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Dopo il referendum i domenica, il Venezuela attaccherà veramente la Guyana? Intanto il Brasile muove le truppe

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I media latinoamericani citano i servizi segreti brasiliani, secondo i quali il Venezuela si starebbe preparando a invadere la Guyana nei prossimi giorni, in seguito all’intensificarsi della disputa sul territorio di Essequibo, ricco di petrolio.

Le notizie sui presunti preparativi per un’invasione della Guyana non possono essere verificate in modo indipendente e, per il momento, si tratta di voci mediatiche attribuite a fonti dell’intelligence brasiliana.
L’Essequibo si trova tra la Guyana e il Venezuela, di cui entrambi rivendicano la sovranità, mentre il Venezuela sta pianificando un referendum per domenica per determinare il futuro proprietario del territorio. Per chi volesse conoscere in modo approfondito tutta la vincenda anche dal punto di vista storico, indichiamo la lettura di un questo nostro articolo di mesi fa sulla questione che, in realtà, ha radici secolari, ma evoluzioni recenti legate allo sfruttamento dei giacimenti petroliferi offshore da parte della Guyana.

Il territorio di oltre 61.000 miglia quadrate equivale a due terzi del territorio della Guyana ed è anche il sito di una serie di enormi scoperte petrolifere offshore da parte della Exxon. Queste scoperte, la prima delle quali è stata annunciata nel 2015, hanno rinvigorito la rivendicazione del Venezuela sul territorio.Appare evidente, consultanto una carta, che l’area pretesa dal Brasile viene quasi a costituire un’annessione della Guyana.

Secondo l’Associated Press, il referendum di domenica fa temere ai residenti di Essequibo cosa potrebbe accadere in seguito.

Ad aggravare le tensioni, venerdì è prevista la decisione della Corte internazionale di giustizia (CIG) sulla richiesta della Guyana di “misure provvisorie” che potrebbero impedire al Venezuela di tenere il referendum di domenica.
Il leader venezuelano Nicolas Maduro ha accusato gli Stati Uniti di cercare di appropriarsi delle sue risorse petrolifere per quanto riguarda le scoperte e la produzione di petrolio offshore della Guyana, sostenendo che Washington intende militarizzare l’area. In realtà, in passato, era stato il Brasile a minacciare un intervento in tutela della Guayana. Intanto Brasilia rafforza la presenza militare nel nord del Paese, proprio al confine con l’area che sarebbe interessata al conflitto.

La Guyana è un paese povero e non molto abitato, militarmente non comparabile con il Venezuela, che ha ricevuto armi dalla Russia in abbondanza e che ha uno degli eserciti più potenti del Sud America. Senza aiuti esterni potrebbe fare ben poco, per quanto recentemente siano incrementate le attività addestrative con le forze USA.

In gioco c’è il più allettante giacimento petrolifero di frontiera offshore del mondo, dove la Exxon controlla il blocco Stabroek di 6,6 milioni di acri, che finora ha visto più di 30 scoperte petrolifere di livello mondiale contenenti più di 11 miliardi di barili di risorse petrolifere stimate. Una mossa che potrebbe aver disturbato il Venezuela, in quanto paese OPEC, è stata probabilmente la volontà della Guyana di non applicare nessuna quota e di sfruttare al massimo le proprie risorse, anche nella coscienza che il petrolio potrebbe non essere una risorsa interessante per sempre. Però questo disturba il maggior possessore di risorse del Sud America, il Venezuela.

All’inizio di novembre, la Exxon ha avviato la produzione del suo progetto Payara nel Blocco Stabroek, che porterà la produzione di greggio della Guyana a 620.000 barili di petrolio al giorno. La terza FPSO della Exxon, Prosperity, è stata avviata prima del previsto e aggiungerà 220.000 bpd, ha dichiarato la Exxon. La scadenza originaria per la FPSO era la prima metà dell’anno prossimo, con l’entrata in funzione di nuovi pozzi.

 

 

 


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