Attualità
Crollano le aspettative inflazionistiche negli USA, ma non fatevi illusioni: la UE è un altro pianeta
In un paese che ha visto esplodere l’inflazione per la droga dei contributi pubblici e del denaro facile l’aumento dei tassi d’interesse sta avendo il proprio effetto sulle aspettative d’inflazione. Secondo le rilevazioni fatte della FED di New York le aspettative inflazionistiche a 3 ed 1 anno sono crollate, indicando come la fiammata inflazionistica del 2021-22 si avvii all’esaurimento
È sorprendente che l’aspettativa di inflazione a 3 anni, più rilevante, sia tornata ai livelli dell’agosto 2020, quando si pensava che la Fed avrebbe mantenuto i tassi a zero per anni e anni, e quando gli asset di crescita stavano esplodendo, avendo prezzato il QE praticamente in perpetuo. Tutto ciò significa che i consumatori si stanno preparando alla prossima recessione.
Ancora più sorprendente è il fatto che anche le aspettative mediane di inflazione a cinque anni, che sono state discusse nell’indagine mensile SCE core su base ad hoc dall’inizio di quest’anno e sono state pubblicate per la prima volta a luglio, sono scese al 2,0% dal 2,3% – e sono ora al livello più basso su un record (relativamente breve).
Anche le aspettative sull’aumento dei prezzi del gas nell’arco di un anno hanno continuato a diminuire: le famiglie ora si aspettano che i prezzi del gas rimangano più o meno invariati da qui a un anno, il che è notevole visto che a maggio era del 10%. Per il prossimo anno i consumatori si aspettano anche che i prezzi dei generi alimentari aumentino del 5,83% (con un calo dello 0,8% rispetto a luglio); che l’affitto diminuisca dello 0,3%, passando al 9,6%; che le spese mediche aumentino del 9,31% (con un aumento dello 0,1% rispetto al mese scorso); che il prezzo dell’istruzione universitaria aumenti dell’8,41%; che i prezzi degli affitti aumentino del 9,62%.
Le aspettative sulle variazioni dei prezzi su base annua sono diminuite di 1,4 punti percentuali per i combustibili (allo 0,1%), di 0,8 punti percentuali per gli alimenti (al 5,8%) e di 0,3 punti percentuali per gli affitti (al 9,6%). La variazione mediana prevista del costo delle cure mediche è aumentata di 0,1 punti percentuali (al 9,3%) ed è rimasta invariata per l’istruzione universitaria all’8,4%. Anche il settore immobiliare ormai viene visto non più in crescita continua, ma in calo o stabilizzazione
Quindi l’inflazione si sta riducendo negli USA a causa della politica fortemente restrittiva della FED, e c’è da aspettarsi che, presto o tardi, non sia più necessario aumentare i tassi.
Questo discorso non vale per l’Europa dove la causa inflazionistica è esterna e fisica: c’è il 40% del gas in meno per l’interrompersi, o quasi, delle forniture dalla Russia per cui, a causa degli enormi errori della Commissione e delle autorità politiche dei vari paesi, vi è un boom dei prezzi legato alla scarsità delle fonti energetiche. Qui la politica restrittiva della UE non fa alto che peggiorare la situazione economica di famiglie e imprese perchè gli interessi alti non producono energia. Anzi non producono proprio niente, ma volete andarlo a spiegare voi a un tedesco?
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