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Fine della libertà di stampa ad Hong Kong: Apple Daily chiude

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Sabato sarà l’ultimo giorno della libertà di stampa ad Hong Kong. Dopo un primo giro di arresti all’Apple Daily di Hong Kong, giornale indipendente, mercoledì un arresto ulteriore ha spinto la direzione ad annunciare la chiusura del quotidiano da domani.  Comunque la conclusione era scontata dopo che anche moti degli asset del giornale erano stati sequesterati

Il FT riferisce che il tabloid pro-democrazia, di proprietà del magnate dei media, incarcerato, Jimmy Lai, chiuderà perché i suoi beni sono stati congelati e molti dei suoi dipendenti arrestati, rendendo impossibile per il giornale continuare a pubblicare. Il proprietario del giornale, Lai, è accusato di violazione della nuova legge sulla sicurezza nazionale imposta da Pechino. È rimasto in custodia nonostante gli Stati Uniti e il Regno Unito abbiano protestato  affermando di essere “profondamente preoccupati” per le sue condizioni. Alla Cina questo non interessa.

Un’edizione finale di Apple Daily sarà stampata giovedì. Il proprietario di Apple Next Digital ha dichiarato di aver accelerato la chiusura del giornale a causa delle preoccupazioni per la sicurezza dei suoi lavoratori (inizialmente avrebbe dovuto chiudere sabato dopo un recente raid nella redazione del giornale e il congelamento dei suoi beni).

Il giornale è diventato uno degli obiettivi n. 1 di Pechino a Hong Kong durante l’ultima tornata di proteste anti-democrazia, esplose nel 2019 pochi mesi prima che un nuovo misterioso virus apparisse improvvisamente a Wuhan, a pochi chilometri da un laboratorio in cui il virus e altri familiari ceppi venivano studiati.

Apple ha una lunga storia di critiche al governo di Hong Kong, il che non era un grosso problema fino a che Pechino rispettava le libertà democratiche di Hong Kong. Dal 2014  le cose sono cambiate e il clima è diventato molto più duro.

La polizia di Hong Kong ha fatto irruzione nella redazione e la scorsa settimana ha arrestato alcuni dirigenti del giornale (tra i cinque arrestati c’era Ryan Law, caporedattore del giornale). Mercoledì hanno arrestato uno scrittore editoriale per il giornale che usa lo pseudonimo Li Ping. Le autorità cinesi hanno accusato il giornale di “collusione con le forze straniere” pubblicando richieste di sanzioni contro Hong Kong sulla scia del movimento del 2019.

La polizia è arrivata al punto di dichiarare la redazione del giornale “scena del crimine”, impedendo l’ingresso ai lavoratori, nel primo caso della nuova legge sulla sicurezza nazionale utilizzata contro i giornalisti.

La chiusura è solo l’ultimo promemoria che i giorni di Hong Kong come faro della libertà di stampa in Asia sono finiti. Ormai è solo un pezzo di Cina come gli altri, un paese che, non me ne vogliano Grillo, Conte ed i loro consiglieri, è tutto meno  che democratico e rispettoso delle libertà personali. Un po’ come il M5s.

Probabilmente i giornalisti, quelli veri, saranno obbligati a emigrare o a lavorare nll’ombra. La scorsa settimana l’ex Colonia ha anche espulso la rappresentanza commerciale di Taiwan perchè non aveva giurato di seguire il principio della “Una Cina”. Moltissimi vogliono emigrare e di questi 5,4 milioni possono avere il passaporto britannico, ma molti hanno affermato di voler restare per combattere per la democrazia.

 


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