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FCAS: il divorzio franco-tedesco è dietro l’angolo. L’India ringrazia
FCAS al capolinea? Mentre Francia e Germania litigano sulla leadership industriale, Parigi trova nell’India il partner ideale per il Rafale del futuro e Berlino si aggrappa all’Eurofighter. Ecco perché il caccia unico europeo rischia di restare un sogno.

Il 2026 doveva essere l’anno della svolta, il momento in cui il motore franco-tedesco avrebbe dovuto ruggire nei cieli d’Europa con il Future Combat Air System (FCAS). Invece, con ogni probabilità, sarà l’anno in cui prenderemo atto che il re è nudo. Mentre Parigi e Berlino continuano le loro danze diplomatiche, la realtà industriale e operativa sta spingendo il progetto di caccia di sesta generazione verso un binario morto, o quantomeno verso un congelamento profondo. La “cooperazione rafforzata” si sta sgretolando sotto il peso di interessi nazionali divergenti, egoismi industriali e una visione strategica che non potrebbe essere più diversa.
Il Grande Freddo tra Dassault e Airbus
Per tutto l’anno passato, Dassault Aviation e Airbus Defence and Space si sono scambiate cortesie a mezzo stampa che assomigliavano più a una rissa da bar che a una partnership strategica. Il pomo della discordia? La leadership. Il progetto FCAS, lanciato nel 2017 con grandi speranze (e un budget stimato di 100 miliardi di euro), prevedeva lo sviluppo di un caccia di nuova generazione (NGF) accompagnato da droni “gregari” (Remote Carriers) e una nuvola di combattimento (Combat Cloud).
Tuttavia, Dassault, forte della sua esperienza con il Rafale e il Mirage, ha preteso la guida indiscussa del pilastro relativo al caccia, chiedendo fino all’80% del carico di lavoro e il controllo della proprietà intellettuale. La risposta tedesca non si è fatta attendere: cedere così tanto significherebbe trasformare l’industria tedesca in un semplice subappaltatore, una prospettiva che il Ministero della Difesa di Berlino ha definito inaccettabile per le conseguenze sul proprio tessuto industriale.
Eric Trappier, CEO di Dassault, non ha usato mezzi termini davanti all’Assemblea Nazionale francese: “Qualcosa non funziona”. E quando un CEO parla così, di solito significa che gli avvocati stanno già scrivendo le carte per la separazione. Nonostante i tentativi politici di salvare la faccia, l’incontro tra i ministri della difesa del 16 dicembre a Berlino si è concluso con un nulla di fatto assordante, confermando che il passaggio alla “Fase 2” (la costruzione del dimostratore) è a forte rischio.
Due filosofie, due aerei diversi
Il problema, però, non è solo chi firma gli assegni o chi avvita i bulloni, ma la sostanza stessa del velivolo. Francia e Germania hanno esigenze operative diametralmente opposte, e tentare di fonderle in un’unica piattaforma sta generando un mostro di Frankenstein.
La Francia necessita di un aereo più leggero, agile, capace di operare dalle portaerei (quindi “navalizzabile”) e, soprattutto, in grado di trasportare il missile nucleare ASMP-A per la force de frappe. Per Parigi, la sovranità nucleare non è negoziabile.
La Germania cerca un successore per il Tornado e l’Eurofighter: un intercettore pesante, a lungo raggio, focalizzato sulla difesa aerea e sull’interdizione, senza i vincoli strutturali delle operazioni navali.
Come si possono conciliare queste due visioni? Semplice: non si può. O si costruisce un compromesso mediocre che scontenta tutti, o si accetta la realtà. E la realtà dice che Dassault ha già pronto il suo “Piano B”, che paradossalmente sembra molto più solido del “Piano A”.
L’Asse Parigi-Nuova Delhi: il vero colpo di scena
Mentre a Berlino si discute, a Parigi si fattura. La notizia che cambia le carte in tavola arriva dall’India. Il Ministero delle Forze Armate indiano ha confermato l’intenzione di acquisire 90 Rafale F4, con un’opzione per altri 24 Rafale F5, assemblati localmente. Non si tratta solo di una commessa, ma di un’alleanza strategica.
L’India offre a Dassault ciò che la Germania nega:
- Volumi: Una linea di assemblaggio a Nagpur garantisce economie di scala.
- Sviluppo: Il passaggio allo standard F5, che include droni gregari e capacità di guerra elettronica avanzata, è sostanzialmente un “FCAS fatto in casa” (o meglio, fatto tra Francia e India).
- Libertà: Nessuna discussione estenuante sui diritti di proprietà intellettuale con Airbus.
Con l’India come partner finanziario e industriale, Dassault può sviluppare il “Super Rafale” (l’F5 e successivi) rendendo di fatto superfluo il costoso e problematico programma congiunto con i tedeschi. Nuova Delhi deve trovare un partner a lungo termine affidabile, e , nonostante il ruolo della russa Sukhoi, non intende rinunciare alla collaborazione industriale con Parigi.
La Germania al bivio: F-35, GCAP o Eurofighter?
E la Germania? Berlino si trova in una posizione scomoda. Ha già acquistato 35 F-35 americani per la condivisione nucleare NATO, e le voci di un ordine aggiuntivo di 15 velivoli si fanno sempre più insistenti, nonostante le smentite di rito. Ma l’industria tedesca non può sopravvivere solo comprando americano.
L’opzione di unirsi al programma GCAP (l’alleanza tra Regno Unito, Italia e Giappone) è sul tavolo. Il Ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ha aperto la porta, dicendo che Berlino “potrebbe probabilmente unirsi”. Tuttavia, entrare ora nel GCAP significherebbe accettare un ruolo da socio di minoranza, esattamente ciò che la Germania voleva evitare nel FCAS. Londra, Roma e Tokyo hanno già blindato la governance industriale; difficilmente riapriranno i giochi per dare a Berlino il comando.
La rinascita dell’Eurofighter: il ponte verso il futuro
Ecco quindi che riemerge la soluzione più pragmatica: l’evoluzione dell’Eurofighter Typhoon. Se il FCAS slitta al 2040-2050 o muore, l’Europa ha bisogno di un “ponte” temporale e tecnologico.
Il programma Eurofighter LTE (Long-Term Evolution) rappresenta la scialuppa di salvataggio per l’industria tedesca (e non solo). Ecco cosa prevede il piano industriale, cruciale per mantenere i posti di lavoro a Manching (Baviera) e nel resto d’Europa:
- Nuova Tecnologia: Aggiornamento del cockpit, maggiore potenza di calcolo e integrazione con droni, anticipando le tecnologie previste per il FCAS.
- Tranche 5: La Germania ha bisogno di ordinare circa 100 nuovi Eurofighter Tranche 5 per coprire il gap produttivo di 10 anni.
- Impatto Economico:
- Si stima che il programma garantirà 100.000 posti di lavoro in Europa.
- Solo in Germania, parliamo di 25.000 posti e un contributo al PIL di 6,5 miliardi di euro entro il 2060.
- In Spagna, i programmi Halcon e Quadriga porteranno 1,7 miliardi al PIL.
Conclusioni: Verso un “FCAS Diffuso”?
È molto probabile che assisteremo a una “separazione consensuale” nel 2026. Il pilastro del caccia (NGF) verrà cancellato o messo in naftalina. La Francia proseguirà con il suo Rafale F5/F6 insieme all’India ed eventualmente agli Emirati. La Germania potenzierà la sua flotta di Eurofighter e si integrerà maggiormente con gli standard NATO tramite l’F-35.
I restanti pilastri del FCAS, come il Combat Cloud e i Remote Carriers (dove Airbus è leader), potrebbero sopravvivere come progetti trasversali, garantendo un minimo di interoperabilità tra le diverse piattaforme. In questo caso la cooperazione potrebbe allargarsi anche agli altri partner europei. Sarebbe la fine del sogno di un caccia unico europeo, ma forse l’inizio di una difesa più realistica, basata su capacità industriali concrete e non su desideri politici scollegati dalla realtà.
In un’Europa dove i bilanci della difesa devono fare i conti con deficit (quello francese galoppa oltre il 5%) e nuove regole fiscali, spendere miliardi per litigare su chi deve progettare l’ala di un aereo che forse volerà nel 2045 appare un lusso che non possiamo permetterci. Meglio un Rafale che vola oggi e un Eurofighter aggiornato domani, che un FCAS di carta dopodomani.
Domande e risposte
Qual è il motivo principale del probabile fallimento del programma FCAS? Il fallimento deriva da una divergenza inconciliabile sia industriale che operativa. Da un lato, Dassault (Francia) esige la leadership progettuale e rifiuta di condividere il know-how critico con Airbus (Germania), temendo di perdere il proprio vantaggio tecnologico. Dall’altro, le esigenze militari sono opposte: la Francia necessita di un caccia imbarcato con capacità nucleare, mentre la Germania cerca un intercettore pesante per la difesa aerea e la sostituzione dei Tornado.
Quale ruolo gioca l’India nel futuro dell’industria aeronautica francese? L’India sta diventando il partner strategico che la Germania non è riuscita ad essere. Con l’interesse confermato per oltre 100 Rafale (tra versioni F4 e F5) e l’apertura di linee di assemblaggio locali, Nuova Delhi offre a Dassault i volumi di produzione e le risorse finanziarie necessarie per sviluppare autonomamente le future evoluzioni del caccia, rendendo Parigi meno dipendente dai fondi e dalle cooperazioni europee.
Cosa farà la Germania se il progetto del nuovo caccia comune dovesse saltare? Berlino adotterà probabilmente una strategia su tre fronti. Primo, continuerà l’acquisto degli F-35 americani per garantire la capacità nucleare immediata. Secondo, investirà pesantemente nell’aggiornamento dell’Eurofighter (versione LTE e Tranche 5) per sostenere l’industria nazionale e coprire il gap operativo fino al 2050. Terzo, potrebbe tentare un ingresso tardivo nel programma GCAP (con Italia, UK e Giappone), pur accettando un ruolo industriale secondario.










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