Economia
Perché la manovra economica di Merz in germania fallirà e regalerà il potere ad AfD
La Germania in crisi economica tra stagnazione e ascesa dell’estrema destra. Analizziamo le ricette del governo Merz e dell’economista Isabella Weber, esplorando perché entrambe potrebbero non bastare a risollevare il paese., a causa della UE e dell’alto costo dell’energia

La Germania, un tempo locomotiva d’Europa, si trova impantanata in una prolungata crisi economica che, secondo l’economista Isabella Weber (come esposto in un suo articolo su Foreign Affairs), sta alimentando una parallela crisi della democrazia, o meglio diremmo noi, della Social-democrazia.
Dopo anni di stagnazione, con un PIL reale significativamente al di sotto del suo potenziale pre-pandemia e una forte caduta dei salari reali a seguito dello shock energetico del 2022, il malcontento è palpabile e ha favorito l’ascesa dell’estrema destra, in particolare del partito Alternative for Germany (AfD).
Il nuovo governo, guidato da Friedrich Merz della CDU, è subentrato in questo quadro complesso e, francamente con delle difficoltà. Ha apportato una modifica significativa al freno al debito, consentendo una spesa illimitata per la difesa e investimenti aggiuntivi (sebbene limitati) per infrastrutture e protezione del clima. Nonostante queste mosse siano state accolte con un certo ottimismo da alcuni, l’analisi di Weber è scettica riguardo alla capacità dell’approccio economico complessivo di Merz di rimettere in sesto il paese.
L’Agenda di Merz: Trickle-Down con un’eccezione militare
Weber descrive l’agenda economica di Merz come basata sulla filosofia del “trickle-down“, l’idea che tagli alle tasse e deregulation per le imprese e i più ricchi finiranno per beneficiare tutta l’economia, “sgocciolando” verso il basso. Questa impostazione si traduce, secondo l’autrice, in tagli alla spesa sociale, privatizzazioni e maggiore deregolamentazione nella maggior parte dei settori.
Tuttavia, seguendo un’antica tradizione tedesca, c’è una notevole eccezione: la spesa militare. Per quanto riguarda la difesa, Merz sembra adottare un approccio quasi keynesiano, favorendo una spesa pubblica illimitata, giustificata anche come mezzo per stimolare l’economia, e usando come pretesto la “minaccia russa”. Se il termine fosse “bolscevica” saremmo tornati agli anni trenta del secolo scorso.
Un approccio destinato a fallire
L’argomentazione centrale di Weber è che questo mix di austerità sociale e investimento militare non affronterà le cause profonde della crisi economica tedesca e, di conseguenza, non riuscirà a stabilizzare il quadro politico.
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I tagli alla spesa sociale danneggiano la domanda interna: Uno dei principali problemi evidenziati è che l’economia tedesca soffre di una domanda interna insufficiente. I salari reali sono diminuiti drasticamente e l’insicurezza economica è aumentata. Secondo Weber, un’agenda che prevede tagli alla spesa sociale (o anche solo la retorica di tali tagli) deprimerà ulteriormente la fiducia dei consumatori e limiterà la loro capacità di spesa. Questo è problematico perché, in un’epoca in cui la domanda esterna (tradizionalmente un motore per la Germania) è precaria, stimolare i consumi interni sarebbe fondamentale. Invece di incentivare la spesa, i tagli o la minaccia di tagli alla spesa sociale faranno esattamente il contrario, rendendo le persone più caute e peggiorando la situazione.
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Gli investimenti nella difesa non stimoleranno sufficientemente l’economia reale: L’aumento massiccio della spesa militare, sebbene presentato anche come stimolo economico, secondo Weber, non avrà l’impatto sperato sulla crescita complessiva e sulla creazione di posti di lavoro diffusi. L’autrice spiega che, nel breve termine, il settore della difesa opera già quasi al limite della capacità. Di conseguenza, gran parte della spesa extra potrebbe tradursi più facilmente in profitti maggiori per le aziende del settore (come Rheinmetall) che in un aumento significativo della produzione o in un’ampia creazione di nuovi posti di lavoro. Inoltre, Weber sottolinea che l’aumento di posti di lavoro nel settore della difesa difficilmente compenserà la perdita di impieghi in industrie tradizionali e in difficoltà, come il settore automobilistico. L’esempio di Görlitz, dove una fabbrica civile convertita alla produzione di carri armati ha visto comunque dimezzare la sua forza lavoro, è citato per illustrare come l’investimento militare non si traduca automaticamente in una piena e diffusa occupazione. L’investimento nella difesa, quindi, fallisce nell’obiettivo di fornire un ampio e robusto stimolo alla domanda e all’occupazione nell’economia nel suo complesso. Potremmo poi aggiungere che comunque il moltiplicatore keynesiano della spesa militare è molto basso: del resto un carro armato è uno degli investimenti meno produttivi che ci si possa immaginare, peggio di scavare e riempire buche.
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Ignorare le vere necessità: L’approccio di Merz, basato principalmente sulla fede nel libero mercato per la maggior parte dell’economia e su una spesa concentrata sulla difesa, ignora la necessità di affrontare altre aree cruciali. Secondo Weber, sono necessari investimenti pubblici e politiche mirate per garantire l’accessibilità dei beni essenziali (casa, cibo, energia). Lei poi, influenzata dal mondo accademico, vorrebbe investire per sostenere la transizione verde, che, però, è una delle cause maggiori della crisi industriale ed economica tedesca, ma su questo torneremo dopo.
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Erosione della fiducia e spinta agli estremisti: In un paese già segnato dalla frustrazione per la crisi del costo della vita e l’insicurezza economica, un governo che sembra dare priorità alla spesa militare mentre taglia (o minaccia di tagliare) i servizi sociali rischia di alienare ulteriormente i cittadini. Questa sfiducia verso le élite politiche tradizionali, secondo Weber, non farà che alimentare ulteriormente il supporto per i partiti estremisti come l’AfD.
Un Percorso Alternativo Secondo Weber
L’autrice suggerisce che, per uscire dalla stagnazione e contrastare l’ascesa dell’estrema destra, la Germania avrebbe bisogno di un approccio diverso. Non servono tagli alla spesa sociale che danneggiano i consumi. È necessaria una riforma fiscale più ampia che permetta investimenti pubblici mirati non solo nella difesa, ma anche in aree cruciali come le infrastrutture civili, la tecnologia pulita e i servizi sociali (assistenza agli anziani e all’infanzia).
Un punto fondamentale, secondo Weber, è rafforzare la domanda interna aumentando i redditi delle famiglie (ad esempio, tramite un salario minimo più alto e un maggiore supporto ai sindacati) e mantenendo bassi i prezzi dei beni essenziali attraverso politiche attive (controllo degli affitti, stabilizzazione dei prezzi energetici, applicazione rigorosa delle norme antitrust nel settore alimentare). Questo tipo di spesa, mirata a sostenere i cittadini e i settori chiave dell’economia civile, si converte direttamente in consumi e investimenti produttivi che generano una prosperità più diffusa.
I punti deboli del ragionamento della Weber
Anche se io concordo con il pensiero della Weber, quando indica come una via giusta da percorrere l’investimento nella casa e nell’attività produttiva e industriale, ritengo, IMHO, che anche la sua correzione sia destinata a fallire. La Germania non può aumentare liberamente i salari,, come indica la Weber, senza un mercato tutelato dai dazi. L?aumento dei redditi legato all’aumento dei salari avrebbe come effetto si l’aumento della domanda, ma questa si riverserebbe anche, anzi soprattutto, sui paesi intra UE, verso i quali Berlino non può porre dei dazi diretti o indiretti.
la Germania si troverebbe a patire una spinta inflazionistica e comunque un peggioramento del proprio sistema produttivo, che delocalizzerebbe nei paesi UE. La ricetta della Weber sarebbe possibile solo SENZA la UE, in una situazione in cui la Germania potesse, anche solo per un periodo transitorio, imporre dazi sui beni importati. La cura della Weber fallirebbe, ma in modo diverso rispetto a quello di Merz. Alla fine Trump impone dazi anche, anzi soprattutto, per difendere i redditi dei lavoratori americnai.
Sempre secondo la mia umile opinione, la cura Weber potrebbe avere successo solo se accompagnata a investimenti seri produttivi aventi la finalità di migliorare il processo produttivo, riducendo il costo dell’energia e dei fattori produttivi non umani. La semplificazione di Merz è necessaria, cosi come la dismissione di tutta la paccottiglia green che intasa il sistema energetico europeo. Questo permetterebbe di aumentare la remunerazione del fattore produttivo lavoro senza incrementare l’inflazione e senza rendere la Germania meno competitiva con i paesi intra UE.
Ovviamente questa è l’unica via che la Germania, intontita dal green, non può proporre. Quindi assisteremo alla crescita di AfD o di altri momenti extra sistema, sino al crack politico tedesco.
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