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FREE MIRROR SOCIETY, ESEGESI DEL FILM FREE LUNCH SOCIETY, UNO SPECCHIETTO PER LE ALLODOLE (da Economia Spiegata Facile)

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Da “Economia spiegata Facile ” vi presentiamo la recensione di un documentario che spiega i risultati dei pochi esperimenti di vro reddito di cittadinanza, il famoso “Free Lunch” , così tanto criticato dall’economia moderna liberista. Un punto di vista interessante, molto… Perchè la conoscenza è sempre un bene e così il confronto delle idee. 

 

Stasera ho vinto la pigrizia e sono andato a vedere “Free lunch society” (Società del pasto gratis), astuto lavoro di propaganda sul reddito universale garantito, direi di buona fattura.

Il film non raggiunge gli stessi traguardi visivi che meriterebbero le domande più spinose, forse irrisolvibili oggi.

Si ferma sempre un attimo prima del rischioso limite tra utopia e realtà.
O meglio appena prima che il trucco possa essere scoperto nella sua malafede.

 

Il documentario, prodotto da Internazionale (quindi di smaccata marca globalista, ultra liberista e mainstream), è una carrellata di esperimenti del cosiddetto reddito garantito, cioè quella forma di reddito accessorio sia a chi lavora, sia a chi è disoccupato, ipotizzato già nell’Ottocento e sperimentato a partire dagli sessanta prima negli USA e a seguire in Canada, in Norvegia sino a giungere in Namibia passando attraverso il referendum svizzero in cui i cittadini nel 2017 vennero chiamati ad esprimersi a favore o contro.


L’operazione in sé è molto astuta e tende ad illuderci che la tessera di puzzle (il caso norvegese) coincida con la successiva: Canada, Namibia, USA, ecc.

Vi lascio scoprire il gioco di specchi (per allodole) alla fine della mia esegesi.

Dove non scava il film, è nelle motivazioni della sospensione di ciascun esperimento da parte del governo locale o centrale, giungendo alla banale, ma forse vera, motivazione che il “potere” ci vorrebbe tutti schiavi del lavoro e che pertanto il reddito “gratis” non s’ha da fare.

Se così fosse non renderebbe illegale l’automazione che ci libera dal lavoro?
Transeat.

Premesso che sono personalmente favorevole a tale misura (cioè ai soldi senza lavorare) perché mi scatenerebbe dal giogo del poco lavoro pagato bene e del tanto pagato male, ecco le mie osservazioni che tra l’altro vado facendo da molto tempo sul mio blog (leggasi economiaspiegatafacile.it alla sezione XXI secolo) e che anche il documentario in questione lascia inesplorate.


Caso Namibia: un piccolo paesello abitato da relitti umani che gli agricoltori hanno abbandonato al proprio destino dopo averli sfruttati per una vita.

Grazie al “reddito gratis” rifiorisce un’economia basata sull’artigianato locale.
Il lattoniere costruisce utensili e suppellettili, l’artigiano con questi lavora il vetro e crea lampadari, la sarta si compra una macchina da cucire e comincia a produrre abiti.

E per chi non ha talento e fantasia ma senso imprenditoriale, ecco creato l’attrezzo per creare mattoni in grande numero rispetto a prima che il reddito universale gli consentisse di aumentare la produzione (anche perché adesso c’è chi gli può comprare i mattoni).

In effetti in questo caso l’esperimento pare funzionare alla perfezione.
Ciò che sfugge ai meno attenti è che il principale motivo di successo dell’esperimento è che l’economia locale si basa su una intrinseca relazione tra i paesani in cui ognuno è utile e necessario a creare una varietà di beni indispensabili alla vita di ciascuno degli altri.

In una frase, il reddito “gratis” ridà vita ad una COMUNITÀ.
In altre parole qui Amazon non arriva.
Basterebbe che qualcuno di questi rilucenti anelli della catena economica venisse sostituita da Amazon – poniamo quello che produce mattoni – e tutti gli abitanti cadrebbero uno dopo l’altro come mosche.

Forse il grande fratello temeva la rivoluzione culturale der mattonaro e della sarta ed ha interrotto l’esperimento dopo pochi anni.
Paura del crollo dell’economia globale?

No, forse immesso un certo quantitativo di moneta nell’economia questa è in grado di perpetuarsi fino a quando quei denari non usciranno dal ciclo economico, ovvero non finiranno sotto a un materasso, oppure ad un altro villaggio o, ancora, non si concentreranno nelle mani di un solo attore (ad esempio il produttore di mattoni qualora tutti gli abitanti si compreranno casa dopo aver risparmiato su vestiti, lampadari ed altri beni “voluttuari”.


Ciò di cui il film non si cura affatto è di aver sfacciatamente messo a confronto, facendoli sembrare analoghi, esempi che non stanno insieme: villaggi esclusi dalla globalizzazione (metà dei casi addirittura molto prima che si realizzasse la globalizzazione), Paesi sovrani, Paesi esportatori di petrolio o neutrali come la Svizzera.

Casi risalenti al 1960, al 1974, al 2017.
Epoche apparentemente vicine, ma economie distanti ere tra di loro.
Tutti nello stesso calderone.

In quest’ultimo caso è curioso come il regista di  Free lunch society, benché il film sia uscito nel 2017, non abbia avuto la pazienza di documentarci il risultato del referendum (che venne bocciato), senza informarci delle motivazioni della maggioranza DEMOCRATICA (almeno stavolta non si è trattato di complotto delle elites, o forse sì?).

La tesi seguita da Free lunch society è che il “reddito in regalo” sia la via per la redistribuzione della ricchezza.

Soprattutto l’imprenditore che ha promosso il referendum tuona che il vero potere sta nei soldi.
Redistribuisci i soldi e avrai redistribuito il potere.
Insomma W la democrazia!


Rispondiamo che in un mondo globale esisteranno sempre monopoli perché nella vastità del mondo non vi sono organismi (democratici) in grado di redistribuire ciò che appartiene ad entità superiori a loro e soprattutto che sono senza confini.

Viene da concludere che, laddove c’è e ci sarà un monopolio vi saranno concentrazioni di potere, incluso quello della conoscenza che è l’unico modo di consentire l’attuale progresso delle tecnologie che automatizzano il lavoro, non vi sarà redistribuzione della ricchezza.

Questo risulta lampante se si osserva che la principale ricchezza di domani (a cominciare con la new economy degli anni novanta) sarà proprio la conoscenza.

Piuttosto vivremo in un paradigma aggiornato nella sua forma esteriore, ma pur sempre basato sulle oligarchie.

Come a dire: tenetevi gli spiccioli per comprare le merci che produrranno i nostri robot, ma state lontani dal sapere come abbiamo fatto a mettervi di nuovo nel sacco.
Tenetevi i soldi ma restate nell’ignoranza.

Scoperto il gioco di specchi.

http://www.economiaspiegatafacile.it/2018/04/17/free-lunch-society-uno-specchietto-per-le-allodole/


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