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Goldman vede Ethereum come “Amazon delle informazioni”. Supererà Bitcoin

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Dopo che Goldman Sachs ha annunciato l’apertura del suo trading desk sulle valute virtuali c’era da attendersi che Iniziasse a muoversi con le previsioni ed i dati. E infatti è stato cosi.

Certo, non sono stati molto fortunati…

Comunque il team ha iniziato a emettere dei report, come sempre fanno, ed il contenuto è logico e interessante: contiene una certa  preferenza della banca d’affari per Ethereum, che supporta gli smart contract, rispetto a Bitcoin  che non è davvero sorprendente, se non per il fatto che proviene da un operatore di queste dimensioni. : come sottolinea Mike Novogratz, “le tre più grandi evoluzioni nell’ecosistema crittografico – pagamenti, DeFi e NFT – sono per lo più costruite su Ethereum, quindi avrà un prezzo come una rete. Più persone lo usano, più cose che vengono costruite su di esso e più alto sarà il suo valore “. E poiché negli ultimi cinque anni gran parte del mondo ha in gran parte associato le criptovalute  al Bitcoin, ci vorrà del tempo prima che la saggezza convenzionale si renda conto che c’è molto di più nelle valute virtuali rispetto del semplice Bitcoin.

Il che per inciso solleva la questione, su cosa siano le criptovalute, e convenientemente nientemeno che il capo delle materie prime di Goldman, Jeff Currie, ha dedicato un’intera sezione a discuterne, il che rivela anche come Goldman si sta avvicinando ai vari componenti dello spazio crittografico.  Currie sostiene che le criptovalute sono una nuova classe di risorse che derivano il loro valore dalle informazioni verificate e dalle dimensioni e dalla crescita delle loro reti.

Le valute quindi valgono in quanto creano dei network, e quindi più grande è il network che viene servito, maggiore è il valore delle valute virtuali. Progressivamente le valute che esistono solo come strumento di pagamento stanno perdendo spinta rispetto a quelle che invece fungono anche come fornitori di servizi.

Le valute virtuali non sono valutabili come i metalli preziosi. Utilizzando qualsiasi metodo di valutazione standard, le transazioni o le transazioni previste sulla rete sono la determinante chiave del valore della rete. Maggiore è il numero di transazioni verificato dalla  blockchain, maggiore è il valore del network. Però il valore delle informazioni transate è correlato al ciclo economico, per cui le valute virtuali dovrebbero pro cicliche, non anticicliche, con l’andamento dell’economia in generale.

L’oro e il bitcoin non sono quindi asset in competizione come viene comunemente frainteso e possono invece coesistere. Poiché il valore della rete e quindi della moneta è derivato dal volume delle transazioni, accumulare monete come riserve di valore riduce le monete disponibili per le transazioni, il che riduce il valore della rete. quindi gli “Hodler” “Puri”, quelli tengono i token a qualsiasi costo e non li cedono mai, sono responsabili di una riduzione non di un aumento del valore della rete, e questo è perfettamente coerente con le regole dell’economia. Se Bitcoin diventa solo una riserva di valore perde la sua valutazione come network nei confronti di quelle valute che, invece, passa a network più utilizzati anche per le attività di servizio, come Ethereum, ma come anche network più avanzati.

Una visione interessante e proseguiremo con l’analisi di questo network.


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