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Facciamo l’appello

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Questo è un appello agli studenti universitari e del ciclo superiore. Si astengano dal leggerlo, oltre ai perditempo, gli alunni delle scuole materne, medie ed elementari. Non ce ne vogliano, questi ultimi, ma abbiamo la presunzione di pensare ci voglia una qual certa dose di spirito critico, di bagaglio culturale e di maturità anagrafica per individuare le criticità di un Sistema e per imbastire una protesta “vera”: cioè spontanea e credibile. Noi queste doti forse non le avevamo neppure all’università, figurati alle superiori. Ma noi eravamo di un’altra era geologica rispetto agli informatissimi, documentatissimi e dotatissimi studenti di oggi. Quindi, confidiamo che l’appello trovi orecchie pronte e cervelli fini per decodificarne il senso e la portata. Andreas Henriksson, un rispettabile giornalista d’inchiesta, ha rivelato come dietro il fenomeno della Supergirl svedese ci siano un Pr professionista, Ingmar Rentzhog, e una madre famosa, la cantante Malena Ernman, il cui libro è uscito in contemporanea con la deflagrazione del “caso Greta”.
 
Ma l’aspetto peggiore, ragazzi, non è la costruzione in vitro della faccenda, ma l’uso strumentale in atto a tutti i livelli per distrarvi. Distrarvi da cosa? Dalla presa di coscienza delle autentiche, impellenti, enormi emergenze da cui siete quotidianamente pressati. E di cui sembrate non accorgervi. Perlomeno così pare, se è vero, come è vero, che nulla state facendo per ribellarvi. Mentre gli unici a ribellarsi a qualcosa sono i vostri colleghi più giovani. Che però combattono una battaglia diversiva su un ordine del giorno imposto dall’esterno. Loro si preoccupano di che fine farà la Terra se continuiamo a inquinarla. Perché voi, studenti quasi o già maggiorenni, non cominciate a preoccuparvi di qualcosa di meno grande, ma più sincero? Per esempio, di come sarà la Vostra Terra, l’Italia, se continuiamo a svenderla. A sbolognare pezzi di democrazia, di sovranità, di Costituzione alla stregua di vecchi comò da buttare giù dal balcone a San Silvestro? Voi siete i nipoti della generazione che, sbagliando tutto ciò che c’era da sbagliare, andava però in piazza ad esigere riforme radicali in nome di una società più giusta.
 
C’era, nelle loro analisi – benché sbilenche e approssimative – molta roba buona. Soprattutto, molta roba “loro”. E, per paradosso, essi vivevano in un Paese in cui i giovani erano assai meno maltrattati, vilipesi, sfruttati e derubati del futuro di quanto non lo siate voi oggi. Un Paese e una società in cui trovare un lavoro dignitoso e progettare un futuro a lungo termine non era un miraggio ipotetico, ma un normale diritto, in cui il precariato non era la regola, ma l’eccezione, in cui il Governo democratico nato dalla Resistenza era di certo sotto costante attacco, ma non ancora subappaltato a sloveni, lussemburghesi, lituani a loro volta al servizio delle esigenze dei Mercati e dei bisogni delle Borse. Come potete tollerare che tutto ciò vi sia stato tolto? Vi hanno scippato persino l’Idea di “Ribellione Giovanile” trasformandola in una buffonata da scuola elementare. C’è qualcosa di incomprensibile nell’intera faccenda: i vostri padri o nonni scendevano in piazza a reclamare diritti che, in buona parte, avevano già mentre voi che li avete persi del tutto non li reclamate più.
 
Francesco Carraro
www.francescocarraro.com

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