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Dalla Cina con «amore»

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Mentre noi litighiamo o assistiamo apatici alla deformazione della nostra democrazia parlamentare e della nostra Costituzione, i cinesi continuano nella nostra colonizzazione.

Qua una pubblicità di Huawei su Verona, il cui scopo è quello di assumere personale nel “quartiere” della città dove ha una sede che non sapevo neanche esistesse. Una pubblicità vergognosa che parla di Verona come se fosse loro, vantandone la bellezza e la cultura come metodo per attirare personale: una pubblicità che trasuda la possessività avida e patologica di chi si appropria di qualcosa di bello che non gli appartiene. Un “amore” di cui faremmo volentieri a meno.

Ed è altrettanto vergognoso il fatto che la nostra rete elettrica nazionale, fisica, sia in gran parte nelle mani del monopolio di stato cinese State Grid Corporation attraverso la sua filiale di Londra – State Grid Corporation Ltd. In realtà – incuranti del lockdown e della situazione emergenziale economica che stiamo affrontando – il fatto che le nostre bollette elettriche non facciano altro che aumentare, chissà  che non c’entri con questo? Con il fatto che il nostro Stato deve vedersela con una rete nazionale che non è più sua. Quanto dovremo pagare per poterla utilizzare? E per noleggiarla dai privati e dai cinesi? E i telecontatori c’entreranno qualcosa?

Un paese che cede la sua rete fisica elettrica nazionale alla Cina, o a chicchessia, senza alcun dibattito parlamentare e senza informarne il popolo, non è degno, non ha midollo, è un paese da operetta con personaggi peri-patetici da quattro lenticchie, mollicci e flaccidi, senza alcuna fierezza né amor proprio. Un paese decadente vecchia caricatura di sé stesso. Che fondamentalmente manca di coraggio e di coerenza. Di fierezza e amor patrio.

Come è possibile che la rete elettrica nazionale sia andata in mani “cinesi”?

Essa è di proprietà di Terna SpA, la quale pur essendo controllata da Cassa Depositi e Prestiti attraverso la filiale CDP Reti, è stata quotata nel 2004:

Azionariato di TERNA SPA, quotata in Borsa nel 2004

Non lasciatevi ingannare dalla quota in Terna di CDP Reti (29,1%) perché non tiene conto delle “scatole cinesi” – è il caso di dirlo – o delle partecipazioni a cascata. Infatti CDP SpA controlla per il 59.1% CDP Reti Spa la quale controlla a sua volta Terna al 28.9%. Il 59,1% del 28.9% fa il 17%. Pertanto CDP controlla per il 17% Terna la quale è proprietaria della Rete elettrica nazionale.

Ma CDP Spa a sua volta è controllata dal Ministero Economia e Finanze per l’82.7%, le Fondazioni bancarie ne controllano il 15.93%. Pertanto significa che il MEF controlla Terna  per il 14%. Ma non è tutto perché le Fondazioni bancarie hanno le azioni privilegiate, pertanto hanno l’ultima parola nelle decisioni. Questa è la bancarizzazione delle nostre infrastrutture, la loro obbrobriosa privatizzazione per colpa di personaggi come Amato, Ciampi, Bassanino, Prodi ecc.

E non è tutto, perché CDP Spa che nacque nel 1850 come un ufficio del ministero del Tesoro, come è giusto che sia, ha stipulato dei Patti parasociali a novembre del 2014 con cui cede il 35% delle azioni con diritto di voto a State Grid Europe Ltd, con sede a Londra, filiale della State Grid International Development Ltd con sede a Hong Kong, Cina.

Pertanto significa che la Cina, o i mandarini cinesi, attraverso la State Grid Corporation of China l’azienda pubblica a cui appartiene la State Grid International Development Ltd di Hong Kong, controlla la proprietà di una infrastruttura essenziale, direi vitale, come la rete elettrica nazionale, per una quota del 10,11% a fronte del 14% di controllo “pubblico” italiano,  di quella che dovrebbe essere la nostra infrastruttura, non cedibile, non alienabile, di proprietà di noi italiani che dovremmo poterne usufruire i servizi in compartecipazione agli utili come azionisti privilegiati.

E invece ci ritroviamo con un colosso come la Cina che può spegnerci con un click, o ricattarci di farlo dietro le quinte.

Si sappia anche che la “smart city” che a nostra insaputa, a nostro discapito, e sulle nostre spalle viene costruita a Milano come modello, e a Torino, ha bisogno della rete elettrica per sviluppare il 5g. Engie, derivante dalla megafusione  anti concorrenza permessa nel 2008 da Bruxelles tra Suez (Rotschilds) + Gaz de France (Stato francese), sta piazzando lampioni a led ovunque nelle nostre città e nel belpaese, poiché saranno antenne 5g.

Quando Conte parla di digitalizzazione a destra e a manca, è chiaro che il pretesto del coronavirus è strumentale a questa digitalizzazione a vantaggio di Engie, della Cina, di Huawei, di Visa, di MSN, e in genere dei GAFAM (Google, Amazon, Facebook, Apple, MSN).

La società 5g dell’internet delle cose la stanno forgiando senza il nostro accordo e senza il nostro consenso, senza neanche metterci al corrente se non per spizzichi e per sprazzi. Nell’internet delle cose è previsto che gli umani acquisiscano l’identità digitale promossa da ID2020, altra organizzazione finanziata dal magnaccia Bill Gates.

Tale id digitale potrebbe essere impiantato con un gel iniettato con il vaccino anticovid, che sarebbe reso obbligatorio per ottenere il passaporto vaccinale previsto da anni dalla Commissione europea: un pass per potere viaggiare, lavorare, circolare e, last but not least, pagare ed essere pagati, la cui realizzazione figura in una Roadmap della Commissione.

Non è fantascienza, in un articolo della BBC del 22 giugno scorso si parla dell’obbligo vaccinale per chi viaggia, a partire dal 2021, e di un libretto vaccinale come nuovo tipo di passaporto, nella forma di un minuscolo tatuaggio invisibile ad occhio nudo ma leggibile con uno scanner a infrarossi. Tale tatuaggio verrebbe effettuato con un metodo che utilizza micro aghi che possono rilasciare sia il vaccino sia lo spruzzo di un inchiostro invisibile sotto pelle per immagazzinare i dati vaccinali.

Nel frattempo sempre a livello europeo si prevede la costituzione di un bollo europeo basato non sulla cilindrata ma sul numero di chilometri effettuati, in altre parole si instaura il diritto censitario di circolazione e nel contempo si fa di tutto per limitare il diritto di spostamento e di circolazione in modo da rendere più appetibile, poi, il fatto di potere circolare, ricattandoci meglio sul presunto obbligo vaccinale e conseguente digitalizzazione dell’identità.

Che non è altro che un codice a barre apposto sugli umani dell’internet delle cose, di cui noi diventiamo equiparabili alle merci degli scaffali, con tanto di prezzo (social rating).

In tale società distopica, possiamo scordarci dei diritti fondamentali, che stiamo perdendo a vista d’occhio, e invece di uscire da un modello mercantile dell’umano per arrivare a una economia umanista, stiamo precipitando al rango delle cose superflue, visto che la robotica e l’intelligenza artificiale sostituiranno la maggior parte delle attività produttive.

Questa emergenza sanitaria è prolungata artificialmente – abbiamo lo 0.02% di positivi sintomatici sulla popolazione totale – proprio per imporci la transizione al digitale e alla moneta digitale, il tutto con il ricatto incorporato, o ti vaccini o non circoli, non lavori, non paghi ecc.

Dalla Cina con “amore”…

Nforcheri 5/8/2020


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