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Dalla retorica del “fate presto” alla mistica “di genere”: come ti manipolo un’elezione

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Cosa sono i bias cognitivi? Dal dizionario:”I bias cognitivi sono costrutti fondati, al di fuori del giudizio critico, su percezioni errate o deformate, su pregiudizi e ideologie; utilizzati spesso per prendere decisioni in fretta e senza fatica”. Perché dobbiamo parlare dei bias cognitivi proprio oggi? Perché l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica ce ne offre due, sul piatto, così evidenti da non poterli ignorare. Dovrebbero accorgersene soprattutto i cosiddetti grandi elettori (liberi e onesti). Giusto per evitare di cadere in trappola. E cioè per impedire alla propaganda dei media mainstream di manipolarli sulla base di “percezioni errate o deformate, su pregiudizi e ideologie”; così da indurli a “prendere decisioni in fretta e senza fatica” (nonché senza libertà e spirito critico, aggiungiamo).

Dunque, il primo bias è quello della “democrazia efficiente”. Esso si basa sull’idea bislacca per cui un’assemblea elettiva riunita in seduta permanente, o anche no, debba per forza votare e designare l’eletto, o gli eletti, in quattro e quattr’otto. Soprattutto quando si tratta di un’assemblea senza una maggioranza precisa, e quindi costretta a compromessi e trattative per trovare una quadra. Ebbene, non sta scritto da nessuna parte che l’elezione debba essere breve, che gli elettori debbano stringere i tempi, che l’aula debba dare “segno di maturità” convergendo a precipizio su un nome.

È vero esattamente il contrario, se ci muoviamo in una logica democratica. E cioè che il trascorrere del tempo, il perpetuarsi dello stallo, l’aumento della litigiosità potrebbero indicare che quella assemblea è “davvero” rappresentativa di interessi e valori opposti. Mentre la “repentinità”, la “maturità”, la “convergenza” su nomi preconfezionati sono spesso indice di decisioni prese a monte, e da altri: dai mercati, dalle cancellerie internazionali, dai potentati finanziari (o da tutto questo un po’). Del resto, l’indimenticabile titolo del Sole24Ore del 2011 (“FATE PRESTO”) ci consegnò a Mario Monti.  Mentre l’attuale, identico, ugualmente ipocrita grido d’allarme per le sorti della nostra “democrazia” vuol portarci a un altro Mario. Su colli apparentemente diversi, ma con uguali intenti perversi.

Veniamo ora al secondo bias che potremmo definire come quello della “donna, mistero senza fine bello”. In pratica, consiste nel considerare “buona” a prescindere una candidatura, se essa coinvolge una “lei”. Trattasi di una tipica declinazione della insopportabile mistica delle “quote rosa”. Dove si parte dal concetto balordo per cui il soggetto femminile è, per definizione, è esente da vizi tanto quanto è infuso di virtù. Una candidata donna, insomma, è brava, competente e onesta di default. Ella non può essere corrotta, non può essere cialtrona, non può essere incapace, non può essere uno spaventapasseri asservito ai poteri forti. L’uomo, invece, sì.

Il tutto in virtù di una sorta di razzismo di genere tanto diffuso, coi suoi melensi e stucchevoli “merletti”, quanto la nostra opinione pubblica benpensante è anti-razzista su tutto il resto. Quindi, se possiamo permetterci due consigli, ai grandi elettori: prendetevi tutto il tempo che vi serve e non votate né per un uomo né per una donna. Votate per una persona per bene con a cuore l’indipendenza e la libertà del nostro martoriato paese. A trovarla…

Francesco Carraro

www.francescocarraro.com


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