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Da tempi non sospetti: a causare i linfomi di Hodgkin nei militari italiani non fu l’uranio impoverito, ma l’eccesso vaccinale

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Molto speso i pericoli di certe terapie non vengono mai adeguatamente considerati se non ex post, quando purtroppo è tardi, perché si sono verificati morti e sofferenze.

Un articolo del 2017 di AnalisiDifesa metteva in evidenza come i linfomi di Hodgkin apparsi fra i militari italiani in modo anomalo durante una serie di missioni internazionali, fra cui quella in Kossovo, non era dovuta all’uranio impoverito,  ma ad altri fattori, fra cui le vaccinazioni eccessivamente ripetute e a breve distanza l’una dall’altra.

Il tema è noto: numerosi militari italiani si ammalarono, al ritorno dalle missioni all’estero, di tumore e con una frequenza tale da far sospettare un collegamento. Quindi partì una inchiesta scientifica da parte del Ministero della Difesa si interessò al problema, prima con ricerche poco conclusive, quindi con il progetto SIGNUM, acronimo per studio di Impatto Genotossico Nelle Unità Militari, che coinvolse ben 982 militari e valutò , con l’aiuto di 14 esperti internazionali, un gran numero di fattori ambientali e di stile di vita.

I risultati furono sorprendenti:

Nei soldati monitorati la quantità di uranio impoverito presente nel sangue e nelle urine non risultava aumentata al termine della missione, ma diminuita. Erano invece aumentati i livelli di cadmio e nichel, notoriamente cancerogeni, ed ara cresciuto il danno ossidativo sul dna dei linfociti, cioè delle cellule del sistema immunitario, in particolare tra i soggetti che svolgevano intesa attività all’esterno ed avevano subito 5 o più vaccinazioni. I monitoraggi ambientali escludevano invece contaminazioni significative dovute ad uranio e l’esposizione ad altri specifici inquinanti genotossici“.

I valori erano particolarmente alti fra coloro che avevano subito vaccinazioni frequenti e ravvicinate, dalle quattro alle otto. L’inchiesta proseguì e accertò che:

Le risultante confermavano quanto emerso dal Progetto Signum, evidenziando la possibilità che pratiche vaccinali particolari, massicce e ravvicinate potessero comportare una “disorganizzazione del sistema immunitario”, suscettibile a sua volta di concorrere alla manifestazione di gravi patologie autoimmuni, quali tiroidite, sclerosi multipla, eritema nodoso, lupus, artrite reumatoide, diabete e, secondo taluni studi, leucemie e linfomi. Sotto accusa erano soprattutto le modalità di somministrazione vaccinale, con un nesso sempre più evidente tra vaccinazioni ravvicinate e abbassamento delle difese immunitarie, ed il loro stesso contenuto, che evidenziava la presenza di metalli pesanti quali alluminio e mercurio, senz’altro cancerogeni, utilizzati in alcuni tipi di vaccini come eccipienti e conservanti per migliorarne l’effetto.

Quindi una terapia apparentemente anche buona,. inoculata male, con troppa frequenza, e poi unita ad una situazione di stress ambientale, aveva causato molti più problemi di quello per cui era stata studiata. Questo renderebbe ancora più necessaria una seria inchiesta che studiasse gli effetti delle vaccinazioni prolungate e ravvicinate a cui il ministro Speranza vuole sottoporre gli Italiani in questo periodo.


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