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ENI vuole scorporare progetti Oil & Gas in Africa e Asia per dedicarsi di più a progetti a basse emissioni

Eni esternalizzerà parte delle proprie attività nel gas e petrolio anche a joint venture per essere più vicina agli standard di emissione

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L’Eni sta valutando di scorporare alcune partecipazioni in progetti petroliferi e di gas in Asia e in Africa per avere dei partner per il loro sviluppo, accantonando al contempo più denaro in progetti energetici a bassa emissione di carbonio, hanno dichiarato a Reuters fonti della major italiana.

Per anni, Eni ha adottato un approccio diverso allo sviluppo dell’energia convenzionale e verde, a differenza di altre grandi aziende internazionali del settore petrolifero e del gas.

Ora la società italiana sta cedendo o creando joint venture per gestire le attività petrolifere e del gas a livello internazionale, mentre raggruppa alcune iniziative e progetti a basse emissioni di carbonio in aziende separate.
La chiave di questi spin-off e della cosiddetta ‘strategia satellite’ sono i bilanci separati delle società. Questo permetterà alla casa madre di mostrare bilanci, anche nelle valutazioni ESG, molto “Green”.

“Il modello satellitare è un approccio che abbiamo costruito per avere fonti di finanziamento aggiuntive per tenere insieme la necessità di soddisfare la domanda di prodotti tradizionali, sviluppando al contempo nuovi prodotti più ecologici”, ha detto a Reuters il direttore finanziario di Eni, Francesco Gattei.

Ad esempio, alla fine dello scorso anno Eni ha concordato di vendere una quota del 9% della sua unità energetica a basse emissioni di carbonio Plenitude, che valuta l’attività a circa 10,8 miliardi di dollari (10 miliardi di euro). Plenitude è attiva nel mercato della generazione di energia, comprese le fonti di energia rinnovabile, nella vendita di energia e di soluzioni energetiche e in una vasta rete di punti di ricarica EV.

Il mese scorso, inoltre, il Gruppo italiano ha raggiunto un accordo con il principale produttore britannico di petrolio e gas Ithaca Energy per combinare in una joint venture sostanzialmente tutte le sue attività upstream nel Regno Unito, escluse le attività nel Mare d’Irlanda Orientale e le attività CCUS, in “una mossa strategica per rafforzare significativamente la sua presenza sulla piattaforma continentale del Regno Unito”.

Commentando l’accordo, l’Amministratore Delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha dichiarato: “Questo accordo rappresenta un ulteriore esempio di adattamento di Eni alle esigenze del mercato energetico in evoluzione e, in questo caso, di utilizzo del nostro Modello Satellite di successo”.

Secondo fonti aziendali che hanno parlato con Reuters, Eni sta ora valutando lo spin-off di progetti di petrolio e gas in Indonesia e Costa d’Avorio. Questi progetti saranno la base per nuove joint venture che, apparentemente, li staccheranno dal controllo della società che, in questo modo, potrà vantare un maggiore impegno ecologista, pur continuando a mantenre un piede nell’energia tradizionale.

All’inizio di quest’anno, Eni ha annunciato un’importante scoperta nell’offshore della Costa d’Avorio, la seconda più grande del Paese, dopo il giacimento Baleine scoperto da Eni nel settembre 2021.

Nell’offshore dell’Indonesia, Eni ha annunciato alla fine dello scorso anno un’importante scoperta di gas nel bacino di Kutei, a circa 85 km (53 miglia) dalla costa del Kalimantan orientale.


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