Attualità
Disney inizia un altro giro di licenziamenti. Troppe assunzioni e troppi flop
Un articolo di Bloomberg conferma quello che molti lavoratori temevano: è iniziata la seconda fase dei pesanti licenziamenti alla Disney. La scorsa settimana, una nota interna della Walt Disney avvertiva della seconda fase di licenziamenti che avrebbe interessato migliaia di posizioni nelle divisioni TV, film e parchi a tema e perfino interi gruppi aziendali. Ora il piano è realtà.
La seconda fase del taglio di posti di lavoroi durerà fino a giovedì e si prevede che eliminerà 4.000 lavoratori dall’unità di intrattenimento, dai parchi a tema e dalle divisioni esperienze e prodotti. I tagli riguarderanno tutte le divisioni dell’azienda, dalla sede centrale di Burbank, in California, al Connecticut, dove hanno sede le reti sportive ESPN. L’azienda ha dichiarato che i lavoratori a ore dei parchi a tema non saranno interessati. –Bloomberg
A febbraio la Disney ha annunciato l’intenzione di eliminare 7.000 posizioni dai suoi 220.000 dipendenti, per risparmiare 5,5 miliardi di dollari all’anno. “La difficile realtà di molti colleghi e amici che lasciano la Disney non è qualcosa che prendiamo alla leggera”, ha dichiarato la Disney in un comunicato.
Il vecchio e allora nuovo amministratore delegato della Disney, Bob Iger, è uscito dalla pensione a novembre per guidare gli sforzi di ristrutturazione. Ha nominato alleati chiave nell’azienda, tra cui Alan Bergman e Dana Walden, i co-presidenti di Disney Entertainment. Iger ora cerca di curare gli errori da lui stesso causati: una crescita ipertrofica, fatta di acquisizioni non sempre coerenti e ragionate, e l’aver poi seguito una politica di produzioni media “Woke” anche per linee come quella di Star Wars e della Marvel. Gli ultimi prodotti di queste case sono stati dei costosissimi flop odiati dai fan. Marvel è ormai un brand distrutto, un po’ come Bud Light. Alla fine Disney+ perde 1,5 miliardi di dollari, nonostante gli investimenti.
Le azioni Disney si sono dimezzate dal picco raggiunto all’inizio del 2021 e sono tornate ai minimi dell’epoca covid
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