Attualità
È vero che il debito pubblico sta ipotecando le generazioni future? PARTE 2
Debito pubblico e generazioni future, stiamo davvero ipotecando il domani?
Nella prima parte, pubblicata ieri abbiamo illustrato tecnicamente come avviene la creazione del debito e come, senza entrare in giudizi, sia la politica a dover indirizzare nel modo più corretto le risorse.
Che piaccia o meno, la spesa pubblica soggiace ai meccanismi del debito che, gioco forza, mette la finanza a fare le veci del prestatore con tutte le conseguenze del caso.
Ma non è la critica, l’obiettivo di questo pezzo, dato che ne abbiamo fatta più e più volte in molte altre occasioni.
Ciò che è nostro interesse è sfatare i miti legati più alle narrazioni televisive che della realtà.
Le generazioni future e la speculazione
Quindi semmai il problema che dovrà preoccupare le generazioni future saranno le rendite a cui legheranno i debiti futuri. Infatti se troppo elevate, sono quelle che strangolano l’economia. Da tassi sui titoli elevati dipendono aumenti di tasse e austerity, cioè nuovi tagli. Anche questo è un tema che abbiamo trattato nel nostro libro e che ci farebbe dilungare troppo in questa sede.
Comunque, con lo stesso meccanismo appena descritto (o simile prima del 1982) lo Stato ha fatto sì di immettere nell’economia il denaro necessario allo sviluppo economico.
Con quella spesa pubblica abbiamo potuto studiare, formarci, aprire un’attività, mandare la famiglia in vacanza e i figli a scuola, costruirci una casa e così via.
Il debito pubblico di oggi somma su di sé anche soldi creati dal nulla dallo Stato nei decenni di quasi tutto il Novecento. E anche prima. Qualcuno lo vede come un debito cattivo, altri lo considerano un’eredità lasciata da chi ci ha preceduto.
Quindi il vero quesito è: le generazioni future avranno l’opportunità o sapranno difendersi dalla speculazione sui titoli pubblici?
Lo Stato è un intermediario tra gli investitori e i cittadini,
che affida alla politica dove fare andare i soldi investiti
In pratica il debito pubblico è un trasferimento di capitali dal prestatore ai cittadini, garantito dallo Stato. Attraverso questo patto, lo Stato si impegna a restituire il prestito gravato da una rendita, con la raccolta delle tasse e con l’emissione di altri titoli di Stato.
Ciò significa che la somma di tutto il denaro speso dallo Stato corrisponde alla virgola agli investimenti di chi ha acquistato i titoli di debito pubblico.
Il bilancio pubblico
Ecco che, semplificando molto, lo Stato ha scritto nel suo bilancio, sotto la voce dei passivi la somma del debito pubblico.
Vice versa, se presumiamo di sommare i bilanci di tutti i cittadini e le imprese a cui sono arrivati questi soldi, è evidente che la stessa somma comparirà sotto la voce degli attivi dei settori che ne hanno beneficiato.
È anche evidente che se tutti abbiamo speso bene i soldi raccolti, avremo creato valore attraverso l’edificazione di strutture pubbliche da tramandare alle generazioni future e la produzione di merci e servizi sempre più utili ed efficienti.
È vero che le future generazioni dovranno pagare i nostri debiti?
Come abbiamo ampiamente spiegato nel libro di economia spiegata facile è prassi normale che ogni titolo di debito pubblico venga rinnovato alla scadenza. Un titolo pubblico, esattamente come il titolo di una società che si quota in borsa può essere comprato e venduto, ovvero ceduto ad un terzo, liquidato oppure rinnovato alla scadenza.
Cosa significa? Significa che alla scadenza, il suo proprietario potrà rinnovare il proprio investimento in quel titolo, lasciando il suo capitale impegnato pur riscuotendo la rendita maturata o lo cederà a qualcun altro.
Se alla scadenza non viene rinnovato lo Stato liquiderà la posizione esistente (a suon di tasse) e ne emetterà di nuovo.
Non sta bene? Allora la reale alternativa sono i servizi privati.
Poi c’è il caso dei titoli pubblici (a dire il vero non solo quelli pubblici) acquistati dalla BCE, che segue la stessa prassi. La BCE rinnova i titoli posseduti ad ogni scadenza e rilascia alle banche centrali dei singoli Stati dell’Eurozona la rendita maturata.
Quindi possiamo asserire che il debito pubblico è per sua natura PERPETUO. Quindi non verrà mai chiesto il suo rimborso.
Se ciò non fosse vero, avremmo assistito almeno una volta alla sua completa restituzione.
Un debito pubblico può anche calare?
Certamente, ma ciò avviene per effetto della riduzione dell’emissione di nuovi titoli di debito, non certo perché se un investitore che possiede dei titoli e decide di rinnovarli, lo Stato glielo impedisca.
Una cosa è certa: con il passare degli anni il peso delle baby pensioni o di quelle retributive (così invise agli italiani, che si lamenteranno anche delle loro, con il sistema contributivo) non saranno più sulle spalle delle generazioni future.
Vice-versa le abbiamo sopportate noi delle generazioni recenti…
Possiamo fare debito illimitato?
Benché oggi, dopo le progressive cessioni di sovranità monetaria, l’economia ricopra un ruolo subalterno alla finanza, tutto ciò di cui abbiamo visto in questo articolo ci insegna che ci sarà sempre chi investirà per trarre profitto e chi dovrà garantire (con il suo lavoro) la rendita a costoro.
È evidente che ci sarà propensione a prestare soldi quando ci saranno le dovute garanzie che il suo investimento verrà onorato. È una legge universale che riguarda qualsiasi mercato azionario.
E ciò viene determinato, non dalla stabilità o dall’affidabilità del Governo di turno, come dimostra la stabilità dello spread in presenza di governi fallimentari graditi ai mercati e alla UE.
Piuttosto dipende dal fatto che l’economia funziona oppure dalla presenza del prestatore di ultima istanza capace di acquistare (quindi far sì che il valore resti stabile) i titoli di debito.E questo viene dimostrato dal quantitative easing della BCE proprio durante i periodi di maggiore instabilità economica (e sotto i governi più graditi all’establishment).
È tuttavia evidente che la liquidità disponibile dovrà essere sufficiente al sostegno dei corretti rapporti insiti nell’economia e non superiore. Pena squilibri e disfunzioni come l’inflazione (vedi libro di economia spiegata facile).
Non dimentichiamoci che il denaro non è solo una riserva di valore, ma per noi comuni mortali è soprattutto un mezzo di scambio.
Quindi no, non esiste il concetto di debito illimitato.
Dovrà aumentare in periodi di recessione e di assenza di stimoli da parte del settore privato.
Potrà calare quando l’economia cresce e l’export tira.
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