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Gli Stati Uniti ordinano, l’Italia obbedisce: la Pinotti invia truppe italiane a difesa diga Mossul (di Paola De Pin)

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Gli Stati Uniti ordinano, l’Italia obbedisce. Ieri era Bush, oggi Obama: chiunque sia il Presidente il risultato cambia poco.

La Ministra della difesa Pinotti ha dichiarato che l’Italia dispiegherà, entro fine maggio, centinaia di soldati alla diga di Mossul. Mossul è il secondo centro abitato dell’Iraq, una città devastata da pesanti conflitti, divenuta roccaforte dei terroristi.

I soliti esportatori di pace e democrazia statunitensi hanno da tempo ribadito l’urgenza di avviare lavori di restauro per evitare una catastrofe: la diga di Mossul è costruita su una roccia carsica con prevalenza di gessi che rischia pertanto il crollo. Questa della diga è una questione che, a fasi alterne, torna al centro della ribalta.

Che il governo statunitense sia propenso ad “accorrere in soccorso “della popolazione irachena non è più una novità. Come quando Bush giustificò la sua guerra con la necessità di liberare il popolo iracheno dal terrorismo scaturito dalla dittatura che lo opprimeva. Una volta eliminato l’odioso tiranno la via verso la libertà sarebbe stata tutta in discesa. Ben presto, però, per gli iracheni quella illusione svanì e il governo esportatore di democrazia fu smascherato come occupante.

In Iraq l’imperialismo ha generato le forze che hanno martoriato un intero popolo: migliaia di persone in balia di gruppi fondamentalisti, giunti assieme alle “democrazia”, che hanno fatto sprofondare lo Stato in una profonda emarginazione economica e sociale che non è mai stata superata, anzi…

Appare ormai chiaro che la crescita dei gruppi fondamentalisti può essere rintracciata nel sostegno delle potenze imperialiste USA e Ue nel tentativo di riassestamento del Medio Oriente per i loro scopi politico-economici, accordando favori a quei regimi, tra l’altro, che hanno facilitato l’ingresso dei suddetti gruppi.

Regimi portatori di pesanti imposizioni politiche ed economiche.

Alla luce di questo preambolo risulta difficile considerare che la popolazione irachena possa interpretare la partecipazione di truppe italiane come truppe di supporto e difesa, come sostiene che sia la Ministra…

Il nostro governo di stampo populista ossessionato dalle conferme personali sulla persona del premier e alla ricerca di continui consensi, si butta verso l’ennesima avventura militare. Un’avventura che è destinata a trasformarsi in una perdita prevedibile di vite umane o quanto meno un SERIO PERICOLO PER I NOSTRI SOLDATI, PER I LAVORATORI della diga e la popolazione del posto.

L’Isis, creazione stessa dell’imperialismo occidentale, armato e ben istruito dallo stesso, potrebbe interpretarlo come la giusta miccia per far esplodere la tragedia.

E poco conta la smania del nostro Presidente del Consiglio di collezionare un qualche risultato da esibire sul fronte interno e internazionale nella guerra contro l’Isis quando secondo alcune stime si potrebbe arrivare ad un costo di mezzo miliardo l’anno se aggiungiamo anche i circa 400 milioni l’anno per la rinforzata missione in Afganistan e i 200 milioni in Libano. Tutto ciò mentre in Italia crollano i tetti delle scuole pubbliche, vengono svendute le eccellenze nostrane e i cittadini si vedono costretti a rinunciare alla pensione e alle cure mediche, facendo precipitare nel baratro anche la speranza di esami medici di prevenzione, ormai considerata obsoleta. Basti pensare che nel Documento di Economia e Finanza del 2015 ci fu un esiguo stanziamento di fondi per l’edilizia scolastica a favore dell’acquisto e armamento di F35.

Una partecipazione “di supporto” che gli Usa bramano, cercando un referente in Europa che possa comunque fungere da contraccolpo alla Merkel, visto che nessuno può prevedere con certezza il futuro!

Dovrebbero cominciare a chiamare le cose con il loro nome, piuttosto che nascondersi dietro la parvenza di salvatori dei popoli. Dovremmo tutti imparare a leggere tra le righe degli interessi economici coinvolti.

Ancora una volta si utilizzano belle formule umanitarie portavoce di pace e sicurezza, per giustificare l’avventura imperialista.

L’Italia ha tutto da perdere: da un ingente spreco di soldi alla messa in pericolo della nostra popolazione che potrebbe diventare oggetto mirato di attacchi terroristici, ampliando altrettanti costi in patria per placare l’allarmismo, considerato che l’Isis ne ricaverebbe propaganda e consenso gratuiti tra quanti ci vedono come invasori. Questo farà si che, complice un’altissima disoccupazione e conseguente povertà, si creeranno le basi per delle potenziali reclute dei gruppi fondamentalisti. Lungi dal poter essere il supporto di cui quelle popolazioni hanno bisogno finiremmo solo ad esacerbare i problemi già creatisi.

Una cosa è certa: non si tratta né di filantropia né di umanesimo ma solo di micce che permettono ai regimi dittatoriali di dedicarsi incontrastati a pesanti e sanguinose repressioni a discapito di ogni movimento sociale.

Paola De Pin

 

 

 


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