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Analisi e studi

“EUROPA, QUO VADIS? La sfida sovranista alle elezioni europee”. Il nuovo libro di P. Becchi e G. Palma, prefazione di A.M. Rinaldi (presentazione su Libero dell’11/4/2019)

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Pubblichiamo qui di seguito l’articolo apparso su Libero di ieri, 11 aprile 2019, in presentazione dell’ultimo libro di Paolo Becchi e Giuseppe PalmaEUROPA, QUO VADIS? La sfida sovranista alle elezioni europee“, con prefazione di Antonio Maria Rinaldi, edito da Paesi edizioni:

 In occasione della pubblicazione dell’ultimo libro di Paolo Becchi e Giuseppe Palma Europa, quo vadis? La sfida sovranista alle elezioni europee”, Paesi Edizioni, Roma, pubblichiamo in anteprima un estratto del libro.

Il 26 maggio si vota per il rinnovo del Parlamento europeo. Anche se sostanzialmente ha gli stessi poteri di una specie di “notaio in differita”, l’Europarlamento è chiamato per la seconda volta nella sua storia – la prima è stata nel 2014 – ad eleggere a maggioranza dei suoi componenti il Presidente della Commissione europea e ad approvare la Commissione stessa nella sua composizione finale. Abbiamo sperimentato sulla nostra pelle quanto peso abbia la Commissione nella vita di tutti i giorni, dunque il voto di maggio è molto importante.

Per votare, e votare informati, abbiamo deciso di scrivere questo libro che non solo spiega i meccanismi elettorali e le possibili previsioni post-voto, ma offre un utile vademecum su tutto quello che c’è da sapere sull’Unione europea: trattati istitutivi, istituzioni, meccanismi decisionali etc.

Un percorso che inizia dalle origini ma che concentra l’analisi dal 1992 in poi, con particolare riguardo al periodo che va dal Trattato di Lisbona in avanti. Non poteva mancare in questa ricostruzione un apposito capitolo sull’euro, argomento che – a nostro avviso – è stato frettolosamente messo da parte per concentrare tutta l’attenzione sulla revisione dei Trattati, un’impresa molto difficile non solo per la procedura particolarmente farraginosa prevista dai Trattati stessi, ma anche perché questa Unione è fondata su un patto franco-tedesco che ha preteso e pretende – come dimostra il recente Trattato di Aquisgrana – di condizionare tutti gli altri Stati membri. Sarà veramente difficile modificare qualcosa, ma in ogni caso la premessa per qualsiasi cambiamento è portare quel vento sovranista che soffia in Europa anche all’interno del Parlamento europeo. È un primo passo dal quale non si può prescindere. Non ci siamo peraltro limitati a descrivere la realtà. Ci siamo spinti a prospettare anche le soluzioni, dettagliandone strumenti ed evidenziandone fattibilità e conseguenze.

LE RADICI

L’Europa non è l’Unione europea. E su questo assunto elementare, che tuttavia in molti fanno finta di non capire, noi stessi ci dichiariamo europeisti. Ma di un’Europa delle diversità, delle molteplicità, degli Stati e della ricchezza di popoli differenti, con le proprie radici culturali. Coloro che invece ci vogliono unire tutti sotto la stessa lingua, la stessa moneta, le stesse regole di bilancio e la stessa bandiera vogliono la continuazione di un modello che si è rivelato fallimentare.

Prima della firma del Trattato di Maastricht e soprattutto prima dell’introduzione della moneta unica gli Stati del Vecchio Continente cooperavano tra loro, tanto nel commercio quanto nella produzione e nella condivisione di determinati obiettivi come la pace e la giustizia sociale, ma ciascuno conservava la propria sovranità non solo in campo economico, ma anche sulla politica monetaria e sulla produzione legislativa. Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale alla caduta del muro di Berlino l’Europa ha attraversato uno dei suoi periodi più floridi dal punto di vista economico e sociale, e per la prima volta nella storia del Vecchio Continente non si è sparato un solo colpo di cannone. I conflitti sono nati dopo il 1992, cioè dopo Maastricht, trovando il punto più alto di scontro alla prima crisi che ha investito l’euro.

STATI LIBERI E SOVRANI

Per salvare l’Europa bisogna dunque tornare all’impostazione pre-Maastricht, cioè pensare alla sua costruzione a partire dagli Stati che la formano e non dall’idea della loro dissoluzione. Stati liberi e sovrani con popoli che siano messi nelle condizioni concrete di autodeterminarsi, e allo stesso tempo inseriti all’interno di un’organizzazione confederale flessibile capace di garantire fattivamente la pace e la giustizia tra le Nazioni. Stati liberi di entrare a far parte di un sistema monetario comune, ma anche liberi di uscirne se ci si rende conto che gli svantaggi sono superiori ai vantaggi. Esattamente come liberi si è di entrare a far parte di questa Confederazione, ma anche di uscirne.

L’errore più grande sarebbe quello di voler proseguire verso qualcosa di innaturale, di totalmente artificiale, vale a dire verso gli Stati Uniti d’Europa con ulteriori cessioni di sovranità da parte degli Stati nazionali nei confronti della sovrastruttura europea. Dobbiamo invece tornare agli Stati nazionali non perché si facciano di nuovo la guerra tra loro, ma perché possano vivere pacificamente in una Confederazione di Popoli e Nazioni che si rispettino reciprocamente e collaborino tra loro in un ordine politico mondiale fondato su grandi spazi, ma che al tempo stesso valorizzi e rispetti l’autenticità e l’autodeterminazione del- le singole comunità nazionali. Ed è su questa carta che vogliamo puntare.

Articolo su Libero dell’11 aprile 2019.

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Per chi volesse acquistare il libro, potrà farlo in libreria oppure attraverso le altre principali librerie on-line:

 

 


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