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#ExItaliy, ecco perché non siamo (ancora) pronti: la task force che manca ma che c’è.

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 “Tsipras ha dimostrato che non basta avere la faccia pulita quando si nuota nella piscina degli squali”


“Tsipras ha dimostrato che non basta avere la faccia pulita quando si nuota nella piscina degli squali”

L’esito del referendum greco anti austerity ha portato un vento di spensierata gioia fra gli internauti che hanno riempito l’agone digitale nell’arco di una settimana, ovvero dall’atteso annuncio di Tsipras che detto referendum si sarebbe indetto.

Fino a pochi secondi prima di loro nessuna traccia.

Ma va bene così purché se ne parli, si usa dire, ed allora facciamo che questo evento ci dia una mano a fare un passo verso l’unione di un fronte unito contro l’euroscempio, piuttosto che barricarci (noi per primi) dietro ai “te lo dico da n. anni” anche se, ammettiamolo, la tentazione è forte e si strappa con estrema facilità.

Un altro errore da non commettere è di fare paragoni fra il referendum greco e le proposte italiane (Movimento Base, M5S, Movimento per la Storia dell’Identità Italiana – ma quanti ne servono se l’obiettivo quello di uscire dall’Euro piuttosto che non di scalare poltrone politiche?) tentando di attribuire meriti e valori che non trovano comparazioni a nessun livello.

Dovremmo ricordarci innanzitutto che non esiste una Costituzione universale e che quella ellenica non è la stessa di quella italiana e come abbiamo già avuto modo di motivare nel precedente articolo Te lo do io il referendum (leggi l’articolo) è impensabile vedere dichiarato un referendum entro una settimana. Nemmeno la Corte Costituzionale italiana (quella degli 8 anni per dichiarare incostituzionale una legge elettorale in vigore da circa una decade) è quella greca che in pochi giorni ha dato l’ok.

Anche la situazione strategico-temporale è imparagonabile. Tsipras ha indetto il referendum in tempi fulminei e con in tasca un piano “B” targato Russia e Cina pronto all’uso (indipendentemente dalle dichiarazioni di Tsi opposte a quelle di Varoufakis la Grecia difficilmente sarebbe stata abbandonata da Obama e da Putin) e con il quale pungolare alla gola frau Merkel e so(r)ci. Tutto questo è avvenuto senza lasciare il tempo a speculatori e Troika di muovere un dito, insomma a giochi ormai fatti.

Cosa ben diversa sarebbe con il referendum nostrano grazie al quale i mercati finanziari e i dirimpettai europei avrebbero dai 16 ai 36 mesi per prendere le contromisure punitive per aver osato a consultare i cittadini peraltro con un sistema puramente consultivo e di nessuna influenza sui trattati.

Ma senza lasciarci traviare dalle opinioni andiamo a vedere alcuni dei fatti che squalificano le principali compagini anti euro (M5S e Lega) dal ruolo che avrebbe potuto ricoprire la Syriza de noantri.

La possibilità di recuperare credibilità c’è ancora ma la sensazione è che i due partiti tenderanno a campare su quanto seminato fino ad oggi consapevoli che senza il quorum non c’è necessità di scalare posizioni andando a smuovere gli astensionisti.

Si notano solo sporadici spot a cui però mai ha fatto seguito la costituzione di una task force in grado di creare un impianto per l’exItaly. Ciò sarebbe già dovuto accadere perché al momento del fatidico ballottaggio (già nel 2016?) i piani dovranno essere già pronti e collaudati.

LEGA NORD

A partire dalle europee del 2014 la Lega è passata dalla campagna no euro, che le ha consentito di raddoppiare il consenso elettorale, alla proverbiale battaglia interna basata principalmente sul tema dell’immigrazione. Mediaticamente ha funzionato anche questa, come confermato dalla recente tornata elettorale delle regionali, ma la mancanza di un programma sostenibile fuori dall’Euro grazie al quale saper gestire unilateralmente il problema immigrazione assieme alla rifondazione economica e finanziaria del Paese si fa sentire forte.

Varoufakis nella sua intervista rivelazione non fa che confermare quanto andiamo ripetendo da secoli: Il pool tecnico per la gestione dell’eurexit, che comprende anche l’intessitura di nuovi rapporti internazionali alla ricerca di partners alternativi, deve essere composto da molti specialisti e non uno solo tanto per dare un’imbiancata all’immagine di partito populista e demagogo. Servono maggiore sostanza, maggiore qualità e maggiore impegno.

Anche il suo target ristagna alla clientela fissa e non pare che il leader del carroccio sia in grado di convincere gli astenuti cronici al pari dell’imprenditoria esterna al nord.

La figura dell’arringatore populista, che pure aiuta a mantenere salda la presa sulla pancia del Paese nulla può in termini di affidabilità laddove ci si addentra in argomenti tecnici sia di impianto economico che sociale.

Claudio Borghi non pare in grado di poter reggere da solo il ruolo perché alla figura del salvatore unico non crede ormai più nessuno ed oltretutto essendosi schierato sconta i pregiudizi che per antidoto hanno ormai un asse Lega_Mov. composto da espertissimi in aggiunta (anche in una forza nascitura).

Alla fine servono doti carismatiche che nella Lega nessuno sembra avere a sufficienza.

Insomma manca le physique du rôle.

M5S

Il M5S si è sempre dimostrato in ritardo su tutti i temi che non fossero cari sin dal primo giorno: ecologia, energia, decrescismo e simil-complottismo, sprechi della politica. Temi che hanno saputo incuriosire ed attrarre masse sempre più crescenti di “curiosi” ma che poi sono stati completamente abbandonati senza trovare sufficienti riscontri di competenza in geopolitica e macro-economia. Su questi temi infatti dal punto di vista comunicativo usa gli argomenti sbagliati, affronta i temi sbagliati e non possiede la sufficiente penetrazione comunicativa.

Sul fronte no euro non gode della sufficiente credibilità nemmeno del proprio elettorato. Per rendersene conto basta contare le firme raccolte per l’approvazione della propria proposta referendaria giunta a 200.000 grazie all’apporto di Nino Galloni e Antonio Maria Rinaldi alla fase finale della campagna pubblica dopo che in un anno di tempo fra lancio e raccolta si era arenata a 86.000.

Inoltre il M5S è passato ai temi economici dopo oltre due anni in Parlamento e dopo aver fondato immagine e contenuti sul muro contro muro versus la casta (e non verso cause più direttamente responsabili della situazione economica e democratica che sfuggono quasi totalmente al controllo della politica nazionale) e sui temi green (successivamente abbandonati alla sola presenza di banner pubblicitari sul blog in favore dell’antiberlusconismo e dell’anticricca) facendo credere alla propria base che temi del tutto marginali fossero invece centrali e vice-versa, cosa che perdura ancora oggi con una massiccia dose di supponenza tale da far sentire alcuni esponenti di punta autorizzati ad emettere giudizi sulla politica internazionale senza averne titolo (leggi l’articolo e guarda il filmato).

In campagna elettorale per le europee quand’era il momento di affrontare seriamente il tema, Casaleggio proponeva tagli per 200 miliardi e Grillo andò in tv a parlare di stampanti 3D e nell’immediato periodo successivo fece campagna mediatica sulla pancetta del “Renzie” mentre le vecchiette già rovistavano nei cassonetti dei rifiuti.

Le perle maggiori sono state la proposta di diffusione di POS tra gli esercenti per combattere l’uso del contante (leggi l’articolo) – responsabile a detta dei portavoce interessati, di favorire l’evasione che ci condanna alla situazione di cenerentola d’Europa e la perpetua campagna anti corruzione che abbiamo già documentato in questo articolo essere una farsa  laddove non centrava affatto, specie nel caso del referendum greco (vedi tre link più sopra), come pure l’essersi dotato di un consulente economico fautore dell’Euro forte secondo lui utile per poter andare a EuroDisney a costi ridotti rispetto a quanto accadrebbe se avessimo la Lira.

Fino ad un mese fa non una parola sulla Grecia.

Ed ancora oggi dopo l’esito disastroso in Grecia Di Maio ribadisce (guarda l’intervista) che, se al referendum vincesse la volontà di uscire dall’Euro, il M5S non rispetterebbe il volere dei cittadini ma userebbe il loro voto per contrattare in EU… appunto, come in Grecia.

UGUALE-UGUALE.

FRATELLI D’ITALIA

Quello che doveva essere il contenitore spostato a destra è venuto a mancare di convinzione quando già alle europee non ha avuto il coraggio di puntare su un candidato di punta pescato dal mondo degli euroscettici.
Oggi si trova a rincorrere dopo che i maggiori economisti hanno deciso di appoggiare la causa no euro senza legarsi a questo o a quell’altro partito.

I margini per il dialogo con M5S e Lega sono ancora ampi ma allora perché non rilancia con la proposta di un laboratorio comune?

 

L’ASSENZA DI FIGURE CREDIBILI

A mio avviso gli anni passati a ripetere che si deve andare in Europa a trattare e a CHIEDERE miglioramenti ai trattati, così come il valore di un referendum sono miseramente naufragati come da Bagnai a Borghi, Da Rinaldi a Galloni si è sempre ripetuto.

Finalmente abbiamo capito tutti, sia i pro che gli anti Euro, che l’Europa è fondata su meccanismi automatici sui quali non si può trattare nulla e che ogni sforzo volto in quella direzione è stata una enorme, quanto paventata da anni dagli euroscettici, inutile perdita di tempo.

Ciò che serve è, una volta constatato che giocare al piccolo politico non giova, un vera opposizione ai diktat esterni fatta di UOMINI IN GRADO DI PRENDERE DECISIONI ED ADOTTARE MISURE RISOLUTIVE CHE LA REALTA’ OGGETTIVA RICHIEDE.

Al di là delle questioni mediatiche e programmatiche che posso essere rimediate, qual è in Italia la figura che dovrebbe ricalcare il ruolo della coppia Varoufakis-Tsipras?

Non solo, ma dove avete visto le folle radunatesi in Grecia tutte compatte a prescindere dal tifo politico? Cioè, dove sono i cittadini?

Dove si trova il consenso verso uomini d’azione? Solo un mese e mezzo fa, in occasione delle regionali l’astensionismo ha ulteriormente innalzato il proprio steccato attorno alla porcilaia nei liquami della quale tutti i maiali, nessuno escluso, si è gettato a sgomitante a contendersi i rimanenti torsoli di elettorato. Chi sarà e con quali mezzi a riportare questi italiani, ormai gli unici in grado di ribaltare la situazione politica, a decidere attivamente sulle proprie sorti e di quelle del Paese?

Forse per farlo serve l’umiltà di sapere ammettere i propri limiti di competenze dotandosi di un pool di esperti nelle materie cardine della politica odierna?

Dov’è il leader autorevole capace di scegliersi gli aiuti necessari a condurre l’Italia in salvo?

Chi ci parla di uscita dall’Euro cosa prevede che ci porterà l’exItaly? Sulla base di quali calcoli e condotte strategiche?

Insomma chi oggi saprebbe dimostrare di essere in grado di garantire un futuro sostenibile all’Italia che sia dentro o che sia fuori dalla moneta unica?

Contrariamente a quanto mi è stato rilevato nella mia ultima apparizione televisiva (vedi minuto 1:44:00), diffondere dati e conoscenza sia del passato che del presente, rende un enorme contributo a coloro i quali non vogliano cedere agli abbagli delle sempre rinnovate bugie elettorali. Sappiano essi distinguere il politico competente, aggiornato ed onesto dai ciarlatani.

Senza conoscenza non sapremo distinguere le strategie per salvare l’Italia dalle strategie per salvare la poltrona di qualcuno.

Come ho avuto modo di ripetere infinite volte, non esistono ricette miracolose, ma piani che vanno costruiti meticolosamente e scelte politiche che devono essere fatte alla luce di una seria analisi dei vantaggi, delle controindicazioni, dei rischi e delle opportunità.

Nulla può essere improvvisato o affrontato in modo semplicistico quando si affrontano questioni politiche dal punto di vista operativo, anche se il pigro e qualunquista sentire comune vorrebbe suggerire.

L’azione politica deve basarsi su questi principi e non sulla richiesta di opinioni ad una cittadinanza plagiata dai media in cui ognuno fa il proprio lavoro e non ha competenze di livello quantomeno accademico; in cui l’avvocato, l’ingegnere, il fornaio, il commesso, ecc. non hanno conoscenze di macroeconomia e di geopolitica.

Senza solide basi tecniche anche l’exItaly fatta in buona fede si tramuterebbe in una catastrofe epocale.

Tsipras, piantato in asso da Varoufakis, dimostra in pieno che non basta avere la faccia pulita quando si nuota dentro alla piscina degli squali della politica.
Quelli, con la rete, gli emendamenti e i referendum ci si puliscono il culo (wow che scoperta!).

Servono persone umili, competenti e con due coglioni così.
Meglio se sono degli squali ancora peggiori dei primi, ma a favore dell’Italia.

Se no si fa la fine della Grecia.

Capito?

IL PIÙ GRANDE SUCCESSO DELL’ANTI-EURO

Ma la sconfitta greca è anche in parte una vittoria per quanti credono che la guerra si possa vincere. Ora anche il più ingenuo idealista ha appreso dai propri stessi occhi cosa sia questa Europa e non ha più scuse per difenderla se non la codardia.

Questo, a mio modo di vedere, resta comunque un buon auspicio.

Spero che non sia solo per la gloria al motto “l’avevo detto io”.

La tappa del 2016 con possibili elezioni anticipate si avvicina ed i media non vogliono farsi trovare impreparati rispetto alla nascente moda pseudo anti eurista.

Quanti partiti (tutti) faranno il salto del fosso in nome della contraddizione a cui le masse crederanno che l’Europa è riformabile pur restando nell’Euro?

E’ così che tutti daranno la caccia ai voti.

Saranno gli stessi giornalisti che ci hanno raccontato le favole dell’Europa dei popoli e della cicala e la formica a dirci quale sarà il partito più affidabile.

Adesso si svegliano tutti (leggi l’articolo di repubblica).

Ma basterà a vincere la paura dell’ignoto (leggasi ignoranza) della gente vista la mancanza di seri piani a medio-lungo termine?

L’assist reso dall’ottusità tedesca in occasione del referendum greco ha tolto il velo che copriva gli occhi dei più illusi più di quanto siamo stati capaci noi attivisti e divulgatori in 4 anni di duro lavoro. Ciò significa che la strategia politica può cambiare verso alle cose più dell’impegno di migliaia di persone.

Di questo qualsiasi attivista dotato di un minimo di realismo già lo sapeva.

Sono i partiti che devono essere in grado di tracciare una rotta, ma per farlo devono essere ingrano di sostenerla con piani dettagliati e credibili.

Che l’esito del referendum greco sia motivo di gioia per chi lo desidera purché non diventi un successo di proprietà di nessuno, specialmente di coloro che tifano per “il pueblo” senza mai sporcarsi le mani, né di quelli che si sentono al fianco del popolo greco senza aver mai manifestato la propria contrarietà alla situazione odierna con cognizione di causa ma con i canonici “vaffanculo” di circostanza.

“IO SONO GRECO” lasciatelo dire a chi ha fatto la fame o chi è sceso veramente in piazza con i greci. Lasciatelo dire ai 101 dalmata che hanno realizzato “Il più grande successo dell’euro” e chi da anni, a partire da Paolo Barnard (e diamogliene atto perdiana) ne parla e agisce fattivamente per portare a conoscenza dell’euroscempio il maggior numero di persone possibile.

A tutti gli altri dico: che questo referendum funga quindi da stimolo capire e ad agire, piuttosto che a rimanere barricati dietro la tastiera conservando le energie per il classico salto sul carro del vincitore e a sollecitare una rapida maturazione e una urgente presa di coscienza di coloro ai quali intendiamo affidare il nostro futuro, incitandoli ad affidarsi alle persone leali e dotate di un bagaglio pluridecennale di esperienza che non mancano né in Italia, né fuori e che hanno ripetutamente dimostrato l’unico interesse di venire coinvolti per agire nel bene dell’Italia.

Autore: Costantino Rover


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