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Green scartoffien

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Milioni di italiani sono stati vessati, discriminati, vilipesi, derisi, sbeffeggiati, ridotti financo allo stremo dalla privazione del lavoro e della dignità per aver osato fare una scelta razionale, logica, giusta e libera: rifiutare un farmaco, impropriamente definito vaccino, per evitare la sorte delle cavie. Una sorte buona o cattiva a seconda degli imponderabili capricci del destino. Questi milioni di soggetti sono stati trattati, nel nostro Paese come neanche i neri sudafricani ai tempi dell’apartheid. Hanno sperimentato sulla propria pelle un trattamento tale da derubricare persino la Russia di Putin a paradiso della democrazia e della libertà.

Però mancava un tassello per rendere più eclatante la loro umiliazione. Mancava una prova, foss’anche indiretta, della  malafede di chi li ha umiliati. Diciamo pure, una confessione in piena regola, da parte delle nostre classi dirigenti. Una presa di posizione pubblica con la quale i nostri governatori, ministri, viceministri e compagnia belante ammettesse di sapere, di aver sempre saputo. Per la precisione, di sapere, e di aver sempre saputo, che le misure di rigore prese, contro i renitenti alla vaccinazione, erano solo pastoie burocratiche senza alcun fondamento scientifico.

Lo so che gli umiliati e offesi lo sanno, e lo hanno sempre saputo. E so anche che gli umiliatori e gli offensori lo sanno, e lo hanno sempre saputo. E so pure che i primi lo hanno sempre denunciato. Mentre i secondi lo hanno sempre negato o taciuto. Proprio per questo, il riconoscimento inequivocabile della irrilevanza delle misure adottate è importante, soprattutto a futura memoria. Perché esso rappresenta la pistola fumante delle cattive intenzioni di chi ha osato negare e conculcare diritti incomprimibili in nome di una sbandierata, ma farlocca, “necessità” indifferibile di “salute pubblica”. Bene, la prova ora c’è, la pistola fumante pure.

Il Governatore del Veneto, Zaia, ha testualmente dichiarato che bisogna por fine a tutte le “scartoffie” di divieti e super green pass di fronte ai profughi ucraini. Il vice ministro Sileri ha aggiunto che agli ucraini non vanno imposti obblighi, ma solo abbracci. Abbracci, capite? Roba che, in Italia, l’anno scorso rischiavi di finire dentro per assembramento non consentito. Ma adesso tutto si può verso i “fratelli” ucraini. Due su tre dei quali, tra parentesi, sono pure convinti no-vax.

Il che dimostra, inconfutabilmente, non solo che i milioni di italiani da cui siamo partiti sono stati rinchiusi nel “ghetto” fisico, professionale, ideologico dei “no-pass” per niente (nella migliore delle ipotesi, per agevolare l’ingordigia delle case di produzione farmaceutiche, nella migliore…), ma che ciò è avvenuto nella piena consapevolezza dei supremi decisori. I quali sapevano che erano solo “scartoffie”. Ma hanno accettato lo stesso di negare ai cittadini il lavoro e il salario, in nome di quelle scartoffie.

Hanno impedito ai bambini di giocare all’aperto e ai vecchi di ritirare la pensione, in nome di quelle scartoffie. Hanno fatto fallire centinaia di migliaia di piccole imprese sapendo che si trattava, dopotutto e solo, di “scartoffie”. E adesso si scoprono un cuore di panna grande così per “abbracciare” gli ucraini. Agli ucraini verranno garantiti, a quanto si legge, una casa, un posto di lavoro, corsi di formazione, sanità gratuita. E, ovviamente, gli abbracci di Sileri, come cadeau. Evidentemente l’Ucraina è una repubblica fondata sul lavoro dove è salvaguardata la libertà. Mica come la Russia. Mica come l’Italia. Ad ogni buon conto, non importa. Per ora è tutto, ma che sia messo agli atti. Perché, come diceva Fra’ Cristoforo, “verrà un giorno”.

Francesco Carraro

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