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Draghi chiama all’Unione fiscale solo per fornire un alibi al fallimento della UE

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Mario Draghi ha scritto un interessante articolo che, nascondendosi dietro l’alibi della mancata unione fiscale, non fa altro che sottolineare una realtà oggettiva: l’Euro è fallito, la UE è fallita e neppure i grandi burocrati stanno molto bene. 

L’Euro è fallito per i motivi che chiaramente aveva già identificato il Professor Guarino a suo tempo: non può esistere una moneta senza uno stato alle spalle con cui collaborare e che implementi le politiche fiscali necessaria alla crescita economica. Non può esserci una politica monetaria neutra da un lato e una politica fiscale attiva dall’altro. Se non c’è politica monetaria, non c’è politica fiscale, ma questo disarma completamente gli stati, che non decidono più nulla, oltre che tradire la base democratica dell’Occidente stesso.

Draghi ammette che la sua politica monetaria dal 2012 in poi, il “Whatever it takes”, non è stata la soluzione ai problemi dell’Euro, ma un palliativo. L’ex governore ha solo fornito una sorta di morfina monetaria, anestetizzando le divergenze economiche e fiscali con una grossa flebo di tassi negativi, ma questo non ha risolto la crisi, l’ha resa solo  meno dolorosa. I motivi del fallimento dell’Euro non sono stati eliminati, solo resi meno dolorosi.

La malattia è avanzata e sta approssimandosi allo stato finale: la crisi industriale è evidente, lapalissiana. La crisi demografica viene utilizzata come giustificazione per una politica migratoria incontrollata che non rinnova, ma distrugge l’Europa. La crisi innovativa ha trasformato la UE nel centro mondiale della burocratizzazione, da quello che un tempo era in centro dell’innovazione, della ricerca, della creatività e della moda.

Draghi quindi consiglia la via non per il salvataggio dell’Europa, ma di quella classe burocratica e di potere che ha creato il problema stesso. Dato che la politica monetaria unica è fallita, allora creiamo una politica fiscale unica, dandola in mano ad un potere antidemocratico che non conosce nulla dell’Europa, figuriamoci del mondo, fuori dai confini della Bolla di Bruxelles. Dato che le politiche climatiche non hanno abbastanza distrutto l’industria, allora la soluzione è più politiche climatiche, che distruggano industria e agricoltura in modo più radicale. Dato che la non si è ancora realizzato sufficientemente il distacco fra democrazia e potere, allora diamo ad orgaani burocratici irresponsabili e non eletti ancora più potere, in modo che governino in modo ancora più antidemocratico e assolutistico. La chiamata di Draghi non è verso il completamento dell’Europa federale che nessuno vuole, ma un appello alle élite irresponsabili perché completino il lavoro di distruzione malthusiana

Il sempre ottimo Musso vede nel discorso di Draghi un avviso alla Germania che non si può andare avanti in questo modo, proprio perché Berlino, con il folle tentivo di divenire “Leader mondiale green”, ha rinunciato al proprio ruolo di guida economica europea. Non puà guidare il benessere, non può guidare neppure la difesa della UE. La guerra in Ucraina ha rivelato il fallimento industriale tedesco: senza Washington Putin cenerebbe amabilmente a Kiev. Ora ll’unica via di sopravvivenza per la UE sarebbe tornare alla concorrenza darwiniana fra singoli stati, o aggregazioni omogenee degli stessi, che generino nuove idee e con monete che supportino la crescita economica e si adattino alle economie, ma non cfedo che la perseguiremo. Le élite sono ancora troppo forti e cercheranno di portare tutti a fondo con se piùttosto che rinunciare al potere malamente guadagnato.

L’Europa sta andando verso una bara economica e demografica e Draghi laa sta aiutando nel percorso. Una bella bara, color verde.


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