Economia
Giappone, crisi del riso: prezzi +90%, si dimette il ministro. Come decenni di protezionismo hanno messo in ginocchio il Paese.
Giappone, prezzi del riso fuori controllo (+90% in un anno). Una crisi “fatta in casa” dal protezionismo che ha già fatto cadere un ministro e ora minaccia il governo alle prossime elezioni.

Il Giappone sta vivendo una crisi che è direttamente figlia della sua politica protezionistica, con anche delle conseguenze politiche pesanti sul governo che ne mettono perfino a rischio al continuità.
La situazione è talmente grave che il ministro dell’Agricoltura giapponese, Taku Etō, si è dimesso il 21 maggio, a soli sei mesi dall’inizio del suo mandato, a seguito delle critiche ricevute per una battuta in cui affermava di non acquistare mai il riso perché i suoi sostenitori glielo regalano. Lo scandalo ha spinto il partito Liberal Democratico addirittura ad emettere un libretto d’istruzioni per i politici, per evitare brutte figure.
Il problema che però ha causato le gaffe è reale e grave: la grave carenza di riso in Giappone ha visto i prezzi aumentare del 90% rispetto a un anno fa, con molte famiglie in grave difficoltà, In questa situazione di crisi il commento di Etō è stato visto come completamente fuori luogo.
Il riso è una parte importante della vita in Giappone da quasi 3.000 anni. Questo profondo legame si riflette nella parola giapponese gohan, che significa “riso cotto”, ma è spesso usata semplicemente per riferirsi a un “pasto”. Il riso ha anche plasmato le fondamenta della cucina e della cultura agricola giapponese.
L’importanza del riso per i giapponesi è tale che un aumento dei prezzi nel 1918 ha provocato un’ondata di proteste in tutto il Paese. Le cosiddette “rivolte del riso” costrinsero l’allora primo ministro Terauchi Masatake a dimettersi. Tuttavia, nonostante la sua evidente importanza, negli ultimi decenni la politica del governo giapponese si è concentrata sul controllo e la regolamentazione rigorosi della produzione di riso. Gli agricoltori costituiscono un’importante base di sostegno per il Partito Liberal Democratico e il Governo li ha tutelati in ogni modo, ponendo forti limiti all’import e garantendo prezzi .
Ciò significa che i consumatori hanno pagato un prezzo più alto, contribuendo a una tendenza al ribasso del consumo di riso insieme ad altri fattori come la diversificazione alimentare. Nel 2022, il consumo annuale di riso in Giappone era sceso a 51 kg pro capite, meno della metà rispetto al picco raggiunto nel 1962. In questo contesto, la reazione dell’opinione pubblica alle dichiarazioni di Etō era comprensibile, anche perché l’aumento del prezzo del riso, come potete vedere dal grafico sottostante, era stato veramente forte,
L’attuale primo ministro giapponese, Shigeru Ishiba, inizialmente sembrava pronto a superare la tempesta, consigliando a Etō di ritirare le sue dichiarazioni “problematiche” e di rimanere al suo posto. Tuttavia, con le elezioni che si avvicinano a luglio e il consenso di Ishiba che è sceso al minimo storico del 21%, il suo governo non ha avuto altra scelta e Etō ha finito per dimettersi.
La crisi del riso è emersa come una delle questioni determinanti delle prossime elezioni, che decideranno se la coalizione di governo di Ishiba riuscirà a ottenere la maggioranza nella camera alta del parlamento. Avendo già perso la maggioranza nella camera bassa nell’ottobre 2024, il governo potrebbe andare incontro a un’altra schiacciante sconfitta alle urne.
La crisi del riso in Giappone
Nel corso dell’ultimo anno, diversi fattori hanno contribuito all’aumento inaspettato dei prezzi del riso. Il settembre più caldo degli ultimi 125 anni in Giappone ha causato scarsi raccolti, mentre gli avvertimenti del governo sulla possibilità di un forte terremoto al largo della costa pacifica del Paese hanno scatenato il panico e l’accaparramento. Il ministero dell’Agricoltura afferma inoltre che l’aumento del turismo in entrata ha contribuito all’improvviso aumento del consumo di riso.
Tuttavia, la crisi del riso non è fondamentalmente il risultato della volatilità climatica o dell’aumento della domanda. È il prodotto di decenni di politiche agricole controproducenti che hanno privilegiato gli interessi istituzionali rispetto alla sicurezza alimentare nazionale.
I limiti alla produzione di riso, introdotti nel 1971 per controllare l’offerta e i prezzi, non sono mai stati completamente aboliti, nonostante il cambiamento dei consumi interni e il calo della popolazione agricola. Questo controllo artificiale della produzione ha lasciato il Paese impreparato ad affrontare i picchi della domanda.
A complicare la situazione si aggiungono misure protezionistiche radicate volte a proteggere i piccoli coltivatori di riso attraverso tariffe elevate e sistemi di distribuzione rigidi. Queste distorsioni hanno privilegiato la stabilità istituzionale e il clientelismo politico rispetto alla riforma della sicurezza alimentare, rendendo il Giappone sempre più vulnerabile in un’epoca di cambiamenti climatici e instabilità della catena di approvvigionamento.
In una situazione in cui gli stipendi non sono sicuramente raddoppiati, molte famiglie si sono trovate in difficoltà, il tutto in una situazione in cui i prezzi internazionali del riso NON sono aumentati, anzi hanno avuto un andamento relativamente stabile, come potete vedere sal sottante grafico di Tradingeconomics:
Nelle condizioni attuali, il riso importato sta diventando un ripiego inevitabile. Il Giappone sta importando riso dalla Corea del Sud per la prima volta in oltre 25 anni, mentre i turisti giapponesi stanno riempiendo le valigie di riso coreano, nonostante il profondo scetticismo verso tutto ciò che non è coltivato in patria. Il riso americano o thailandese cosa perfino meno.
Cambiamenti politici all’orizzonte?
Con l’impennata dei prezzi del riso e il crescente malcontento dell’opinione pubblica, questo cereale tanto amato è tornato al centro della politica giapponese, proprio come più di un secolo fa durante le rivolte del riso del 1918.
Nonostante la complessità delle economie moderne, legate ai sistemi globali di scambio di mercato, i consumatori giapponesi comprendono che le politiche governative hanno avuto un ruolo eccessivo nel creare l’attuale crisi. È stata soprattutto la politica a mantenere bassi i salari e a non riuscire a frenare l’inflazione.
I consumatori sono anche ben consapevoli che la politica del LDP sul riso ha funzionato per proteggere la sua fondamentale base di sostegno agricolo, una situazione che si riflette fortemente nella battuta di Etō.
Nello stesso tempo il governo sta subendo le pesanti pressioni degli USA per un riaggiustamento della bilancia commerciale fra i due paesi. Il metodo più semplice sarebbe l’apertura del mercato interno al riso americano, che costa molto meno e comunque ha buone qualità, ma questo sarebbe un cambiamento troppo rapido per la politica giapponese, che si muove sempre a piccoli passi. Fino a quando un evento traumatico come questo non causa un tracollo.
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.

You must be logged in to post a comment Login