DifesaGermaniaSvezia
FCAS, il caccia europeo al capolinea? La Germania guarda alla Svezia per il “Piano B”
Il super-caccia europeo FCAS è appeso a un filo per i veti francesi. Berlino ha già pronto il Piano B con la Svezia di Saab, un’alleanza che potrebbe ridisegnare il futuro della difesa aerea del continente, droni inclusi.
Il grandioso progetto del Future Combat Air System (FCAS), il sistema di combattimento aereo di sesta generazione che doveva consacrare l’asse franco-tedesco (con la partecipazione spagnola), sembra scricchiolare sotto il peso delle divergenze industriali e politiche. Nelle ultime settimane, i segnali di una possibile rottura si sono fatti sempre più insistenti, con Berlino che pare aver esaurito la pazienza di fronte alle continue richieste di Parigi.
Mentre Germania e Spagna si attengono diligentemente agli accordi sulla ripartizione del lavoro, l’amministratore delegato di Dassault, Eric Trappier, continua a rivendicare una leadership quasi assoluta nello sviluppo del cuore del programma, il caccia New Generation Fighter (NGF), mettendo in discussione i patti già siglati. Dopo anni di negoziati e tensioni, la tedesca Airbus Defence and Space non sembra più disposta a concedere altro terreno.
La situazione politica non aiuta: l’incontro chiarificatore tra i ministri della Difesa dei tre Paesi, previsto a Berlino, è stato annullato per l’assenza, a quanto pare, dei rappresentanti francesi. D’altronde, al momento, la Francia non ha un governo pienamente in carica, un dettaglio non da poco.
Un “Piano B” di Airbus che parla svedese
Sebbene una ricucitura dell’ultimo minuto non sia da escludere, gli addetti ai lavori si aspettano che, anche se si avviasse la “Fase 2” (la costruzione dei dimostratori), la Francia tornerebbe alla carica con nuove pretese. Per questo, a Berlino, si lavora da tempo a un’alternativa. Un “Piano B” che porta direttamente in Svezia.
Il paese scandinavo, pur con una popolazione di appena dieci milioni di abitanti, vanta una tradizione aeronautica di prim’ordine grazie a Saab, fondata nel 1937. Il suo ultimo gioiello, il JAS 39 Gripen, è un caccia di tutto rispetto. Proprio come la Germania con l’Eurofighter, la Svezia non ha ancora un successore per il Gripen e, dopo essere uscita dal programma GCAP (Gran Bretagna, Italia e Giappone), si trova a un bivio: sviluppare un nuovo aereo da sola, un’impresa forse troppo costosa, o acquistare all’estero, un colpo durissimo per la sua industria.
Uno scenario simile potrebbe attendere la stessa Airbus se il programma FCAS fallisse e la Germania ripiegasse massicciamente sull’F-35 americano, o se capitolasse alle richieste di Dassault. Perdere il treno della sesta generazione significherebbe, per Airbus Defence and Space, un drastico ridimensionamento, se non un rischio per la sua stessa esistenza.
L’Asse Berlino-Stoccolma: Più di una semplice voce
In questo contesto, le voci di una joint venture tra Airbus e Saab per costruire un successore comune a Eurofighter e Gripen, “dopo un congruo periodo di lutto” per il FCAS, appaiono sempre più fondate. Questa alleanza si baserebbe su solide fondamenta:
- Esperienze Positive: La cooperazione bilaterale tra Germania e Svezia nel settore della difesa è già rodata. Saab sta modernizzando fregate tedesche e, soprattutto, il sistema di guerra elettronica Arexis di Saab è stato scelto per equipaggiare gli Eurofighter della Luftwaffe.
- Affidabilità Industriale: A differenza di Dassault, Saab ha dimostrato di saper collaborare proficuamente in partnership internazionali, come nel caso dell’addestratore T-7A Red Hawk sviluppato con il colosso americano Boeing.
- Interessi Convergenti: Per la Germania, sarebbe l’occasione per preservare e sviluppare il proprio know-how tecnologico (avionica, motori, intelligenza artificiale), mantenendo un’industria aeronautica militare di primo livello. La Germania, d’altronde, ha la volontà politica e la capacità finanziaria per sostenere un simile sforzo.
Non solo il caccia: la partita si gioca sui droni (CCA)
Il futuro del combattimento aereo non sarà fatto solo di caccia pilotati. Un ruolo cruciale sarà svolto dai Collaborative Combat Aircraft (CCA), droni da combattimento che opereranno come “gregari leali” dei velivoli con equipaggio. E proprio su questo fronte, i contatti tra Airbus e Saab sarebbero già in fase avanzata.
Secondo indiscrezioni, le due aziende starebbero discutendo lo sviluppo congiunto di un CCA da 6 tonnellate, con l’obiettivo di raggiungere la piena capacità operativa già nel 2032. Per accelerare i tempi, Airbus sta già portando avanti un programma parallelo:
- Test con Piattaforme Esistenti: Airbus ha acquisito due droni XQ-58A Valkyrie dall’americana Kratos per iniziare già dal prossimo anno una campagna di test intensivi.
- Sviluppo di un “Cervello” Sovrano: Su questi droni verrà testato un sistema di missione interamente sviluppato da Airbus, garantendo così la sovranità nazionale sui dati e sulle tecnologie. L’obiettivo è avere una prima capacità operativa entro il 2029.
- Integrazione con gli Eurofighter: Il sistema permetterà di comandare i droni direttamente dagli attuali Eurofighter, utilizzando i pod di designazione bersagli “Litening 5” come ponti di comunicazione, senza richiedere modifiche invasive e costose agli aerei.
In questo complesso puzzle si inserisce anche Helsing, l’azienda tedesca specialista in intelligenza artificiale, che già collabora sia con Saab per il Gripen-E sia con Airbus per l’Eurofighter. Un suo coinvolgimento nel sistema di missione dei futuri CCA appare quasi scontato.
Se questo “Piano B” dovesse concretizzarsi, la Germania non solo colmerebbe il suo ritardo tecnologico sui droni da combattimento, ma si porrebbe alla guida di un nuovo polo aeronautico europeo, lasciando la Francia a decidere se procedere in solitaria con il proprio caccia, finanziandolo magari con i successi di esportazione del Rafale.
Domande & Risposte
1) Per quali ragioni principali il progetto del caccia europeo FCAS è a rischio?
Il progetto FCAS è a rischio principalmente a causa di un profondo scontro industriale tra la francese Dassault Aviation e la tedesca Airbus Defence and Space. Dassault rivendica un ruolo di leader indiscusso nello sviluppo del caccia (NGF), pretendendo una quota di lavoro e una leadership tecnologica che la Germania e la Spagna ritengono eccessive e non conformi agli accordi iniziali, che prevedevano una partnership più equilibrata. Questa divergenza, unita a ritardi e a una crescente sfiducia politica, ha bloccato l’avanzamento del programma, spingendo la Germania a considerare alternative concrete.
2) Quali vantaggi offrirebbe una collaborazione tra Germania (Airbus) e Svezia (Saab)?
Un’alleanza tra Airbus e Saab offrirebbe vantaggi strategici a entrambi. La Germania manterrebbe e svilupperebbe il proprio prezioso know-how nella costruzione di aerei da combattimento, evitando di diventare un semplice acquirente di tecnologia statunitense (F-35). La Svezia, d’altro canto, troverebbe un partner solido per sviluppare il successore del suo caccia Gripen, un’impresa troppo costosa da affrontare da sola. Inoltre, Saab ha una comprovata esperienza di collaborazioni paritetiche, a differenza di Dassault, rendendola un partner industriale più affidabile e meno conflittuale per la Germania.
3) Cosa sono i “Collaborative Combat Aircraft” (CCA) e perché sono così importanti per il futuro?
I Collaborative Combat Aircraft (CCA) sono velivoli senza pilota, o droni, progettati per affiancare e supportare i caccia con equipaggio in missione. La loro importanza è cruciale perché rappresentano la prossima evoluzione del combattimento aereo. Possono svolgere compiti ad alto rischio come la ricognizione avanzata, la guerra elettronica o l’attacco, riducendo il pericolo per i piloti. Operando in sciami controllati dal caccia principale, moltiplicano la forza e la consapevolezza situazionale sul campo di battaglia. Chi padroneggerà questa tecnologia avrà un vantaggio determinante nei conflitti futuri.

You must be logged in to post a comment Login