Euro crisis
GROWTH: foto e slide dell’evento di ABC Economics alla Westminster University di Londra (16 maggio 2015) e “l’illusorio germoglio di crescita” segnalato dal Ballarò
Ed eccoci di ritorno dall’evento magnificamente organizzato da ABC Economics sabato scorso per i nostri residenti a Londra.
In tale occasione, Economia5Stelle, rappresentata dal sottoscritto e da Alessandro Ballardin
è riuscita:
– ad illustrare la situazione economica dell’Eurozona,
– a spiegare le importantissime differenze circa l’impostazione di Cameron e Carney dell’economia inglese rispetto a quella dell’intera eurozona,
– a chiarire perché in Italia non avremo vera crescita per tanto, tantissimo tempo, se non svoltiamo rapidamente verso paradigmi economici ( ad oggi per nulla trattati dal mainstream) completamente differenti dal pensiero unico dominante.
L’occasione era quella di presentazione agli amici di Londra del nostro libro edito da EDIZIONI SI:
L’esposizione parte dalla presentazione della prima slide in cui si rammentano i componenti del PIL osservato dal lato della Domanda Aggregata:
A questo punto, facciamo notare che se un governo parte con l’austerity, sottrae denaro dal ciclo economico in atto nel paese determinando una contrazione della domanda aggregata stessa:
Questo è quanto fecero Monti prima e Letta poi. Il risultato della loro attività fu disastroso:
Colpita dal crollo del PIL, la nazione ebbe minori entrate fiscali e il tutto causò l’esplosione del rapporto debito/PIL. Come mai questo accadde? Poiché avvenne quanto di seguito riportato:
CROLLO DEI CONSUMI PRIVATI A CUI SI ACCOMPAGNO’ UN CROLLO DEGLI INVESTIMENTI (PUBBLICI E PRIVATI). Ed il PIL del paese letteralmente schiantò, un 2,5% di tagli alla spesa pubblica determinò un calo del PIL di 5,5 punti percentuali:
Per contro, il paese che ospita i partecipanti all’incontro, si comportò in questo periodo in modo completamente differente (eppure stiamo parlando del paese della Tatcher):
Il Regno Unito ha continuato imperterrito a fare il proprio discreto deficit pur se al potere salì Cameron (che in quanto di destra avrebbe dovuto continuare l’austerity più o meno sino al 2008 portata avanti).
Tale politica, per così dire, permissiva, ha consentito al paese di uscire rapidamente dalla crisi e di ritrovarsi oggi al ruolo che le compete di nazione in crescita effettiva.
Consumi crescenti in modo esponenziale (tanto che pure in periferia è difficile trovare un solo negozio con scritto LIQUIDAZIONE PER CHIUSURA o anche AFFITTASI).
Questo poiché ogni nazione evoluta ha un mercato interno sviluppato nel corso di 50 anni di politica fiscale che non si può eliminare in 3 anni di austerity forzata senza creare sconquassi sociali di portata mondiale!
Infatti, come possiamo notare, sopra abbiamo riportato il moltiplicatore keynesiano della spesa pubblica, la cui portata è funzione del sistema fiscale in essere in ogni singolo paese (aliquota iva, contributi a carico dei lavoratori, delle aziende, aliquota media irpef, saggio di profitto delle aziende e coefficiente all’import).
E queste aliquote, quando manovrate, comportano maggiore o minore propensione a consumi ed investimenti determinando maggiore o minore effetto delle manovre fiscali.
Se invece di fare austerity effettuo degli investimenti a deficit, magari ricorrendo a CCF o a CCE (Ovvero a Certificati di Credito Erariale che rappresentano moneta fiduciaria che circola solo all’interno del paese) è possibile:
– aumentare il pil di un valore superiore alla spesa effettuata;
– vedersi ritornare indietro in tasse almeno il 70-75% di quanto speso per sostenere il PIL.
Di tal guisa, il rapporto debito/pil tende a migliorare per un forte aumento del denominatore superiore all’incremento del numeratore.
Il debito diventa sostenibile grazie alla crescita, tra l’altro, con sistemi che non prevedono neanche emissione di debito fruttifero!
Che il moltiplicatore esista lo ammette anche il Fondo Monetario Internazionale (FMI) che nel suo RETHINKING MACRO POLICY sostiene l’esistenza di un moltiplicatore fiscale per il quale l’effetto retroattivo delle minori tasse relative a tagli nelle politiche fiscali è stato tale da comprometterne altamente i risultati attesi.
A nulla valgano le teorie che invece il mainstream, in piena fase di innamoramento per il turboliberismo selvaggio mondialista, sta oggi cercando di far passare agli individui del pianeta. Secondo loro la crescita da noi proposta ha il vizio di essere di breve periodo mentre quella di lungo periodo deve esser affrontata in tutt’altro modo.
E allora studiamolo questo modo anche perché grazie a quest’analisi comprendiamo pure che la crescita del primo trimestre 2015 NON E’ VERA CRESCITA!
Secondo la SUPPLY-SIDE la crescita del PIL si misura esattamente come avviene nelle aziende, grazie ad una FUNZIONE DELLA PRODUZIONE (nella sua forma di Cobb-Douglas).
In essa, la crescita è garantita da:
– incremento delle ore lavorate dagli operai (ovvero maggiori assunzioni o viceversa);
– incremento degli investimenti.
Solo in questo modo, nel lungo termine, avremo vera crescita.
In caso alternativo, al massimo si può avere una ripresa del lavoro con riassorbimento della manodopera in cassa integrazione e con sfruttamento degli attuali impianti in essere.
E cosa sta accadendo oggi in Italia? Proprio ora (ieri per chi legge), a Ballarò hanno passato un cartello con scritto…..
TIMIDI SEGNALI DI RIPRESA:
– incremento del PIL nel trimestre dello 0,3%
– incremento dei mutui del 50%
– riduzione del 35% delle ore di cassa integrazione.
Chiariamo subito alcuni fatti:
1) la manodopera è calata di circa 110.000 unità (quindi zero crescita lato incremento ore di lavoro):
2) Nessun incremento degli investimenti, ALMENO FINO AL 2016, come chiarisce adeguatamente il Direttore Generale di Banca d’Italia:
Ergo, riassorbendo la manodopera in cassa integrazione e sfruttando gli impianti esistenti, per ora si stanno reintegrando le scorte annullate negli ultimi due esercizi; questo determina quel finto, illusorio germoglio di crescita di cui parla Ballarò di Giannini, che però non è una crescita nel senso della supply-side, NON SI CRESCE PER INVESTIMENTI E MAGGIOR OCCUPAZIONE, QUANTO PER LA TOTAL FACTOR PRODUCTIVITY che significa:
“sfruttamento migliore di risorse esistenti e dipendenti in organico al fine di aumentare la produzione che dagli impianti usciva nei trimestri precedenti”!
Un grazie di cuore per l’accoglienza dei nostri compaesani in quel di Londra, siete la parte migliore del nostro paese!
Maurizio Gustinicchi
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