuela e Guyana?
Un’escalation avrebbe conseguenze immediate e gravi. Sul mercato, si verificherebbe un picco dei prezzi del petrolio per il timore di un’interruzione dell’offerta da una regione chiave. Per le compagnie operanti nell’area, i costi assicurativi per le piattaforme e le navi cisterna salirebbero alle stelle. L’incertezza politica potrebbe inoltre congelare i futuri investimenti, mettendo a rischio il raggiungimento dell’obiettivo di 1,3 milioni di barili al giorno e rallentando drasticamente lo sviluppo economico della Guyana, che dipende interamente da questi proventi.

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