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Goldman Sachs taglia le previsioni sui prezzi del petrolio: 52 dollari/barile per il WTI nel 2026

La Goldman Sachs vede il petrolio in calo , rispetto alle previsioni precedenti, sia nel 2025 sia nel 2026. Anche le altre banche d’affari concordano

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Goldman Sachs ha tagliato le sue previsioni sul prezzo del petrolio per la terza volta in un mese dopo che l’OPEC+ ha deciso questo fine settimana di aumentare la produzione a giugno con un analogo aumento di 410.000 bpd che sta attuando a maggio.

In una riunione online tenutasi sabato, i principali produttori dell’OPEC+, guidati da Arabia Saudita e Russia, hanno deciso di aumentare la produzione collettiva di 411.000 barili al giorno (bpd), quasi il triplo del volume originariamente previsto, al fine di punire gli abusatori cronici delle quote del cartello come il Kazakistan.

La mossa segue un’impennata simile annunciata per il mese di maggio e segnala una brusca inversione di tendenza rispetto agli sforzi dell’OPEC+ per difendere i prezzi del petrolio, in quella che sembra ormai una chiara guerra dei prezzi contro i produttori di scisto statunitensi e i vari abusatori di quote dell’OPEC+ come il Kazakistan.

In seguito all’annuncio di un altro aumento aggressivo della produzione, Goldman Sachs ha nuovamente tagliato le sue previsioni medie sul prezzo del petrolio per quest’anno e per il prossimo.

Gli analisti di Goldman vedono ora i prezzi del greggio Brent in media a 60 dollari al barile quest’anno, in calo rispetto alla precedente previsione di 63 dollari al barile. Il prezzo medio del benchmark statunitense, il greggio WTI, è stato declassato da Goldman Sachs a 56 dollari per il 2025, rispetto ai 59 dollari al barile previsti in precedenza.

Sarà un caso, ma oggi il WTI è caduto a picco, arrivando a 57 USD al barine, vicino al prezzo indicato da Goldman Sachs:

L’anno prossimo, il Brent dovrebbe avere una media di 56 dollari al barile, in calo rispetto ai 58 dollari, mentre il WTI è previsto a 52 dollari, in calo rispetto ai 55 dollari al barile della precedente previsione di metà aprile.

Il motivo principale del declassamento è stata la decisione del gruppo OPEC+ di restituire più barili al mercato, nonostante le incertezze sulle economie e la domanda nel quadro delle guerre e dei contrasti tariffari.

“La decisione di sabato aumenta la nostra fiducia sul fatto che la nuova dimensione di base degli aumenti di produzione sia probabilmente di 0,41mb/d”, hanno scritto gli strateghi di Goldman Sachs in una nota riportata da Investing.com.

“La decisione riflette probabilmente scorte relativamente basse e un più ampio spostamento verso un equilibrio di più lungo periodo incentrato sul sostegno alla coesione interna e sulla disciplina strategica dell’offerta di scisto statunitense”, hanno detto gli strateghi della banca d’investimento.

Non è stata solo Goldman: Anche Morgan Stanley si è unita alla maggior parte delle banche d’investimento nel tagliare le previsioni sui prezzi del petrolio in seguito alle aspettative di un maggiore surplus del mercato nel corso dell’anno, dato che l’OPEC+ prevede di aumentare la produzione molto più di quanto previsto in precedenza.

Morgan Stanley ha tagliato le sue previsioni sul prezzo del petrolio per il resto dell’anno, anticipando una maggiore eccedenza. La banca ha rivisto al ribasso la proiezione dei prezzi del Brent a 62,50 dollari al barile nel terzo e quarto trimestre di quest’anno, con un calo di 5 dollari al barile rispetto alla precedente previsione.

Secondo Morgan Stanley, l’eccesso di mercato potrebbe raggiungere 1,1 milioni di barili al giorno (bpd) nella seconda metà dell’anno. Si tratta di una revisione al rialzo di 400.000 bpd rispetto alla precedente previsione di surplus.

“Interpretiamo la comunicazione dell’OPEC+ come un’indicazione del fatto che potrebbe ridurre la sua quota di produzione più rapidamente”, hanno dichiarato in una nota gli analisti di Morgan Stanley, tra cui Martijn Rats (disponibile per gli abbonati). La banca vede equilibri di mercato molto più allentati ora che l’OPEC+ prevede di aggiungere più offerta rispetto a quanto previsto solo due mesi fa.

Secondo Warren Patterson, responsabile della strategia sulle materie prime di ING, gli aumenti più aggressivi dell’offerta da parte dell’OPEC+ significano che il surplus di petrolio sarà anticipato, lasciando il mercato in eccedenza per tutto il 2025.

Appesantiti dalla prospettiva di una produzione OPEC+ più elevata del previsto e di un’eccedenza di mercato, i prezzi del petrolio sono scesi del 2% nelle contrattazioni asiatiche di lunedì, con il Brent che è sceso sotto la soglia dei 60 dollari al barile, anche se poi è risalito.

Perché questo aumento?

Goldman Sachs cerca di dare anche una spiegazione a questa scelta: secondo la Banca d’affari  questi sviluppi indicano una chiara intenzione da parte dell’OPEC+ di aumentare l’offerta di petrolio nel breve termine, potenzialmente a un ritmo più sostenuto del previsto.

Le ragioni alla base di questa accelerazione sembrano essere molteplici, tra cui i relativamente bassi livelli di scorte globali (influenzati anche dalle mancate forniture da Venezuela e shale statunitense) e la volontà di incentivare una maggiore aderenza agli accordi di produzione da parte di alcuni membri. Questa strategia riflette anche un possibile cambiamento verso un approccio di più lungo periodo mirato a influenzare l’offerta strategica dello shale statunitense e a preservare la coesione interna del gruppo.

La prospettiva di un aumento dell’offerta OPEC+ maggiore del previsto ha portato gli analisti a rivedere le loro previsioni. Nel testo, si legge che le attese di un aumento della produzione di 0,41 mb/d a luglio (anziché i precedenti 0,14 mb/d) hanno spinto a una riduzione delle previsioni sul prezzo del petrolio.

Anche altre importanti banche d’investimento, come Morgan Stanley, hanno tagliato le loro proiezioni sui prezzi del petrolio, anticipando un surplus di mercato più ampio nella seconda metà dell’anno a seguito delle decisioni e delle indicazioni arrivate dall’OPEC+ durante quel fine settimana.


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