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ENI investe anche nella fusione nucleare per il raggiungimento dell’autonomia energetica italiana
Il colosso italiano dell’energia ENI ha firmato un accordo di cooperazione con la CFS per accelerare lo sviluppo di centrali a fusione, prevedendo la realizzazione di un prototipo operativo già nel 2025 e del primo un impianto commerciale nei primi anni 2030. Questo non è l’unico impegno industriale legato al nucleare in Italia, mentre il Paese sta rivalutando questa fonte energetica abbandonata sulla spinta emozionale dell’incidente di Chernobyl.
L’accordo che lega ENI e Commonwealth Fusion Systems, nata da uno spin off del MIT, prevede una cooperazione per accelerare lo sviluppo e la commercializzazione dell’energia da fusione nucleare. Le due società hanno iniziato a lavorare assieme già nel 2018, con Eni che ha accresciuto il suo ruolo di azionista fino a diventare l’investitore più importante di CFS.
Le società stanno sviluppando SPARC, un tokamak innovativo compatto, che dovrebbe diventare il primo impianto pilota al mondo a confinamento magnetico con produzione netta di energia da fusione, che sarà operativo nel 2025.
SPARC aprirà la strada ad ARC, la prima centrale elettrica commerciale in grado di immettere elettricità nella rete. Si prevede che sarà operativa all’inizio del 2030.
Progressi in corso. Le aziende sono balzate agli onori della cronaca nel settembre 2021, quando il Cfs ha testato con successo la sua tecnologia originale e brevettata per i superconduttori , che ha prodotto i magneti più forti nel loro genere, e che gli consentirà di confinare il plasma a 150 milioni di gradi che circolerà nel suo reattore a fusione.
“Eni è stata la prima azienda energetica a credere e investire nella fusione, che potrebbe dare un contributo importante alla transizione energetica una volta sviluppata a livello industriale“, si legge in una nota della società.
Guardando al futuro: “Vedremo la prima centrale CFS basata sulla fusione a confinamento magnetico all’inizio del prossimo decennio, e poi avremo quasi due decenni davanti a noi per implementare la tecnologia e raggiungere gli obiettivi di transizione energetica entro il 2050“, ha dichiarato l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi.
“Avere questa tecnologia a livello industriale, che fornisce grandi quantità di energia a zero emissioni di carbonio prodotta in modo sicuro, pulito e virtualmente inesauribile, significherà contribuire in modo sostanziale alla sfida della transizione energetica. Per questo siamo di fronte a una svolta tecnologica potenzialmente epocale“.
“Ora rafforziamo ulteriormente questa collaborazione con le nostre competenze ed esperienze, con l’obiettivo di accelerare il più possibile il percorso di industrializzazione della fusione“.
Altrove nel settore: questa settimana, altre aziende energetiche italiane – Edison e Ansaldo – hanno firmato una lettera di intenti con il colosso francese EDF per collaborare allo sviluppo del nucleare a fissione in Europa, Italia compresa, soprattutto nel campo dei piccoli reattori modulari.
“Il nucleare è una strada non solo percorribile ma anche necessaria alla luce degli attuali imperativi socio-economici“, ha dichiarato al nostro sito Gianpiero Zinzi, deputato della Lega che ha recentemente presentato una risoluzione a sostegno della costruzione di moderne centrali nucleari.
Ha aggiunto che le sinergie tra il Piano Mattei (il piano italiano per il raggiungimento dell’autonoma energetica tramite una rete di investimenti e di positive relazioni con l’estero) e il nucleare pulito di quarta generazione sono “tangibili e concrete”.
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