Economia
Allarme per la preparazione bellica USA: troppa dipendenza dalla Cina
Un rapporto scioccante di Govini rivela che la base industriale della difesa statunitense è ancora profondamente legata ai fornitori cinesi, sollevando gravi preoccupazioni sulla capacità degli Stati Uniti di affrontare un conflitto imminente

Nonostante gli sforzi dichiarati per “disaccoppiarsi”, gli Stati Uniti si trovano in una posizione vulnerabile se dovesse scoppiare un conflitto con la Cina. È quanto emerge dal rapporto annuale “National Security Scorecard” della società di analisi dati Govini. Nel 2024, le aziende cinesi rappresentano ancora il 9,3% dei principali fornitori (Tier 1) coinvolti nei maggiori programmi di difesa statunitensi in nove settori critici.
“Non Siamo Pronti per la Guerra”: L’Allarme di Govini
“Gli Stati Uniti non sono preparati per la guerra che potremmo dover affrontare se la Cina dicesse: ‘Oggi è il giorno'”, ha dichiarato Tara Dougherty, CEO di Govini, la società di Washington specializzata in informazioni sull’acquisizione della difesa.
I ricercatori di Govini hanno analizzato i dati di spesa del Dipartimento della Difesa statunitense in nove aree chiave: aviazione, marittimo, C4I (comando, controllo, comunicazioni, computer e intelligence), supporto missione, nucleare, missili e munizioni, terrestre, difesa missilistica e spazio. La loro conclusione è allarmante: le catene di approvvigionamento statunitensi sono “incredibilmente fragili”. La Cina, classificata come nazione “avversaria”, ospita il maggior numero di fornitori di primo livello.
I Settori Più a Rischio e la Sorprendente Verità sul Nucleare
Il settore della difesa missilistica è quello che mostra la dipendenza più significativa dai fornitori cinesi, con una quota dell’11,1%. Il settore nucleare ha la dipendenza minore, attestandosi al 7,8%, con il 45% dei fornitori basati negli Stati Uniti. Tuttavia, anche qui la Cina gioca un ruolo preponderante: tra i fornitori stranieri per il settore nucleare, la Cina ne conta ben 534, superando di gran lunga alleati come Canada (405) e Regno Unito (366). A rendere la situazione ancora più critica, il numero di fornitori cinesi in questo settore è aumentato del 45,5% rispetto all’anno precedente.
La Spada di Damocle dei Minerali Critici
Il rapporto evidenzia anche che numerosi sistemi d’arma – da centinaia nei settori aeronautico e marittimo a una manciata in quello nucleare – dipendono in modo cruciale da minerali critici, la cui produzione è dominata dalla Cina. “Il recente divieto cinese sull’esportazione di minerali critici sottolinea questa vulnerabilità”, si legge nel rapporto, riferendosi alle mosse ritorsive di Pechino di imporre controlli sulle esportazioni di elementi delle terre rare e altri materiali critici nell’ambito della sua guerra tecnologica e commerciale con Washington.
Un precedente rapporto di Govini, risalente ad aprile, aveva già rivelato che 80.000 parti di armi negli Stati Uniti sono realizzate utilizzando antimonio, gallio, germanio, tungsteno o tellurio. Con l’offerta globale di questi cinque minerali critici dominata dalla Cina, quasi il 78% di tutti i sistemi d’arma statunitensi potrebbe essere colpito dalle restrizioni all’esportazione.
Innovazione: la Cina supera gli USA
Un altro campanello d’allarme arriva dal fronte dell’innovazione. Il rapporto ha confrontato il numero di brevetti concessi in ciascun settore negli ultimi anni, scoprendo che la Cina ha superato gli Stati Uniti nella maggior parte di essi.
Eradicare la Dipendenza: Una Missione Impossibile?
Nonostante il rapporto metta in luce le vulnerabilità nella catena di approvvigionamento militare americana, Tara Dougherty suggerisce che eliminare completamente i fornitori cinesi potrebbe non essere fattibile. “Non sono nemmeno sicura che sradicare la Cina dalla catena di approvvigionamento sia l’obiettivo giusto”, ha affermato, suggerendo invece che sarebbe meglio identificare e rafforzare i componenti più critici. “Penso che si tratti di sezionare queste piattaforme in ciò che è critico e ciò che non lo è”, ha aggiunto.
Il rapporto ha inoltre evidenziato altri fattori di rischio, come un’eccessiva dipendenza dai principali appaltatori e la presenza di piccoli fornitori che operano con tecnologie obsolete, forza lavoro invecchiata e margini di profitto esigui. “Circa la metà delle parti [di ricambio] presenta almeno un fattore di rischio importante”, ha concluso Dougherty. La concenrazione nelle forniture, cn l’assenza di fornitori controllati dallo stato, è sempre un fattore di rischio.
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.

You must be logged in to post a comment Login