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Difesa Anti-Drone: l’illusione delle soluzioni “Low Cost” e la dura lezione ucraina

Droni killer a basso costo: l’Ucraina svela l’illusione delle difese economiche. Ecco perché sistemi come il vecchio Gepard sono ancora insostituibili e i costi reali che la NATO deve affrontare per non essere impreparat

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Gli attacchi notturni russi con sciami di droni sull’Ucraina e le recenti “visite” di questi velivoli nello spazio aereo della NATO, come in Polonia, hanno acceso un faro su una questione tanto tecnica quanto economica: come ci si difende da una minaccia aerea a basso costo, persistente e numerosa? La risposta, purtroppo, non è quella semplice e rassicurante che molti vorrebbero sentire. Con l’ausilio della rivista tedesca di geostrategia Hardpunkt abbiamo analizzato il problema e cercheremo di darvi qualche indicazione sensata, che vada un po’ al di là della superficialità di molti media.

È un dato di fatto, quasi un’ovvietà, che mandare in volo un caccia da svariate decine di migliaia di euro l’ora per abbattere un drone che ne costa poche migliaia, o lanciare un missile da un milione di euro, non sia una strategia sostenibile nel lungo periodo. È l’apoteosi della guerra asimmetrica, dove l’attaccante, con una spesa minima, costringe il difensore a un salasso economico per mantenere la sicurezza.

In questo contesto, fioriscono, soprattutto sui social media, le proposte di soluzioni “smart”, economiche e facilmente reperibili, spesso basate su altri droni intercettori. La promessa è allettante: combattere ad armi pari, o addirittura con un vantaggio di costo per la difesa. Il problema, come dimostra la cruda realtà del fronte ucraino, è che queste “soluzioni rapide” spesso non sono né risolutive né, alla fine dei conti, così economiche.

Drone russo Geran 3

Un Cielo Diverso: Perché l’Europa non è l’Ucraina

Prima di tutto, è fondamentale sgombrare il campo da un equivoco: la difesa aerea in Ucraina e quella in un paese europeo in tempo di pace sono due mondi distinti.

  • Spazio Aereo: Quello ucraino è chiuso al traffico civile, sia merci, sia passeggeri. Quello europeo è uno dei più congestionati al mondo, solcato non solo da aerei di linea, ma anche da migliaia di velivoli da turismo e piloti amatoriali.
  • Regole d’Ingaggio e Danni Collaterali: In Ucraina, la priorità assoluta è neutralizzare la minaccia. In un’Europa in pace, l’idea che i detriti di un drone abbattuto possano ferire un civile a terra è uno scandalo politico e sociale inaccettabile. L’episodio del drone russo “scortato” per quasi un’ora da caccia rumeni e tedeschi senza essere abbattuto, proprio per evitare danni collaterali, è emblematico di questa complessità.

Insomma, mentre l’Ucraina affronta un problema di volume e saturazione, l’Europa deve gestire la complessità di neutralizzare singole minacce senza paralizzare l’economia e la vita civile. Le soluzioni ucraine possono offrire spunti tecnici, ma non sono un modello importabile “chiavi in mano”.

I costi nascosti delle soluzioni “Convenienti”

Anche tralasciando gli aspetti legali e concentrandosi sulla pura tecnica, l’idea di una difesa anti-drone economica, effettuata utilizzando droni a basso costo,  si scontra con una serie di costi spesso omessi nelle presentazioni commerciali.

  1. Rilevamento, il Vero Costo: La base di ogni difesa è vedere il nemico in arrivo. Ciò che non vedi, non puoi combatterlo. L’Ucraina ha una capacità di sorveglianza aerea eccezionale, frutto di una fitta rete di sensori radar, dello scambio di dati con alleati e della sorveglianza satellitare. Creare una rete di sensori simile su scala europea ha costi enormi, che andrebbero imputati, almeno in parte, al sistema di difesa anti-drone.
  2. Portata Effettiva vs. Portata Massima: Un proiettile può volare per 5 km, anche di più se di calibro superiore, ma questo non significa che possa colpire un drone a quella distanza. Il tempo di volo dà al drone la possibilità di manovrare, anche solo cambiando leggermente velocità, rendendo il calcolo del punto d’impatto obsoleto. Lo stesso vale per i droni intercettori: la loro velocità, spesso non molto superiore a quella del bersaglio, riduce drasticamente la loro portata effettiva a seconda della direzione d’attacco.
  3. Scalabilità e Mobilità: Un singolo intercettore a corto raggio può essere economico, ma per proteggere un’area vasta ne servono migliaia, oppure devono essere montati su piattaforme mobili. Entrambe le opzioni fanno lievitare i costi in modo esponenziale, ben oltre il prezzo del singolo “proiettile intelligente” d’artiglieria.

Generalista vs. Specialista: La rivincita del Gepard, la necessità di recupero degli anni ’80

Il problema di fondo di molte soluzioni “low cost” è la loro estrema specializzazione. Sono progettate per contrastare una minaccia specifica. Ma cosa succede quando la minaccia cambia? L’Ucraina ha visto come i russi abbiano semplicemente alzato la quota di volo dei loro droni Shahed per renderli immuni alle mitragliatrici delle squadre mobili a terra, rendendo di fatto un intero sistema difensivo meno efficace.

Shahed 136, drone di costruzione iraniana in uso in Russia

In questo scenario, emerge la sorprendente efficacia di un sistema considerato da alcuni obsoleto: il cannone antiaereo semovente Gepard, progettato negli anni ’70. Perché ha così tanto successo? Perché è un generalista: una piattaforma che integra in un unico sistema mobile e protetto sensori di alta qualità ed effettori (i suoi cannoni da 35mm) in grado di affrontare un’ampia gamma di minacce, dai droni lenti ai missili da crociera.

Gepard, un vecchio sistema anti aereo, ma efficace

Non è un caso che l’Ucraina non solo ne faccia ampio uso, ma stia anche valutando di produrlo in casa e abbia recentemente ordinato a Rheinmetall il sistema Skyranger, concettualmente simile. È il segnale che, per una difesa robusta, le soluzioni specialistiche ed economiche, da sole, non bastano.

Ecco perché la ripresa del progetto Otomatic, basato su un pezzo d’artiglieria Oto Melara 76-62 ultra rapido, facilmente installabile su un mezzo, sarebbe un’altra arma ideali: sarebbe adattabile a qualsiasi minaccia subsonica, dai droni, anche ad alta quota, ai missili da crociera, agli elicotteri.  Strano che Leonardo, che ora controlla sia l’artiglieria, sia i radar per guidarla, sia ora i mezzi su cui installare la batteria, non abbia ancora composto il collage.

Il delta della realtà: i Droni che Passano

Le forze armate ucraine pubblicano quotidianamente dati sugli attacchi e sulle intercettazioni. Analizzandoli, emerge un “delta” costante: una parte dei droni arriva sempre a destinazione.

  • 17 Settembre 2025: Su 172 droni lanciati, 136 vengono neutralizzati. Ne mancano 36 all’appello.
  • 18 Settembre 2025: Su 75 droni, 48 vengono intercettati. Ben 26 colpiscono i loro obiettivi.

Questi numeri, in un paese in stato di guerra totale e con il supporto di quasi tutti i fornitori mondiali di tecnologia anti-drone, mostrano una discrepanza tra la presunta efficacia pubblicizzata di molti sistemi e la realtà sul campo. O i sistemi non sono così efficaci, o non sono disponibili nelle quantità necessarie per garantire una protezione totale. Forse in un futuro ci saranno droni intercettori dotati di AI, non monouso, ma producibili in numero tale da essere utilizzabili per l’intercettazione, come piccoli caccia. Però per ora questi mezzi non ci sono.

In conclusione, la difesa dai droni non è un problema risolvibile con un’unica, rapida e conveniente acquisizione. L’aggressore cercherà sempre di saturare le difese con la quantità, adattando costantemente la qualità della minaccia. La soluzione, per l’Europa, non potrà che essere un complesso e costoso mix di sistemi diversi: dai generalisti corazzati come il Gepard o lo Skyranger, a sistemi missilistici, fino all’integrazione di droni intercettori “low cost” come tassello di un mosaico molto più grande. La difesa dai droni è complessa, sfaccettata e in continua evoluzione. E, come quasi sempre accade, non ha un prezzo modico.

KF41 Skyranger un mezzo della famiglia dei corazzati KF

Domande e Risposte

1) Perché un sistema d’arma vecchio di 50 anni come il Gepard è così efficace contro i droni moderni, a differenza di soluzioni più recenti ed economiche?

Il Gepard è efficace perché è un sistema “generalista” e integrato. A differenza delle soluzioni “low cost”, spesso specializzate contro un solo tipo di drone, il Gepard combina in un’unica piattaforma mobile e corazzata un radar di alta qualità per il rilevamento e cannoni ad alta cadenza di tiro efficaci contro un’ampia gamma di bersagli aerei, dai droni lenti ai missili da crociera. La sua forza risiede proprio nella sua versatilità e autonomia, che gli permette di adattarsi a minacce diverse senza dover essere riprogettato. Anche l’Italia dovrebbe sviluppare soluzioni simili

2) L’articolo sottolinea che l’Europa non può semplicemente copiare la difesa anti-drone dell’Ucraina. Qual è la differenza pratica più importante che impedisce questa trasposizione?

La differenza cruciale è la gestione dello spazio aereo e il rischio di danni collaterali. L’Ucraina opera in un contesto di guerra totale con lo spazio aereo chiuso ai civili, dove la priorità è abbattere la minaccia. L’Europa, in tempo di pace, ha uno spazio aereo affollatissimo di voli commerciali e privati. Qualsiasi azione di difesa deve garantire con certezza quasi assoluta di non causare vittime o danni a terra a causa dei detriti. Questo impone regole d’ingaggio e procedure di sicurezza estremamente più complesse, rendendo inapplicabili molte delle tattiche più dirette usate in Ucraina.

3) Se le soluzioni “low cost” non sono sufficienti da sole, significa che la difesa contro sciami di droni economici è economicamente insostenibile per la NATO?

Non necessariamente “insostenibile”, ma sicuramente molto più costosa di quanto si immagini. L’articolo suggerisce che l’errore è pensare di poter risolvere il problema solo con sistemi a basso costo. La soluzione a lungo termine sarà probabilmente un approccio “a strati” (layered defense), che combina diversi sistemi. I droni intercettori economici potrebbero rappresentare il primo strato, numeroso ma con dei limiti, per affrontare la massa, mentre sistemi più sofisticati e costosi come i cannoni antiaerei (Gepard/Skyranger) e i missili interverrebbero sulle minacce che superano il primo livello o su quelle di maggior valore. Il costo complessivo sarà elevato, ma è un investimento inevitabile.

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