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Delucidazioni sulla cronistoria del MES

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Ieri Conte ha mentito:
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E visto che mi è capitato sotto gli occhi un confronto tra Calenda e Bagnai sulla natura del MES, di dicembre scorso, mi sono sentita interpellata, perché sono io che ho diffuso la notizia del fondo MES privato. Calenda diceva che era una bufala, il fondo non è un fondo privato di diritto lussemburghese e Bagnai rispondeva bene ma sul vago, come è d’obbligo in questo caso.

Calenda ha mentito, forse non sapendo di mentire, e Bagnai non avendo le carte non ha potuto contraddirlo completamente, perché il fondo sicav MES è una società anonima di diritto lussemburghese. E adesso vi spiego perché. Ma neanche io ho tutte le carte, ho solo quelle dell’EFSF. Ma è tanto quanto basta. Per il resto chiedete a Tremonti e a Monti.

Il primo fondo salva stati, l’EFSF – European Financial Stability Facility – fu costituito davanti a Notaio il 7 giugno 2010, nella forma di Società Anonima (SPA) di diritto lussemburghese. Lo statuto di quel primo fondo lo trovai qualche mese fa, in occasione del mio articolo qua pubblicato “MES: il golpe è servito” e lo trovai sul sito stesso del MES (European Stability Mechanism, in italiano Meccanismo europeo di Stabilità), da cui però adesso sembra sparito. Sempre sullo stesso sito si spiegava nello storico che l’European Stability Mechanism nacque sulla scorta dell’EFSF, che ha chiuso la sua operatività di erogare prestiti a fine 2012. Si dice anche che il MES, fatto a  immagine e somiglianza dell’EFSF, sarebbe stato la continuazione e la sostituzione del primo fondo, nato nel 2010, che andava a chiudersi.

Questo lo statuto societario dell’EFSF:

Quindi è inoppugnabile, il primo fondo salva-stati è una società privata di diritto lussemburghese. Anche il MES lo è ma visto che tutti i suoi documenti sono segreti, non sono visibili da nessuna parte. E lo è perché è fatto della stessa “carne”.

Ricordo che il primo fondo salva stati EFSF nacque sulla scorta della crisi del 2008 per prestare aiuto agli Stati in difficoltà in seguito alla crisi finanziaria mondiale, e prevedeva l’emissione degli eurobond, su cui tutti erano d’accordo, dal governo Berlusconi al Movimento 5 Stelle, tutti appassionatamente affezionati all’idea di moneta-debito.

Alla prima bozza del MES partecipò attivamente a livello europeo l’allora Direttore al Tesoro, Vittorio Grilli (1), nel 2011, che mentre era pagato dal popolo italiano per fare il Direttore generale del Ministero delle Finanze in Italia, passava gran parte del suo tempo a Bruxelles come Presidente di un misterioso Comitato Economico Finanziario per elaborare il MES (tratto da Il Club dei Monti, 2012), con un ufficio dentro la Commissione europea, per lavorare alla formazione di un governo monetario più integrato, a favore dell’asse francotedesco, con tanto di segretariato, e la missione di vigilare sul rispetto del trattato di Maastricht e di completare la terza fase dell’Unione monetaria europea.

Il 25 marzo 2011 venne adottata la decisione dal Consiglio  Europeo, (quindi dei capi di Stato e di governo, ergo Berlusconi) non per approvare lo statuto del MES, ma per modificare l’articolo 136 dei Trattati sul funzionamento dell’Unione europea. La cosa fu grave, come contestai già all’epoca (qua) perché vi fu un cambiamento dei Trattati  che normalmente richiede una procedura intergovernativa detta CIG (Conferenza intergovernativa) per arrivare a un accordo consensuale e dibattuto nei paesi e dagli Stati membri, visto che cambiare i Trattati a livello europeo è come cambiare la Costituzione a livello italiano. Tale cambiamento invece avvenne con normale decisione del Consiglio  come per le materie di ordinaria amministrazione. L’aggiunta all’articolo 136 era la seguente:

E fu proprio Gualtieri, allora eurodeputato, ad avere lavorato alla stesura per conto del Parlamento europeo dell’articolo 136.  Il “nostro” ministro delle Finanze, colui che va a negoziare in riunione segreta all’Eurogruppo per il MES “light”, fu il vero e proprio padrino del MES. Approfitto della solerzia di Borghi che su facebook ha appena pubblicato il frontespizio del parere del Parlamento europeo sulla modifica dell’art 136 in cui proprio Gualtieri era co-relatore assieme a Elmar Brok:

Il 3 agosto 2011 il Consiglio dei Ministri approvò “il disegno di legge per la ratifica della decisione del Consiglio Europeo 2011/199/Ue, che modifica l’articolo 136 del Trattato sul funzionamento della Ue relativamente a un meccanismo di stabilità (Esm – European Stability Mechanism)”, pertanto approvò l’articolo 136 e NON il testo del MES.

Il 5 agosto, però, cadde la letterina della BCE. Tremonti spiega abbastanza bene quello che succedette, in un articolo di qualche mese fa sul Sole 24 Ore. In breve, sebbene il governo avesse già incassato i complimenti per la manovra varata dalla BCE e da Bankitalia, improvvisamente la BCE nella famosa lettera che doveva rimanere segreta, chiede una manovra aggiuntiva di oltre 20 miliardi. Chiedeva pure di cambiare la Costituzione, di modificare le leggi sul lavoro, pena il ricatto dei mercati che non avrebbero più comprato i titoli del debito italiano, e secondo Tremonti, la pressione venne esercitata per “per forzare l’Italia verso l’ipotesi di un abnorme finanziamento al “Fondo Salva Stati”, fondo che avrebbe dovuto essere usato non per salvare la Grecia, ma le banche tedesche e francesi esposte a rischio sulla Grecia (sia detto per inciso, forse anche questo “precedente” è oggi tra le ragioni di diffidenza in ordine alla estensione del campo di applicazione del MES al salvataggio delle cosiddette “banche sistemiche”!).”

Quindi il governo Berlusconi/Tremonti non era d’accordo su come si stava prospettando il MES per l’Italia.

Con il golpe Monti, egli potenziò nel testo la possibilità di salvare le banche, iscritto nel testo dei trattati del MES approvato dagli Stati membri il 2 febbraio 2012, e sempre in quelle pressioni vi fu l’origine, secondo Tremonti, delle famose clausole di salvaguardia con la promessa di aumentare l’IVA, che ogni governo successivo si è rimpallato.

Il resto dovrebbe essere arcinoto, ma lo ripeto perché ci sono sempre dei ritardatari che abboccano alle varie fake news: la Camera e il Senato approvarono il nuovo MES a luglio del 2012, con l’opposizione totale della Lega, alcuni renitenti di FI e molti assenti della stessa forza.

Votazione Camera del MES, luglio 2012

Votazione del MES al Senato, luglio 2012

La Meloni non votò e neanche Crosetto, che andarono a fondare un nuovo partito, FdI.

Pubblico un video che ho fatto ieri sul MES e la sua cronistoria per dissipare tutte le fake news che girano sulla paternità del MES. L’ho fatto prima delle parole di Conte, di ieri sera, dove ha spudoratamente mentito sul ruolo della Meloni e della Lega nella stesura del MES attuale.

L’ambiguità nasce dal fatto che vi fu una prima stesura del MES nel 2011 ma quel testo, dopo il siluramento al governo con tanto di ricatto, non andò mai in porto, e la sottoscritta, che si occupa di MES dal 2011, non ebbe mai modo di leggere quel testo. Con Monti fu approvato un altro testo al Consiglio di febbraio 2012 poi ratificato dal Parlamento. Un testo in cui si parla di salvare le banche e non gli Stati.

Nforcheri 11/04/2020

Note

La cronistoria  istituzionale dell’attuale MES: https://temi.camera.it/leg17/temi/trattato_esm

(1) Biografia di Grilli nel 2011: Brueghel, bocconiano, ex ragioniere dello Stato, ex amministratore delegato di Credit Suisse First Boston con base a Londra, già partecipante al primo golpe, quello del 1992, quello del Britannia, come capo dipartimento tra il 1994 e il 2000 per le privatizzazioni presso il ministero italiano del tesoro, del bilancio e della programmazione finanziaria, membro dell’Aspen Institute Italia, finanziato da Rockefeller, ha ricoperto la carica di presidente della Rete di privatizzazione dell’OCSE ed è amministratore in numerose società non quotate. Presidente del Fondo EFSF, architetto del MES, (cfr. MES, la nuova dittatura europea, 27 ottobre 2011 ) .
Assieme a Bassanini, Grilli ha in comune l’appartenenza al consiglio di amministrazione della Cassa Depositi e Prestiti di cui quest’ultimo è il presidente, quel Bassanini che assieme a Monti, è stato cooptato nel Comitato Jacques Attali (cfr.http://www.senato.it/notizie/136525/150605/genpagina.htm ) dal nome del banchiere della BERS, per la liberazione della crescita economica… francese. Che ci fanno questi grand commis cooptati dalla Francia, ai vertici delle istituzioni del nostro paese???

Non c’è che dire, è proprio un governo ombra arrivato allo scoperto: non per niente Scilipoti alla Camera il giorno delle dimissioni di Berlusconi, sia pur interrotto dal presidente della Camera, Fini (sic!) – membro della European Council of Foreign Relations, finanziata da Rockefeller e Soros (in compagnia in particolare di Emma Bonino, D’Alema, Barnabé, Cohn Biendit, Pascal Lamy, presidente dell’OMC, Etienne Davignon, ex presidente onorario del Bilderberg, Javier Solana, ex Segretario generale della NATO ) nonché al Bilderberg, ha parlato di un golpe finanziario, il golpe del club dei Monti:


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