Difesa
F-35, doccia fredda per la Svizzera: il prezzo non è garantito. Ora cosa succede? Coimprerà caccia europei?
Il Consiglio federale svizzero ammette che la clausola sul prezzo garantito per i caccia F-35 è inapplicabile. L’acquisto andrà avanti, ma con costi aggiuntivi miliardari o con meno velivoli. Una scelta che solleva dubbi, tra tensioni con Washington e alternative europee

Il 13 agosto 2025, il Consiglio federale svizzero ha confermato pubblicamente ciò che molti sospettavano da tempo: la famosa clausola di garanzia tariffaria,,, che fissava il prezzo dei caccia F-35A americani, presentata nel 2021 come un vincolo contrattuale a tutela dell’acquisto svizzero è in realtà inapplicabile, per cui Lockheed può chiedere legittimamente aumenti dei prezzi.
In un altro contesto, questo annuncio avrebbe potuto alimentare un acceso dibattito nazionale sull’opportunità di mantenere un contratto gravato da potenziali costi aggiuntivi, mentre altri problemi – come la drastica riduzione delle scorte iniziali di munizioni – già indeboliscono il programma e lo rendono piuttosto inutile. Ma a Berna la linea rimane invariata: gli F-35 saranno acquistati, anche a costo di ridurne il numero.
Questa perseveranza fa riflettere, tanto più che le relazioni bilaterali con Washington stanno attraversando una fase di turbolenza. L’imposizione da parte degli Stati Uniti di dazi doganali del 39% su diversi prodotti svizzeri, definita da molti analisti una misura «ostile», aggiunge una dimensione politica sfavorevole a un dossier già carico. In queste condizioni, l’opzione di un rinvio, di una rinegoziazione o addirittura di una nuova gara d’appalto potrebbe sembrare ovvia. Eppure sta accadendo il contrario.
Al di là delle inevitabili battute sulla prevedibilità di un simile scenario – la Svizzera che si rinchiude in una scelta in cui perde su tutti i fronti – è opportuno interrogarsi sulle reali motivazioni di questa decisione. Perché insistere nell’acquisto di un velivolo il cui costo unitario è in aumento, le cui condizioni di esercizio impongono una totale dipendenza tecnologica dagli Stati Uniti e la cui messa in servizio ha già richiesto compromessi significativi in termini di capacità?
E la questione va ben oltre il caso svizzero. Berna non è sola: dalla Danimarca al Belgio, dal Regno Unito alla Germania, la fedeltà europea all’F-35 sembra incrollabile, anche in un contesto sfavorevole. Allora perché gli europei si allontanano sistematicamente dagli aerei europei, talvolta efficienti e competitivi nell’esportazione, per preferire il velivolo americano? Cerchiamo di capire le motivazioni di questa scelta apparentemente illogica.
Il ministro della difesa svizzero riconosce l’inapplicabilità della clausola di prezzo garantito del contratto F-35
Lo scandalo covava da diversi mesi ed è ora apertamente riconosciuto dalle autorità elvetiche: la famosa clausola di garanzia tariffaria, ampiamente pubblicizzata durante la selezione dell’F-35A nel 2021, si rivela in definitiva non vincolante per gli Stati Uniti. Contrariamente a quanto affermato all’epoca dal Dipartimento federale della difesa, allora guidato da Viola Amherd, e dall’agenzia di acquisizione Armasuisse, Washington non è tenuta a mantenere il prezzo unitario inizialmente fissato a 79 milioni di dollari per tutta la durata del contratto.
La sostituzione degli F-18 e F-5 dell’aeronautica militare svizzera non può più essere rinviata.
È quindi logico che gli Stati Uniti rifiutino di vendere a Berna velivoli che pagano essi stessi 87 milioni di dollari (tariffa 2025 secondo il Pentagon Selected Acquisition Report), o anche di più, assorbendo la differenza a proprie spese. Questa posizione americana era tuttavia prevedibile: già nel 2021, il Controllo federale delle finanze svizzero aveva avvertito che la clausola di prezzo garantito non si basava su alcun obbligo vincolante nel Foreign Military Sales Act; i suoi avvertimenti sono stati completamente ignorati dalle autorità.
In un comunicato ufficiale del 13 agosto 2025, il Consiglio federale riconosce ora l’inapplicabilità di questa clausola, cercando però di attribuire la responsabilità all’intransigenza americana. Questa linea di difesa appare fragile, tanto più che diversi segnali di allarme erano stati lanciati anche dalla stampa specializzata, come il Tages-Anzeiger e Defense News, sin dall’annuncio della scelta dell’F-35.
Le conseguenze finanziarie sono pesanti: il referendum popolare del 2020, vinto con una maggioranza molto risicata del 50,2%, aveva dato mandato al governo di rinnovare la flotta di caccia con un budget massimo di 6 miliardi di franchi. Tuttavia, le autorità ammettono oggi che, se il contratto fosse eseguito così com’è, si aggiungerebbe un costo aggiuntivo compreso tra 600 milioni e 1,2 miliardi di franchi.
Questo intervallo solleva interrogativi: al prezzo attuale di 87 milioni di dollari, l’aumento per 36 velivoli sarebbe di circa 250 milioni di franchi svizzeri e, anche a 94 milioni di dollari, non supererebbe i 470 milioni di franchi svizzeri. Questa incongruenza, pur rilevante, non è stata curiosamente sollevata dalla stampa svizzera, rivelando una mancanza di spirito critico nei confronti di un dossier di grande sensibilità politica.
Comprare sempre F-35, ma in minor numero
Nonostante la contestazione della clausola tariffaria e i costi aggiuntivi ormai ammessi, Berna resta fermamente decisa ad acquistare l’F-35A per equipaggiare le sue forze aeree. Durante una conferenza stampa tenutasi il 15 agosto 2025, il ministro della Difesa Martin Pfister ha esplicitamente riconosciuto che la Svizzera potrebbe dover ridurre il numero di velivoli ordinati, scendendo al di sotto dei 36 inizialmente previsti, al fine di rimanere nel quadro giuridico fissato dal voto del 2020 (RTS Info).
Questo scenario non è nuovo: anche il Canada, che deve far fronte a un aumento simile dei costi unitari, sta valutando la possibilità di ridurre di 88 unità il suo ordine di F-35A e di posticipare alcune consegne per contenere il budget.
Perché non un caccia europeo?
Perché allora non comprare un caccia europeo? Semplicemente, perché rischierebbe di comprare un caccia meno avanzato a un prezzo superiore. Un Rafale francese costa, a seconda delle dotazioni, dai 70 ai 100 milioni di dollari, e ha caratteristiche Stealth non all’altezza dell’ F-35, e senza contare gli esorbitanti costi del programma nel suo complesso. La seguente tabella spiega bene la situazione dei prezzi dei vari caccia sul mercato:
I caccia europei costano meno, se considerati in modo brutale e singolo, ma costano di più, e non poco, se consideriamo poi la manutezione e gli aggiornamenti. La Spagna, che ha rinunciato agli F-35 , ma acquista Eurofighter, non ha fatto un grosso affare.
Unica eccesione il JAS-39 Gripen, un ottimo caccia leggero, ma non stealth a moderno come l’F-35. Certo il caccia svedese potrebbe essere un’ottima alternativa ai costosi caccia americani, soprattutto considerando che, probabilmente, queste armi non saranno mai utilizzate effettivamente in combattimento.
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