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GRILLONOMICS

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A Genova si sta svolgendo una vicenda che da sola spiega parecchio del passato e del presente dell’Italia. Ecco un breve riassunto dei fatti(1).

Nel 2013 per mantenere in equilibrio i conti dell’Amt (azienda municipale dei trasporti) il Comune di Genova ha versato un contributo di trenta milioni di euro e i lavoratori dell’azienda otto: ma per il prossimo anno i dipendenti hanno detto di no. E contro l’ipotesi di una privatizzazione hanno dato inizio ad uno sciopero selvaggio e totale (cioè illegale) che dura da quattro giorni e – dicono – ha messo la città in ginocchio.

Infine ad arringare i manifestanti è arrivato Beppe Grillo: “La vostra lotta è un segnale importante. È una battaglia epocale che deve partire da qui per estendersi a tutta Italia. Sarà una lotta all’ultimo sangue: ci giochiamo tutto da Genova. Le autostrade, il gas, i trasporti, l’acqua, sono un bene pubblico e nessuno deve arrogarsi il diritto di venderli ai privati”. “Genova è la scintilla di un incendio che si espanderà in tutta Italia”, gli ha fatto eco Andrea Gatto, sindacalista della Faisa/Cisal.

Se intendiamo giocare al calcio, possiamo discutere del giorno e dell’ora, ma nessuno può pretendere di segnare un goal con le mani. Analogamente, se discutiamo di economia, dobbiamo almeno essere d’accordo su alcune evidenze elementari: che si è responsabili della buona qualità della merce venduta, per esempio; che un commerciante non può costantemente vendere la merce a minor prezzo di quanto l’ha comprata; che nessuno può essere chiamato a pagare imposte superiori a ciò che incassa e via dicendo. In genere i ragionamenti che riguardano l’economia hanno l’evidenza dell’aritmetica e per negarli bisogna rifiutarsi di ragionare. Per esempio, se dividiamo dieci fra noi due, non possiamo avere tutti e due sei.

Nel caso di Genova, abbiamo letto che l’Amt opera in rosso. E da ciò si possono dedurre alcune cose. Nell’anno corrente lo sbilancio è stato colmato con un sacrificio dei lavoratori e un sacrificio quasi quattro volte maggiore da parte dei contribuenti genovesi. È naturale che agli autisti e ai meccanici non piaccia versare un totale di otto milioni, ma almeno essi l’hanno fatto nel loro proprio interesse. Piuttosto che sentirsi vessati per questo versamento, dovrebbero comunque chiedersi quanto possa piacere ai cittadini genovesi versare un contributo molto più cospicuo non nel proprio interesse, ma nel loro. E invece sono i lavoratori che attualmente dicono di no.

In secondo luogo, se il Comune pensa di vendere l’Amt a dei privati, è segno che ci sono dei privati disposti a comprarla. Ciò significa che questi privati pensano di potere riportare i conti in nero: cioè fare dei profitti. E ciò potrebbero fare soltanto razionalizzando l’impresa, forse licenziando qualche dipendente ritenuto non essenziale, sorvegliando con più cura le assenze e via dicendo. Dunque se i lavoratori non sono d’accordo è perché temono che un’impresa privata non gli consentirebbe ciò che fino ad ora gli ha consentito il Comune. E allora la loro protesta corrisponde inevitabilmente alla pretesa che l’azienda continui ad operare in deficit: e questo è contrario ai principi più elementari dell’economia.

Si ricordi che il Comune non può ripianare il deficit aumentando ad libitum il prezzo dei biglietti, sia perché il servizio è “sociale”, dunque a favore anche dei più poveri, sia perché ciò non è tecnicamente necessario, dal momento che un privato si sentirebbe di rendere l’Amt produttiva di utili, anche con l’attuale prezzo dei biglietti.

E veniamo alle “grillonomics”. Il comico – che stavolta fa piangere – grida che questo tipo di sciopero dovrebbe estendersi a tutta Italia. Ma se tutta Italia operasse come l’Amt di Genova, chi ripianerebbe il deficit? Proprio a lui che, molti anni fa, si è messo nei guai con la seguente battuta: “In Cina sono tutti socialisti. E allora a chi rubano?” si chiede: se tutti operano in deficit, chi ripiana questo deficit?

Poi l’egregio politico ed economista sostiene che “Le autostrade, il gas, i trasporti, l’acqua, sono un bene pubblico e nessuno deve arrogarsi il diritto di venderli ai privati”. Ma si insiste: o questi beni sono amministrati in maniera economica, e non c’è ragione di venderli, o – se devono operare in deficit – Grillo indichi chi dovrebbe ripianare il deficit. E poiché non è difficile indovinarlo, la prossima domanda è: non reputa, questo signore, che la pressione fiscale sia abbastanza alta? Non sarebbe più semplice non operare in deficit, se lo Stato ce la fa, o vendere, se lo Stato non ce la fa?

Grillo, che si crede tanto moderno, è un uomo del Ventesimo Secolo. È un demagogo di sinistra vecchio stampo, capace di dire: “Sarà una lotta all’ultimo sangue”. All’ultimo sangue dei contribuenti.

Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it

22 novembre 2013

1)http://www.corriere.it/cronache/13_novembre_22/genova-quarto-giorno-sciopero-trasporti-ef6fbf54-534f-11e3-91e0-82492dd09bca.shtml


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