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IL FISCAL COMPACT E’ STATO ROTTAMATO IN SILENZIO MENTRE RENZI DORMIVA! (Antonio Maria Rinaldi)

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Vi siete accorti che del Fiscal Compact non ne parla più nessuno? Eppure era stato talmente preso sul serio dalla classe politica italiana che si era precipitata immediatamente a modificare addirittura la Costituzione (art.81), unici fra i 25 paesi firmatari, per inserirvi il principio del pareggio di bilancio tanto per dimostrare “urbi et orbi” che i compiti a casa, se vengono assegnati dall’Europa, non si discutono perché non sono da considerare interpretabili, ma ordini da eseguire immediatamente come soldatini sull’attenti! A nessuno è mai venuto in mente di fare seriamente due calcoli avvalendosi una semplice calcolatrice tascabile, altrimenti avrebbero scoperto che se il nostro Paese dovesse letteralmente adempiere alle disposizioni inserite nel Trattato sulla Stabilità, coordinamento e governance nell’unione economica e monetaria (nome ufficiale del Fiscal Compact!), fra pareggio di bilancio strutturale, per noi tollerato allo 0,5% del deficit, e rientro dell’eccedenza in vent’anni del surplus sul debito superiore al 60% rispetto al PIL, peserebbe ulteriormente nelle già disastrate casse dello Stato sin dal primo anno d’applicazione, per un importo complessivo di circa 70Mld di euro (32 per il deficit e 38 per riduzione debito).

 

Eppure sarebbe bastato, per i distratti politici al limite dell’autolesionismo, abbracciare le argomentazioni di illegittimità sollevate sin dal novembre 2012 dal formidabile prof. Giuseppe Guarino per disinnescare la bomba ad orologeria insita in questo pilota automatico concepito con il preciso scopo di esautorare i rispettivi governi nazionali da qualsiasi spazio decisionale o interpretativo rispetto ai vincoli esterni sanciti dai Trattati posti a fondamento dell’unione monetaria europea.

 

In poche parole Guarino ha individuato una palese incongruenza fra quanto disposto nell’art.3, n.1, lett.a del F.C.: “la posizione di bilancio della Pubblica Amministrazione di una parte contraente è in pareggio o in avanzo” e quanto invece sancito dall’art.104c) prot. n.5 di Maastricht, ribadito nell’art.126 del TFUE (Lisbona), che invece fissano l’indebitamento al 3% di cui si può avvalere annualmente uno Stato. E siccome lo stesso F.C. all’art.2 specifica testualmente che “Le parti contraenti applicano e interpretano il presente Trattato conformemente ai Trattati su cui si fonda l’Unione Europea”, il cui concetto è ribadito inequivocabilmente nel comma successivo: “Il presente Trattato si applica nella misura in cui è compatibile con i Trattati su cui si fonda l’Unione europea e con il diritto dell’Unione europea”, non è difficile intuire che il pareggio di bilancio, cioè 0, è ben diverso dal 3%! Ma nell’esercito di giuristi ed economisti di cui si avvale Bruxelles, naturalmente a nostre spese, non c’è stato nessuno che abbia alzato un ditino in questa direzione come tantomeno nessuno, dei tanti parolai e tuttologhi presenti negli ultimi Governi italiani, ha mai preso in considerazione questa formidabile arma per sollevare eccezioni di palese illegittimità. Mi domando, con un pizzico di rabbia mista a sconforto, quanti dei nostri parlamentari nazionali ed europei siano in grado di capire fino in fondo questa eccezione d’illegittimità sollevata da Guarino?

 

Lo stesso Governo Renzi ha sprecato un’occasione d’oro nel semestre di Presidenza UE italiana, non promuovendo assolutamente nulla, mentre avrebbe potuto almeno aprire un serio dibattito intergovernativo sul Fiscal Compact al fine di giungere subito ad una sua immediata moratoria e successivamente ad una totale abolizione. E’ pertanto più che lecito dubitare se non l’aver fatto è solo per superficialità, incompetenza o invece per collaborazionismo strisciante dovuto ad accordi sottobanco non di dominio pubblico.

 

Nel silenzio generale si è preferito invece procedere a rinvii nell’applicazione (per ora al 2017) come in genere si usa in queste occasioni, pur di non ammettere da una parte l’errore di aver concepito e ratificato un meccanismo così perverso in piena crisi economica che se applicato aggraverebbe in modo esponenziale gli effetti della deflazione, e dall’altro di mantenere comunque in vita uno strumento “dormiente” in grado di essere attivato a comando per poter tenere sotto schiaffo qualche governo “insubordinato”. Una spada di Damocle nelle mani dei burocrati europei telecomandati dall’ortodossia tedesca sempre pronta a lanciare “pro domo sua” qualsiasi iniziativa nell’ambito economico europeo.

 

Ma non si risolvono i problemi nascondendo sotto la polvere il tappeto e c’è da scommetterci che nei corridoi di Bruxelles stiano già elaborando qualche altro diabolico meccanismo nel tentativo di blindare l’euro nella presunzione di stringere sempre più i lacci e lacciuoli in grado di rendere più onerosa l’uscita rispetto ai vantaggi di una uscita. Il loro ragionamento è semplice: più lego con vincoli un paese e più è oneroso sarà per lui poi poter uscire. Solo che non sanno neanche fare i conti poiché molti paesi, inclusa l’Italia, sono talmente disastrati dai vincoli e dalle imposizioni esterne che sarebbero al limite disponibili anche nel sopportare una guerra armata pur di svincolarsi.

 

Dopo l’ultimo tentativo della Commissione Barroso di introdurre l’ERF (Fondo di Redenzione Europeo) come evoluzione coercitiva del F.C., per ora accantonato esclusivamente perché gli stessi ideatori tedeschi non sono più disponibili a nessuna forma di mutualità anche se garantita da asset patrimoniali, di certo le meningi dei colletti bianchi si staranno spremendo per sfornare qualche altro diabolico pilota automatico da imporre agli Stati membri. Avevamo a disposizione una freccia formidabile nel nostro arco per abbattere definitamente il F.C., ma nessuno se l’è sentita di utilizzarla evidentemente per paura di suscitare le ire dei “padroni” europei.

 

A Francoforte intanto il Presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha già imposto i paletti del QE con l’irrinunciabile vincolo che gli oneri debbano comunque ricadere su ciascun paese in ragione degli aiuti erogati dalla BCE, in omaggio al supremo credo tedesco di non mutuare assolutamente nulla con gli altri alla faccia dello spirito europeo!

 

Antonio Maria Rinaldi

 

 


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