Energia
ENI ritorna in Libia: il cane a sei zampe guida la ripartenza energetica nel Mediterraneo
ENI torna a trivellare in Libia: cosa significa il ritorno del gigante italiano per le nostre bollette e la sicurezza energetica nel Mediterraneo.

L’Eni ha ripreso le operazioni di trivellazione al largo delle coste libiche dopo una pausa di cinque anni causata dalla pandemia di Covid.
La National Oil Corporation of Libya ha dichiarato che la multinazionale italiana ha avviato le trivellazioni di petrolio nel Blocco 16/4 nella parte nord-occidentale delle acque territoriali del Paese e che presto completerà i lavori sul pozzo di esplorazione avviati nel 2020.
Il ritorno di Eni in Libia segue quello di altre grandi compagnie petrolifere, tra cui Shell e BP, che all’inizio di quest’anno hanno firmato nuovi accordi con il governo libico per lavori di esplorazione nel settore petrolifero e del gas. Anche Exxon ha firmato la sua disponibilità a tornare in Libia.
A luglio, la NOC ha firmato un memorandum d’intesa con BP in base al quale la multinazionale britannica condurrà studi per valutare il potenziale di esplorazione e produzione di idrocarburi nei giacimenti di Messla e Sarir, nonché in alcune aree di esplorazione circostanti.
Separatamente, la compagnia petrolifera libica ha raggiunto un accordo con Shell affinché la major petrolifera e del gas valuti le prospettive di idrocarburi e conduca uno studio di fattibilità tecnica ed economica completo per sviluppare il giacimento di al-Atshan e altri giacimenti di proprietà esclusiva della NOC, escludendo qualsiasi area in cui terzi, diversi dalla NOC e dalla Shell, abbiano diritti.
Gli accordi suggeriscono che la situazione politica in Libia sta migliorando, almeno in una certa misura, motivando le grandi compagnie petrolifere a riprendere le operazioni nel Paese. Sono inoltre fondamentali per i piani del governo libico di aumentare considerevolmente la produzione di petrolio e gas. Secondo un aggiornamento di agosto della National Oil Corporation, la produzione petrolifera del Paese dovrebbe aumentare fino a 2 milioni di barili al giorno entro il 2028. Un mese dopo, la National Oil Corporation ha previsto un aumento fino a 2 milioni di barili al giorno entro la fine di quest’anno. Alla fine di settembre, la Libia produceva quasi 1,39 milioni di barili di greggio al giorno, in leggero calo rispetto agli 1,4 milioni di barili al giorno di agosto.
Domande e Risposte per i Lettori
1. Perché il ritorno di ENI in Libia è così importante per l’Italia? Il ritorno di ENI è strategico per diversi motivi. Innanzitutto, rafforza la sicurezza energetica nazionale, garantendo un accesso privilegiato a una fonte di idrocarburi vicina e abbondante. In secondo luogo, consolida la presenza geopolitica dell’Italia in un’area, il Mediterraneo, di fondamentale interesse storico ed economico. Infine, il successo delle operazioni di ENI genera profitti e know-how che ricadono positivamente sull’intero sistema-paese, confermando il ruolo del “Cane a sei zampe” come braccio operativo della politica estera ed energetica italiana.
2. La situazione in Libia è ora considerata sicura per gli investimenti? La situazione è migliorata, ma non si può definire completamente sicura. La ripresa delle attività da parte di colossi come ENI, Shell e BP indica una “ragionevole” fiducia nella stabilità a medio termine, almeno per quanto riguarda le aree operative offshore e le principali infrastrutture energetiche. Tuttavia, la Libia rimane un paese politicamente frammentato, con tensioni latenti tra le diverse fazioni. Gli investimenti comportano ancora un rischio calcolato, ma le potenziali ricompense, date le immense riserve del paese, sono considerate superiori ai pericoli.
3. L’aumento della produzione libica avrà un impatto sui prezzi della benzina? Un aumento significativo e stabile della produzione libica potrebbe contribuire, nel medio-lungo periodo, a calmierare i prezzi globali del greggio. Aumentando l’offerta sul mercato, si esercita una pressione al ribasso sui prezzi. Tuttavia, l’impatto sul prezzo finale alla pompa per i consumatori è più complesso. Quest’ultimo dipende da molti altri fattori, tra cui il costo della raffinazione, la logistica, il cambio euro-dollaro e, soprattutto, il peso delle tasse e delle accise, che in Italia costituiscono una parte preponderante del prezzo finale.

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