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Fine dell’intervento francese nel Sahel. Ultima sconfitta di Macron

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Il presidente Emmanuel Macron ha affermato che la Francia inizierà a chiudere le sue basi nel nord del Mali prima della fine dell’anno, con la mossa da completare entro l’inizio del 2022 mentre ristruttura la sua presenza militare nel Sahel africano. Praticamente una ritirata a segnare un decennio d’insuccessi politici e militari.
L’annuncio di Macron è stato dato venerdì durante un vertice con i paesi del G5 Sahel (Burkina Faso, Mali, Niger, Ciad e Mauritania), con il presidente che ha affermato che le basi francesi a Kidal, Tessalit e Timbuktu, nel Mali, chiuderanno e i militari francesi torneranno a casa.

Le chiusure delle basi francesi in Mali dovrebbero iniziare nella seconda metà dell’anno, ha detto, e essere completamente completate entro il 2022. Parallelamente, le truppe saranno ritirate dalla regione del Sahel in modo graduale, a circa la metà del gli attuali 5.100 contingenti.

Tuttavia, l’ex potenza coloniale avrà ancora interesse a garantire la stabilità nella regione del Sahel, con Macron che afferma che la Francia “rimarrà impegnata” lì, ma adottando un approccio diverso, non acora chiaro.

“I nostri nemici hanno abbandonato le loro ambizioni territoriali per diffondere la loro minaccia non solo in tutto il Sahel, ma in tutta l’Africa occidentale”, ha detto Macron in una conferenza stampa con il presidente del Niger Mohamed Bazoum.

“Ci riorganizzeremo in linea con questa necessità di fermare questa diffusione al sud e porterà a una riduzione della nostra impronta militare nel nord”, ha aggiunto il leader francese.

La Francia ha lanciato la sua campagna contro i terroristi jihadisti nel Sahel nel 2013 sotto l’allora presidente Francois Hollande, poiché la minaccia era ritenuta significativa per la sicurezza del continente europeo e della regione dell’Africa occidentale.

Il dispiegamento quasi decennale non è stato il successo inizialmente sperato, con la campagna antiterrorismo che è stata soprannominata “l’Afghanistan francese”. I gruppi estremisti islamisti che affliggono il Sahel mostrano pochi segni di cedimento e il sostegno interno francese al coinvolgimento militare è sceso a meno del 50% nel maggio 2021.

Il 10 giugno, Macron ha dichiarato che l'”Operazione Barkhane” francese in Mauritania, Ciad, Niger, Mali e Burkina Faso sarebbe stata chiusa e le truppe francesi sarebbero state ritirate. Almeno 50 soldati francesi sono morti nel Sahel dal 2013, senza un serio contenimento del potere dei vari gruppi islamisti che ancora sono presenti in Mali, Niger, Nigeria e Rep. Centrafricana. Anzi la situazione si è fatta ancora più rovente dopo l’assassinio del presidente centrafricano Sidiki Abbas questa primavera. Inoltre è registrata la sempre maggiore presenza di consiglieri russi nell’area, soprattutto nelle guardie presidenziali, segno tangibile del ritorno di Mosca.

Macron vorrebbe sostituire la propri forza con una forza internazionale, ma, per ora, solo gli italiani hanno messo qualche soldato in una missione che sembra destinata al fallimento.

 

 


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