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Economia

Dazi e Potere: efficacia dell’azione di Trump e cosa potrebbe accadere in Europa

Trump ha imposto dazi a Canada, messico e Cina, ma l’obiettivo è la riconquista della guida economica mondiale, contenendo Pechino, e ciò avrà delle conseguenze anche in Europa

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La recente imposizione di dazi da parte degli Stati Uniti a Canada e Messico, giustificata ufficialmente dalla necessità di contrastare il traffico illegale di fentanyl, sembra nascondere un obiettivo geopolitico più ampio: rafforzare il blocco occidentale, ridefinire le alleanze economiche e contenere l’ascesa della Cina come potenza globale.

In questo contesto, l’analisi dei flussi commerciali tra le principali economie mondiali rivela dinamiche interessanti, che mettono in luce come alcune nazioni siano più esposte di altre alle conseguenze di questa politica.

In particolare, il Messico, il Canada e la Germania emergono come attori centrali, mentre l’Italia sembra trovarsi in una posizione relativamente più stabile, e questo potrebbe spingere all’imposizione di dazi differenziati per stato o per categoria di prodotto. Però andiamo passo passo.

Il Messico: un partner strategico per gli USA, ma con un’ombra cinese

Il Messico rappresenta uno dei principali partner commerciali degli Stati Uniti, con un volume di esportazioni verso il vicino del nord che supera di gran lunga quello di qualsiasi altro paese. Ecco il gradico dell’export messicano

Messico: esportazioni per nazione Tradingeconomics

Questo legame economico simbiotico rende il Messico un pilastro fondamentale per l’economia statunitense, soprattutto in settori come l’automotive, l’elettronica e i prodotti manifatturieri. Tuttavia, il Messico importa anche una quantità significativa di beni dalla Cina, creando una dipendenza indiretta degli Stati Uniti dalla produzione cinese. Il secondo esportatore in Messico è proprio la Cina: 

Importazioni in messico, per nazione Tradingeconomics

Questa doppia relazione rende il Messico un obiettivo strategico per la politica dei dazi di Trump. Da un lato, rafforzare i legami commerciali con il Messico consolida il blocco occidentale e riduce la necessità di importazioni dirette dalla Cina. Dall’altro, colpire le importazioni messicane di origine cinese serve a limitare l’influenza economica della Cina nel continente americano.

In altre parole, il Messico è sia un alleato chiave che un potenziale punto di ingresso per le esportazioni cinesi verso gli USA, rendendo la sua posizione delicata ma cruciale. La pressione di Trump su questo punto sarà molto forte: del resto a che serve imporre dazi alla Cina se poi i prodotti cinesi transitano dal Messico? Sono già molte le imprese cinesi che hanno preso la strada del Messico per evitare le sanzioni, e BYD ci sta pensando. Tutto questo sarà fermato.

Il Canada: un “grimaldello” per le esportazioni cinesi?

Simile al Messico, il Canada è un altro importante partner commerciale degli Stati Uniti, con un volume di esportazioni verso sud che rappresenta una quota significativa del suo PIL.

export canadese per Sato: Tradingeconomics

Tuttavia, il Canada importa anche una grande quantità di beni dalla Cina, il che lo rende un potenziale canale per le esportazioni cinesi verso gli USA. Questo spiega perché il Canada sia stato colpito dalla politica dei dazi di Trump: l’obiettivo è chiaramente quello di chiudere qualsiasi via indiretta attraverso cui la Cina potrebbe aggirare le restrizioni commerciali.

La posizione del Canada è quindi ambivalente. Da un lato, la sua stretta relazione economica con gli Stati Uniti lo rende un alleato naturale nel contesto del contenimento della Cina.

Dall’altro, la sua dipendenza dalle importazioni cinesi lo espone al rischio di diventare un “grimaldello” per le esportazioni cinesi, una vulnerabilità che Trump sembra intenzionato a neutralizzare. La situazione è simile a quella del Messico, anche se più attenuata, ma è un altro paese che non può fare finta di nulla di fronte ai dazi.

La Germania: il tallone d’Achille dell’Europa

In Europa, la Germania emerge come il paese più esposto alle conseguenze della politica dei dazi di Trump. La sua economia, fortemente orientata all’export, dipende in modo significativo sia dal mercato statunitense che dalle importazioni cinesi, che poi finiscono in una buona fetta di prodotti definiti Made in Germany. dxxpo l’export tedesco

Export tedesco per paese, tradingeconomics

La Germania esporta una quota rilevante dei suoi prodotti negli USA, ma allo stesso tempo importa una grande quantità di beni dalla Cina, inclusi componenti essenziali per la sua industria manifatturiera.

Import tedesco per paese, Tradingeconomics

Inoltre, una parte delle importazioni tedesche dai Paesi Bassi, in particolare dal porto di Rotterdam, non sono altro che merci cinesi che transitano attraverso il principale hub logistico d’Europa. Questo rende la Germania doppiamente vulnerabile: da un lato, una riduzione delle esportazioni verso gli USA potrebbe danneggiare la sua economia; dall’altro, la dipendenda dalle importazioni cinesi è un vero e proprio pugno nell’occhio per le politiche americane attuali.

In questo contesto, la Germania rischia di diventare il tallone d’Achille dell’Europa nella strategia di contenimento della Cina. La sua dipendenza dalle importazioni cinesi e dalle esportazioni statunitensi la rende un anello debole nella catena del blocco occidentale, esponendola a pressioni economiche e politiche significative.

L’Italia: una posizione meno squilibrata

A differenza della Germania, l’Italia sembra trovarsi in una posizione relativamente meno squilibrata. Sebbene l’Italia esporti una quota significativa dei suoi prodotti negli USA (circa il 10% del totale), la sua dipendenza dalle importazioni cinesi è inferiore rispetto a quella tedesca. Inoltre, l’Italia ha una base di esportazioni più diversificata, con una quota rilevante destinata a paesi come la Francia (10%) e la Germania (14%).

Italia export per paese Tradingeconomics

Paradossalmente il fatto che l’industria italiana, frammentata, abbia avuto delle difficoltà nel costruire degli stretti legami logisitici diretti con la Cina può essere, in questa fase, un fattore di equilibrio:

Importazioni italiane per paese Tradingeconomics

Questa minore dipendenza dalle importazioni cinesi e dalle esportazioni statunitensi rende l’Italia meno esposta alle conseguenze della politica dei dazi di Trump. In altre parole, l’Italia dà meno nell’occhio rispetto alla Germania, e in questo caso è meglio passare sottotraccia, “Stare schisci”,

Il contenimento della Cina e il futuro del blocco occidentale

La politica dei dazi di Trump, al di là del pretesto del fentanyl, sembra avere un obiettivo chiaro: rafforzare il blocco occidentale e contenere l’ascesa della Cina come potenza economica globale. In questo contesto, il Messico e il Canada emergono come attori chiave, sia per il loro ruolo di partner commerciali degli USA che per la loro dipendenza dalle importazioni cinesi. Per questo sono stati colpiti subito, e duramente: la loro dipendenza dagli USA fa si che nessuna politica di “Buy American” possa non passare da un accordo complessivo su cosa può entrare e non entrare nel apaese.

Questa prima fase dei dazi, penso, terminerà con una nuova “Dottrina Monroe”, cioè con il freno alla penetrazione massiva cinese nel continente Nord americano in primis e americano in generale. La contesa per il Canale di Panama, accusato di essere stato ceduto ai cinesi, è da leggere in quest’ottica.

In Europa la situazione è più complessa, ma neanche poi tanto: ci sono paesi (Germania, ma non solo) che hanno accresciuto la dipendenza dalla Cina a tal punto da apparire una semi colonia: ricordiamo che i primi due azionisti di Mercedes sono cinesi, e che il paese orientale  è vitale per tutta l’industria automobilistica tedesca. L’Italia invece è, per merito o demerito, più equilibrata. A questo punto non è impossibile che, anche per ragioni politiche, l’azione di Trump sia differenziata stato per stato, sia in modo diretto, sia colpendo settori specifici.


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