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Della nostra salute non gliene frega niente

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Le tre posizioni in campo, se non andiamo errati, sono queste, in ordine di conformismo e partendo dal basso:

  1. il Covid è un virus non letale, ma pericolosissimo perchè rischia, se oltrepassato il tipping point (il punto di non ritorno), di mandare a carte quarant’otto il Sistema Sanitario Nazionale;
  2. il Covid è un virus come tanti altri, con una carica letale ormai fortemente ridotta, di cui si stanno approfittando per instaurare un regime di polizia;
  3. il Covid è un agente patogeno sintetizzato in laboratorio con lo scopo di dare il definitivo giro di vite a un Nuovo Ordine Mondiale.

Fra coloro che si pre-occupano sinceramente della faccenda – e, credetemi, sono pochissimi rispetto alla massa annichilita dal binomio tampone-televisione – si sono create due fazioni reciprocamente (e ferocemente) ostili. Una di esse propugna la tesi numero uno ed è composta da soggetti che si considerano “buoni”. L’altra diffonde la tesi numero tre ed è composta da individui che vengono considerati “cattivi”. La tesi numero due era già bazzicata da molti poi approdati alla numero tre. Ma comincia ad essere frequentata sempre più spesso dai paladini della tesi numero uno.

In tutto questo bailamme c’è però almeno una questione sicuramente condivisa dalla squadra dei “cattivi” (supporter della tesi numero tre) su cui potrebbe convergere, oramai, anche la formazione dei “buoni” (ultrà della tesi numero uno). Si tratta dell’idea secondo cui le misure sempre più stringenti adottate con decreti da paese delle banane, e con piglio peronista, dal nostro Governo sarebbero comunque “giustificate” dalla tutela della salute. Trattasi di una narrazione cui possiamo rinunciare tutti, quale che sia l’opinione maturata rispetto alla storia della pandemia.

Diciamocelo chiaro una volta per tutte: la salute non c’entra niente. E ai nostri politici la nostra salute interessa quanto la verità al nostro sistema di informazione. Se, putacaso, il morbo uccidesse in casa o per strada senza costringere i cittadini a ricorrere alle cure ospedaliere e ai (troppo pochi) reparti di terapia intensiva, lo Stato avrebbe sicuramente adottato delle contromisure, ma non i diktat sovietici con cui stanno avvitando il tappo sul barattolo delle nostre (sempre più esigue) libertà. Lo dimostra il fatto che ogni giorno muoiono 485 persone di tumore, ma non ci risulta siano state vietate le sigarette. Così come ci sono stati, nel solo 2019, 3.173 morti e 241.384 feriti di incidente stradale, ma non è stata proibita la circolazione.

Lo Stato tollera tranquillamente queste, e molte altre, cose dannosissime per la nostra salute. E il fatto che la salute non sia una sua priorità lo dimostra il taglio brutale e indiscriminato di fondi al S.S.N. degli ultimi dieci anni. Ergo, che noi siamo “buoni” o che noi siamo “cattivi”, su una cosa potremmo comunque convenire. E dovremmo iniziare a ripetercela finché non ci entra in testa: la salute in questa partita ci entra come i cavoli a merenda.

Non è la chiave per orientarci nell’immenso casino che c’è. Qui, nella peggiore delle ipotesi, stanno approfittando di un morbo letale per cancellare i primi cinquantaquattro articoli della Costituzione. Nella migliore, hanno solo una fottuta paura che gli salti il sistema sanitario tra le mani perché sanno di averlo ridotto alla canna del gas. La salute dei poveri cristi – spesso ultra-ottanteni, pluri-patologici e crepati troppo spesso da soli in corsia (grazie alle “provvidenziali” misure anti-Covid) – importa solo al buon Dio. E ai prossimi congiunti.

Francesco Carraro
www.francescocarraro.com


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