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Forfettari sorvegliati speciali! Ma le falle del sistema sono da ricercare altrove (a cura di Antonio Gigliotti)

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tasse forfettarie

Quale oscuro intrigo si nasconde dietro il regime forfettario? Quali e quanti sono i contribuenti che indebitamente accedono al regime super agevolato, nascondendo attività ben più strutturate e redditizie?

Se lo sono chieste le deputate PD Fregolent e Serracchiani, e non sorprende, visto un atteggiamento tutt’altro che nuovo di diffidenza congenita verso coloro che (eroicamente o per necessità) ancora hanno l’ardire di tentare la strada della professione o dell’impresa.

La questione è stata posta ufficialmente in sede di question time. Le deputate, sostanzialmente, temono che al fine di giovarsi dell’aliquota agevolata vi siano soggetti che “smontano” società per esercitare informa individuale sotto i limiti, o soggetti di una certa età cui fittiziamente vengono intestate posizioni, al fine di produrre indebite fatturazioni, studiate ad hoc, tese a portare il più possibile il reddito in area flat tax.

Imprenditore fa rima con evasore, ma attenzione, a parte l’assonanza fonica è bene aver chiaro una volta per tutte che i termini sono tutt’altro che sinonimi, e se è ovvio che – nei limiti della legalità – qualsiasi cittadino cerchi di adottare il regime fiscale più favorevole, è altrettanto vero che a frenare i cattivi propositi di taluni, che potrebbero aver pensato di approfittare indebitamente del regime dei forfettari, il legislatore ha già pensato.

Forse è sfuggito, diversamente il question time non avrebbe avuto ragione di esistere, che nel riformare la Legge 190/2014 non solo si sono introdotte consistenti agevolazioni a favore dei contribuenti, ad esempio con l’ampliamento delle soglie di fatturato e con l’eliminazione della soglia di cespiti impiegabili. A fronte del possibile ampliamento dei soggetti “forfetizzabili”, infatti, sono anche stati introdotti tutta una serie di incompatibilità, esplicitamente studiate al fine di evitare transiti al regime agevolato che derivassero dalla mera volontà di accedere alla tassa piatta, e non dall’esercizio effettivo di attività economiche produttive.

Ecco quindi il vincolo dell’attività svolta verso il proprio datore di lavoro o ex datore, risalendo nel tempo fino ai due anni precedenti e comprendendo anche la sfera dei soggetti direttamente o indirettamente riconducibili a tali datori di lavoro. Ecco, inoltre, il vincolo sul possesso di partecipazioni, ampliato a quelle che consentono l’esercizio del controllo diretto o indiretto, detenute in srl aventi oggetto riconducibile all’attività svolta dal contribuente.

Le norme, insomma, già ci sono, e hanno peraltro originato una poderosa Circolare dell’Agenzia delle Entrate, che è andata a scavare nei meandri delle diverse “manovre” che eventualmente qualche contribuente disonesto avesse voluto compiere. Tutti aspetti, questi, che probabilmente chi ha sollevato la questione non conosce, o non conosce a sufficienza.

Dice il detto: “domandare è lecito, rispondere è cortesia”. Ed in effetti il MEF ha risposto, ricordando, tra l’altro, che il contribuente elusivo ben poteva raggiungere il suo scopo anche in assenza di forfettario e senza necessità di “trasformare” le società in ditte individuali, semplicemente ricorrendo alla traslazione di fatturato in capo ad altri soggetti.

Se ne deduce, se vogliamo tradurre in termini più colloquiali quello che con la giusta forma ha espresso il MEF, che chi vuole imbrogliare, un modo lo trova sempre.

Aggiungiamo ulteriormente, che tale modo non è certo quello di accedere ad un regime conveniente, assolutamente conveniente, ma i cui confini sono tracciati in maniera netta. Forse sarebbe bene capire, una volta per tutte, che tanto più sono complesse le norme, tanto più le zone grigie aumentano, ed in tali zone si può annidare di tutto.

Norme semplici, nette, ed una tassazione trasparente, invece, aiutano ad intercettare con facilità i comportamenti elusivi (andando quindi a danneggiare i “cattivi” contribuenti), ed agevolano coloro che semplicemente vogliono fare il proprio lavoro, senza svenarsi e senza essere bullizzati dalla burocrazia (e quindi a tutto vantaggio dei “buoni” contribuenti).

Sta di fatto, che a seguito di questa richiesta il MEF ha annunciato l’avvio di controlli a carico dei forfettari. Nulla di male, è giusto che le posizioni fiscali siano sempre verificate, ma grida vendetta pensare che siano spese risorse per controllare posizioni (seppure numerose) che messe tutte insieme rappresentano una vera inezia rispetto ai grandi capitali, attorno ai quali molte frodi sono già state scoperte, e chissà quante altre si celano.

Insomma, siamo alle solite. Il substrato produttivo, costituito tendenzialmente da piccole imprese, viene continuamente martellato da verifiche, presunzioni e controlli, sproporzionati rispetto alle finalità per le quali tali controlli dovrebbero essere posti in essere, complice un atteggiamento che proprio non riesce a comprendere la numerosità delle persone che si troverebbero ad essere inoccupate se non supportate da una tassazione e da un meccanismo che consente loro di mantenersi in autonomia.


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