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Energia

Frenata Solare: il 2026 segnerà il primo calo globale nelle installazioni. Un “bagno di realtà” necessario?

Dopo anni di boom, il mercato solare frena. La svolta della Cina sui sussidi e l’incognita Trump negli USA pesano sul 2026. Un assestamento tecnico e salutare prima del rimbalzo del 2027?

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Dopo anni di espansione che sembrava inarrestabile, il mercato globale del fotovoltaico si appresta a tirare il freno a mano. Secondo l’ultimo Global PV Market Outlook di BloombergNEF (BNEF), il 2026 vedrà il primo calo annuale nella capacità solare installata, un evento che non si verificava da tempo immemore in un settore abituato a crescite a doppia cifra. Non siamo di fronte a un crollo, sia chiaro, ma a un assestamento fisiologico e tecnico che rispecchia i mutati equilibri politici ed economici globali.

L’industria sta entrando in una fase di “bassa crescita”, o meglio di consolidamento, dopo l’ubriacatura degli ultimi anni. Le previsioni indicano che, dopo un 2025 che si preannuncia già come l’anno con la crescita più debole degli ultimi sette, il 2026 porterà il segno meno.

I numeri della frenata

Per gli amanti dei dati, ecco come si prospetta il triennio cruciale per l’energia solare a livello globale:

AnnoPrevisione Installazioni (GW)Tendenza
2025655 GWCrescita debole
2026649 GWCalo (Inversione di tendenza)
2027688 GWRimbalzo previsto

Come si nota, la flessione tra il 2025 e il 2026 è lieve in termini assoluti, ma simbolicamente potente: l’inerzia della crescita infinita si è spezzata. Gli analisti di BNEF sono chiari: la crescita nei mercati secondari non sarà sufficiente a compensare il rallentamento nelle due locomotive mondiali, Cina e Stati Uniti.

Le cause: geopolitica e realismo economico

Cosa ha inceppato l’ingranaggio? La risposta risiede in un mix di revisioni politiche interne e tensioni commerciali. Non è un mistero che il settore, drogato per anni da sussidi e aspettative irrealistiche, debba ora fare i conti con la realtà.

Ecco i fattori determinanti:

  • La svolta cinese sulla qualità: Pechino ha deciso di chiudere i rubinetti del “tutto e subito”. Dopo un primo semestre 2025 esplosivo, la Cina ha introdotto un nuovo meccanismo di determinazione dei prezzi per le rinnovabili che ha rimosso i tassi di rendimento garantiti. Il risultato? Un crollo immediato delle installazioni estive. Inoltre, il governo ha imposto controlli più severi sulla capacità produttiva manifatturiera, ormai gonfia all’inverosimile, che aveva generato guerre di prezzo suicide e perdite massicce per le aziende. Il 15° Piano Quinquennale parla chiaro: priorità alla qualità e alla sostenibilità economica, non alla quantità nuda e cruda. “Dopo l’aggiunta vertiginosa di 264 GW di energia eolica e solare nei primi 6 mesi, lo sviluppo delle energie rinnovabili passerà a un modello di crescita più sostenibile, concentrandosi sulla qualità piuttosto che sulla quantità, che è il tono chiave del 15° piano quinquennale”, ha affermato il mese scorso Sharon Feng, analista senior del mercato energetico cinese presso Wood Mackenzie.
  • L’incognita Trump negli USA: Oltreoceano, l’amministrazione Trump ha portato una ventata di gelo sulle politiche green. La Solar Energy Industries Association (SEIA) stima che gli attacchi politici al settore minaccino 519 progetti per un totale di 117 GW.3 Parliamo della metà di tutta la nuova capacità pianificata negli Stati Uniti. L’incertezza regna sovrana e il capitale, come noto, è codardo: fugge dove non vede rischi.
  • Il declino europeo: Sebbene il focus sia su USA e Cina, non va dimenticata l’insufficienza economica dell’Europa. Il Vecchio Continente, impantanato nella sua stessa burocrazia e in una crisi industriale strutturale, fatica a tenere il passo e a fungere da contrappeso.

Un rallentamento salutare?

Siamo onesti: questo rallentamento, lungi dall’essere una tragedia, appare come una correzione necessaria. I mercati drogati da incentivi a pioggia e da una sovrapproduzione cinese fuori controllo avevano creato distorsioni evidenti.

I cambi di politica negli USA, l’incapacità economica dell’Europa di sostenere ritmi forzati e la revisione pragmatica delle politiche in Cina sono alla base di questa frenata. Un momento di pausa che permetterà, forse, di ripartire nel 2027 su basi più solide e meno ideologiche. Come sempre, l’economia reale presenta il conto, e questa volta lo ha servito sotto forma di pannelli solari che restano nei magazzini.

Pannelli solari

Pannelli solari


Domande e risposte

Perché il 2026 segnerà un calo nelle installazioni solari?

Il calo è dovuto principalmente a cambiamenti politici nelle due maggiori economie mondiali. La Cina ha eliminato i tassi di rendimento garantiti e ha stretto i controlli sulla sovrapproduzione manifatturiera per favorire la qualità sulla quantità. Negli Stati Uniti, le politiche dell’amministrazione Trump hanno creato incertezza, mettendo a rischio oltre la metà dei progetti pianificati. A questo si aggiunge la stagnazione economica europea che non riesce a compensare il rallentamento delle superpotenze.

Questo significa che il settore solare è in crisi irreversibile?

No, non si tratta di una crisi irreversibile, ma di un assestamento fisiologico. Dopo anni di crescita accelerata, il mercato necessita di consolidarsi. Le previsioni di BNEF indicano infatti un rimbalzo già nel 2027, con nuove installazioni previste per 688 GW. Si tratta di una pausa definita “salutare” per correggere le distorsioni di mercato, come la sovraccapacità produttiva e la dipendenza eccessiva dagli incentivi statali, ponendo le basi per una crescita più sostenibile in futuro.

Qual è l’impatto delle politiche cinesi sul mercato globale?

L’impatto è enorme, dato che la Cina è il principale mercato solare.4 L’introduzione di nuovi meccanismi di prezzo senza rendimenti garantiti ha causato un immediato rallentamento delle installazioni interne. Inoltre, la stretta sulla capacità manifatturiera mira a ridurre le guerre di prezzo che stavano generando perdite massicce per le aziende. Questo cambio di rotta verso una crescita “qualitativa” (prevista nel 15° Piano Quinquennale) riduce i volumi nel breve termine, influenzando direttamente le statistiche globali.

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