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Analisi e studi

Regno Unito in crisi: PIL in calo e deficit commerciale alle stelle, colpo per Starmer

L’economia britannica crolla: PIL in calo dello 0,3% ad aprile 2025 e deficit commerciale a 7 miliardi. Un duro colpo per il governo Starmer, mentre Nigel Farage e il Reform Party guadagnano terreno. Politiche economiche sbagliate portano sempre conseguenze.

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Il Regno Unito sta affrontando un preoccupante rallentamento economico, con il PIL che ad aprile 2025 ha registrato una contrazione dello 0,3% su base mensile, la prima in sei mesi e la più marcata da ottobre 2023.

Questo dato, peggiore delle attese (-0,1%), segue una modesta espansione dello 0,2% a marzo e rappresenta una battuta d’arresto significativa per il governo guidato da Keir Starmer.

Le cause di questo declino sono direttamente riconducibili a scelte politiche e fattori esterni che stanno mettendo sotto pressione l’economia britannica, alimentando il malcontento e offrendo munizioni alle opposizioni, in particolare a Nigel Farage e al suo Reform Party.

Un mix di fattori penalizzanti

La contrazione economica di aprile è stata trainata da diversi elementi, molti dei quali derivano da decisioni interne del governo Starmer. L’aumento delle bollette energetiche e dei costi dei servizi regolamentati ha pesato sui bilanci delle famiglie, mentre l’incremento dei contributi previdenziali per i datori di lavoro e l’aumento delle aliquote della Stamp Duty Land Tax hanno gravato sulle imprese e sul mercato immobiliare.

A ciò si aggiunge l’annuncio di dazi significativi da parte del presidente statunitense Donald Trump, che ha ulteriormente complicato il quadro per un’economia già fragile.

Il settore dei servizi, che rappresenta la componente principale del PIL britannico, ha subito un calo dello 0,4%, con flessioni marcate in attività legali (-10,2%), pubblicità e ricerche di mercato (-3,4%) e commercio all’ingrosso (-3,2%). Anche la produzione ha registrato una contrazione dello 0,6%, con il manifatturiero in calo dello 0,9% e il settore dell’energia (elettricità, gas, vapore e condizionamento) che ha segnato un preoccupante -4,3%. Solo il settore delle costruzioni ha mostrato resilienza, con un aumento dello 0,9%, insufficiente però a compensare il declino generale.

Ecco il relativo grafico:

Nonostante il dato negativo di aprile, il PIL britannico è cresciuto dello 0,7% nei tre mesi precedenti, un segnale che l’economia non è ancora in recessione, ma che il margine di manovra è sempre più ristretto.

Deficit commerciale: un altro campanello d’allarme

A peggiorare il quadro economico si aggiunge l’ampliamento del deficit commerciale, che ad aprile 2025 ha raggiunto i 7,03 miliardi di sterline, il livello più alto dal giugno 2022, rispetto ai 3,70 miliardi di marzo.

Questo squilibrio è il risultato di un calo delle esportazioni (-3,4%) a 73,44 miliardi di sterline, il livello più basso in quattro mesi, e di un aumento delle importazioni (+1,0%) a 80,47 miliardi, un massimo da 32 mesi.

Le esportazioni di beni hanno subito un crollo dell’8,8%, con un calo del 4,3% verso l’UE, principalmente a causa di una diminuzione delle esportazioni di carburanti, in particolare di petrolio greggio verso Paesi Bassi e Polonia.

Le esportazioni verso paesi extra-UE sono precipitate del 12,6%, trainate al ribasso dal calo delle spedizioni di macchinari e attrezzature per il trasporto, in particolare automobili verso gli Stati Uniti.

Sul fronte delle importazioni, i beni sono aumentati dell’1,2%, spinti da un incremento dell’1,0% di macchinari e attrezzature di trasporto dall’UE, mentre le importazioni di carburanti da paesi extra-UE, come gas da Stati Uniti e Norvegia, sono diminuite dell’1,3%. I servizi, invece, hanno mostrato una certa tenuta, con esportazioni in crescita dello 0,4% a 45,08 miliardi e importazioni in aumento dello 0,6% a 28,90 miliardi.

Ecco il grafico della bilancia commerciale del Regno Unito:

Un regalo politico per Nigel Farage

Questi dati rappresentano una pessima notizia per il governo Starmer, già sotto pressione per le sue politiche economiche. Le scelte di aumentare la pressione fiscale e contributiva, unite agli effetti delle tensioni commerciali internazionali, stanno chiaramente penalizzando la crescita e il commercio estero del Regno Unito.

Questo scenario rischia di alimentare il malcontento popolare e di rafforzare le opposizioni, in particolare il Reform Party di Nigel Farage, che potrebbe capitalizzare il disagio economico per guadagnare consensi, criticando l’approccio del governo e proponendo soluzioni più radicali.

In un contesto di crescente incertezza, il governo Starmer dovrà affrontare una sfida cruciale: invertire la rotta economica senza alienare ulteriormente un elettorato già scettico. Nel frattempo, l’ombra di Farage e del Reform Party si fa sempre più minacciosa, pronta a sfruttare ogni passo falso dell’esecutivo.


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