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Gentiloni: dal 2024 tornano i vincoli di bilancio europei, compreso il 3% deficit/PIL. Una scelta criticata

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Non si è raggiunto nessun accordo sulle nuove regole di bilancio per i paesi della UE, per cui la Commissione non sa far di meglio che rimettere in vigore le vecchie e superate norme del 1992, quando le condizioni economiche erano incredibilmente diverse.

Quindi tornano quindi i limiti del 3% del rapporto deficit/Pil e 60% del rapporto debito/Pil nei bilanci degli Stati e tornano anche le procedure per deficit eccessivo, ma non è di nuovo rigore e austerità. La riduzione del debito, basandosi anche sulla riforma attualmente in discussione tra gli Stati, sarà graduale, concreta, credibile e soprattutto differenziata per Paese. Anche se questa decisione sembra un ammorbidimento della posizione, in realtà apre la porta all’influenza della politica. Il rischio, molto realistico, è che la Commissione sia clemente con i paesi dal colore politico simile, e rigida all’inverosimile con quelli con governi dal tenore politico diverso.

Non avrebbe senso tornare semplicemente ad applicare le norme esistenti come se nulla fosse accaduto. Dobbiamo riconoscere la nuova realtà post-pandemia e la realtà di una guerra in corso in Ucraina. E, soprattutto, dobbiamo riflettere sul fatto che è attualmente in fase di elaborazione un’importante revisione di tali norme“, ha spiegato il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, come rirportato da RaiNews. “Le raccomandazioni fiscali specifiche per Paese per il 2024, che presenteremo a maggio, avranno un requisito quantitativo e una guida qualitativa sugli investimenti e sulle misure energetiche. In linea con i nostri orientamenti di riforma, le raccomandazioni saranno formulate sulla base della spesa primaria netta“, ha confermato. “I requisiti saranno differenziati in base alle sfide di sostenibilità del debito degli Stati membri, seguendo i criteri proposti nei nostri orientamenti di riforma, pur rimanendo coerenti con l’attuale legislazione“, ha evidenziato.  Ovviamente queste riforme, come accaduto in passato, non aiuteranno la crescita dei paesi europei.

Inoltre il commissario Gentiloni ha espresso il suo diretto apprezzamento al criterio del limite del 3% per il rapporto Deficit /PIL,  uno degli elementi attualmente più criticati dei vecchi patti di Maastricht del 1993.

 


Già nei primi anni ’90 questo criterio non aveva nessuna spiegazione logica, se non il fatto che fosse già presente fra le regole di bilancio francesi, dove era entrato senza una motivazione economica specifica.

Quindi questo apprezzamento per un criterio vetusto e scientificamente infondato è stato criticato da Antonio Maria Rinaldi, economista, eurodeputato della Lega e membro della commissione parlamentare ECON:  “Le affermazioni del commissario Gentiloni riguardo al numero di Paesi con un deficit superiore al 3% del Pil che e’ destinato ad aumentare, dai 10 del 2022 a 12 nel 2023 e a 13 nel 2025, purtroppo non coincidono con quanto si sta decidendo sul nuovo Patto di Stabilita’. Se il nuovo Patto non si discostera’ nei suoi effetti prociclici rispetto a quello attuale e sospeso, i dati forniti da Gentiloni saranno sicuramente peggiorativi”.  “In particolar modo la traiettoria di rientro del debito, prevista paese per paese, enfatizzerebbe la natura prociclica, come il non considerare la possibilita’ di scorporare dal calcolo del deficit gli investimenti previsti a debito dall’Ue, se non in minima parte, non contribuira’ a migliorare la crescita e a diminuire il debito. Se non si avra’ la capacita’ di formulare un Patto di Stabilita’ effettivamente sostenibile, si verifichera’ il paradosso di preferire il vecchio patto, nei fatti non rispettato da nessuno“,

Perché il rischio di questi criteri di bilancio rigidi, applicati in modo ancora più duro su base politica, è proprio questo: di impedire politiche espansive proprio quando ce ne sarebbe bisogno, accentuando invece le recessioni, esattamente come è accaduto negli ultimi 20 anni.  Purtroppo le economie europee sono estremamente eterogenee e, invece che essere ingabbiate in criteri sempre troppo stretti o troppo larghi, dovrebbero essere lasciate libere di percorrere il proprio cammino di crescita.

 


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