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Credito sociale in Cina Evoluzione culturale o strumento di controllo delle masse? di C. Alessandro Mauceri

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Pubblichiamo una ricerca sul sistema applicato in Cina per il controllo social, il noto “Sistema del credito sociale”

Cenni storici

Il sistema di credito sociale ha origini antiche in Cina. In Occidente, l’ordine sociale nasce dall’equilibrio delle varie componenti della società. In Cina, il temine “autorità” ha un significato diverso: per Confucio, i concetti di umanità (ren), lealtà (zhong) e reciprocità o mansuetudine (shu), erano alla base dei cosiddetti wulun, le cinque relazioni fondamentali, dette anche “dell’obbedienza”. Dal rispetto di queste regole dipende una buona convivenza sociale. L’interesse generale prevale sempre su quello individuale e violare una legge non è un problema privato ma diventa un problema per tutti. È su questa base culturale che, da millenni, si fonda il concetto di credito sociale. Duemila anni fa, nel periodo degli “Stati in guerra”, convivevano confucianesimo (per Confucio, il benessere individuale era collegato al carattere personale e al corretto funzionamento della società), mohismo (“gli uomini devono prendersi cura l’uno dell’altro e vivere in società dove tutti erano trattati in modo imparziale”) e legalismo. Queste teorie influenzarono la dinastia “Qin” (221-206 a.C.): nacque il primo “sistema di credito sociale” per funzionari pubblici.

Molti secoli dopo, durante il maoismo, il partito utilizzò dàng’àn e hukou (1), dossier contenenti informazioni sui cittadini e le loro famiglie per governare. L’automazione dei sistemi di controllo sociale comparve negli anni ’90, nelle banche, in aree rurali, per concedere prestiti a individui o imprese prive di “storie finanziarie” documentate. Nel 1999, il premier cinese Zhu Rongji adottò un sistema analogo per favorire la collaborazione tra aziende estere e cinesi. Durante il XVI Congresso del Partito (2002), il Partito Comunista Cinese (PCC) propose di adottare un “sistema di mercato moderno unificato, aperto, competitivo e ordinato”. Nel 2007, nacquero i primi progetti di SoCS o SCS. (2) Nel 2011, da strumento bancario, i SCS divennero strumento socio-politico: “far beneficiare le persone affidabili ovunque e le persone inaffidabili limitarle ovunque”. Nel 2014, il presidente Xi Jinping dichiarò prioritaria una “governance globale basata sul diritto”, fondata sul rispetto delle regole. (3) Il suo motto: “mantenere la fiducia è glorioso e rompere la fiducia è vergognoso” (4).

La sperimentazione

Quell’anno, vennero lanciati progetti SCS in 43 città (nel 2019, ne rimanevano 28): alcuni utilizzarono il SCS per affrontare problemi urgenti, altri aggiunsero strumenti supplementari per temi specifici (Consiglio di Stato, Dicembre 2020) e finirono per avere più di 20 diverse liste tra nere e rosse. (5) A Ningbo, ad esempio, venne aggiunta una lista nera per comportamenti ambientali (come l’interruzione di approvvigionamento acqua potabile centralizzata). A Suqian, venne adottato un piano, chiamato “Punti Xichu” dall’antico regno del Chu occidentale, che classificava i cittadini in otto categorie (da AAA, cittadino modello, a D, inaffidabile), leggibili sul software di messaggistica istantanea WeChat. Veniva lodata l’ “affidabilità” dei cittadini che svolgevano volontariato, donavano il sangue o il midollo osseo ed erano bravi lavoratori. Al contrario, inadempienze bancarie, ritardato pagamento delle bollette, violazione del codice della strada o condanne penali facevano calare il punteggio.

Durante la pandemia di Covid-19, a Zhengzhou, gli ospedali che gestivano pazienti Covid-19 sono stati inseriti nella lista rossa (positiva). A Anqing, un cittadino è stato inserito nella lista nera, per aver “causato il panico” pubblicando il video di un’ambulanza che trasportava malati gravi. Altre città hanno penalizzato i cittadini che non indossavano mascherine. A Jinan (Cina orientale) il credito sociale riguarda anche il modi di gestire animali domestici: nel 2017, ad alcune persone sono stati detratti crediti per aver portato il cane in giro senza guinzaglio (terminati i crediti, l’animale veniva confiscato). (6)

Foto 1. Fonte Merics: Il sistema di credito sociale cinese nel 2021: dalla frammentazione all’integrazione

Alcuni media cinesi hanno criticato queste scelte definendole arbitrarie e irrilevanti per il concetto di “credito” (7). Bassa la partecipazione della popolazione a questi progetti: a Xiamen, città con oltre 5 milioni di abitanti, solo 210.059 hanno attivato un account (circa il 5%). A Wuhu, solo 60.000 attivazioni su oltre 3,5 milioni di abitanti (1,5 %), a Hangzhou 1.872.316 (il 15 % degli oltre 10 milioni di abitanti). (8) (9)

Ciò nonostante la quantità di dati raccolta è tale da essere difficile da gestire: miliardi di informazioni (50 miliardi a livello nazionale), a volte inutili per il credito sociale. (10)

I SCS oggi

In Cina è considerato normale, al termine di un processo, che la corte renda pubblica la condanna: serve a ribadire il suo ruolo educativo. Il SCS ha automatizzato questo concetto. (11) Il credito sociale è una delle basi del “Pensiero” di Xi Jinping. (12) La piattaforma di “pubblica vergogna” è diventata strumento di propaganda interattiva (Consiglio di Stato, “Schema di pianificazione per la costruzione di un sistema di credito sociale 2014/2020”).

Foto 2. Fonte : Dong Fang, https://commons.wikimedia.org/wiki/File:18th_National_Congress_of_the_Communist_Party_of_China.jpg

In passato, la gestione decentralizzata rendeva difficile per il governo centrale gestire le amministrazioni locali. A Gennaio 2021, la Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme ha parlato di un sistema centralizzato, unico ma flessibile per rispondere a problemi contingenti (durante la pandemia, specie a livello regionale e municipale). Frequenti gli scandali legati a casi di corruzione nella sanità e nella pubblica sicurezza: negli ospedali pubblici, medici e infermieri sono sottopagati e, spesso, i pazienti utilizzano gli “hongbao” (buste rosse piena di contanti) in cambio di trattamenti preferenziali. Secondo Charney Research, nel 2015, il 35% delle aziende cinesi pagava tangenti o faceva “regali”. (13) Pratica che un dirigente ha definito una regola non detta”. Ora, il SCS consentirebbe ai vertici del partito di controllare le amministrazioni locali “utilizzando i big data per modernizzare la governance nazionale” e facendo emergere irregolarità e altro. (14) Un piano che deve fare i conti con una realtà infrastrutturale arretrata, spesso incapace di gestire grandi quantità di dati. È anche per questo che il SCS non è ancora stato unificato: a gestirlo (con finalità a volte discordanti) sono 47 istituzioni, dal Consiglio di Stato alla Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma (NDRC), alla Banca Popolare cinese, ad autorità di regolamentazione finanziaria, organismi di vigilanza (monitorano la conformità legale in settori quali la protezione ambientale, la sicurezza alimentare o la prevenzione delle epidemie) e autorità locali.

Anche l’automazione è un problema. Secondo l’articolo 41 della legge sulle sanzioni amministrative, aggiornata nel 2021, un valutatore deve ratificare le prove raccolte digitalmente. (15) Questo rende inefficienti automatismi come il SCS.

Come funziona il SCS

Come i primi strumenti usati dalle banche, il sistema di credito sociale utilizza “big data” per verificare se individui, entità private o organizzazioni rispettano la legge. (16) Ad ogni cittadino viene assegnato un punteggio sociale che aumenta o diminuisce in base al comportamento. Importante sottolineare che questo vale per tutte le leggi e i regolamenti, anche quelli repressivi, sulla censura o che portano a trattamenti discriminatori. Con il rischio che possono verificarsi abusi: in Mongolia, alcuni genitori che ritiravano i propri figli dalle scuole con un curriculum in mandarino sono stati minacciati di essere iscritti nelle liste nere. (17)

Nuove tecnologie

A permettere di gestire tutto questo dovrebbero essere le nuove tecnologie le uniche in grado di elaborare automaticamente enormi quantità di dati provenienti da milioni di fonti.

Il primo sistema di controllo, risalente al 1998 e gestito dal Ministero della Pubblica Sicurezza, Golden Shield Project (18) contava 12 (sotto)sistemi (dalla sicurezza sociale alle banche, dalla sicurezza delle reti a quella sul traffico, sino ai crimini finanziari). Nel 2005, venne introdotto Progetto3111 che utilizzava telecamere e altri sistemi di video-sorveglianza (come Safe Cities, 2003, per intervenire in caso di catastrofi, traffico o sicurezza pubblica). Nato nel 2005 (ma scoperto solo nel 2013), Skynet utilizza invece algoritmi di riconoscimento facciale: secondo alcune fonti ufficiali sarebbe in grado di scansionare l’intera popolazione cinese in pochi secondi con una precisione del 99,8%. Anche Sharp Eyes (2015) utilizza telecamere e riconoscimento facciale ma anche volontari per visionare le immagini da remoto (dal computer o da smartphone) e segnalare alla polizia violazioni e crimini. In molte città, la polizia utilizza occhiali “intelligenti” e droni per monitorare i cittadini (comportamenti antisociali vengono trasmessi al pubblico).


Foto 3. Fonte: Sorveglianza e sicurezza. La società del controllo in Cina – Diritti Globali

Oggi, la Cina è il paese più sorvegliato al mondo: a fine 2020, risultavano attive oltre 626milioni di videocamere (altrettante dovrebbero essere montate nel prossimo futuro). Oltre 200milioni di queste servirebbero per riconoscimento facciale. Un sistema di controllo che ricorda il Grande Fratello orwelliano. Il sistema non è ancora controllato a livello nazionale: alcuni sistemi sono gestiti dai consigli comunale, altri da piattaforme tecnologiche private. Il Consiglio di Stato ha dichiarato (Dicembre 2020) di voler mantenere una certa flessibilità locale, ma il problema potrebbe essere tecnico: deriverebbe dall’utilizzo di questi dati per cercare un numero spropositato di violazioni da parte di cittadini e imprese.

Per i cittadini

I primi nomi inseriti nella lista nera risalirebbero al 2015. A Li Xiaolin venne impedito di acquistare un biglietto aereo (per un viaggio di lavoro): a sua insaputa era stato inserito nella lista nera della Corte suprema cinese. Nel 2013, Li aveva difeso in tribunale un uomo accusato di stupro. Li consegnò copia dell’arringa ai familiari dell’imputato che, all’insaputa del legale, la pubblicarono. Per questo, la vittima dello stupro citò in giudizio l’avvocato che, dichiarato colpevole, venne costretto a “scusarsi pubblicamente”. Lo fece, ma la Corte considerò queste scuse poco “sincere” e iscrisse il nome di Li nella lista delle persone “inaffidabili”. Da allora tribunali e agenzie governative hanno creato tantissime liste nere utilizzandole come deterrenti (“denominazione e vergogna”). (19) A decine di milioni persone è stato impedito l’acquisto di biglietti per i voli nazionali, (20) a tre milioni non è stato permesso viaggiare in treno in classe business. Il comportamento dei cittadini è continuamente monitorato: donare sangue, fare elemosine, lodare il governo sui social-media, aiutare i poveri, fa guadagnare punti e premi (ad esempio, promozioni o ammissione a scuole e università). Non visitare i genitori anziani, diffondere falsità su Internet, barare nei giochi online, invece, comporta perdita di punti e punizioni (esclusione da voli e treni, accesso limitato ai servizi pubblici, esclusione da università e scuole, limitazioni alle prospettive occupazionali – molti datori di lavoro unano le liste nere nelle selezioni e alcuni lavori governativi presuppongono rating elevati). A chi non ha svolto il servizio militare può essere vietata l’iscrizione a scuole o università (21): a Luglio, è stato negato ad uno studente di iscriversi all’università (22) perché il padre aveva un basso credito sociale. Ad alcuni non sono state concesse vacanze e l’accesso ad alcuni hotel. Agli individui “che rompono la fiducia”, spesso non è consentito di ricoprire ruoli importanti in aziende statali e banche. Alcuni reati, come frode e malversazione, avrebbero effetti rilevanti sul credito sociale. (23) Un avviso governativo del 2016, incoraggiava le aziende a consultare la lista nera prima di assumere persone. (24)

Di tutte le informazioni sono inserite nel database (25), alcune vengono cancellate automaticamente dopo un certo lasso di tempo; altre dopo che il trasgressore provvede alla “riparazione del credito”. In genere, per essere rimossi da una lista nera servono dai 2 ai 5 anni, ma per colpe gravi si può rimanere lì per sempre. È possibile anche che si verifichino sovrapposizioni e che si compaia contemporaneamente in liste rosse o nere (ad esempio, per persone con ruoli aziendali o responsabilità legali).

L’aspetto più delicato del SCS è, forse, il “public shaming”: chi viola le regole viene sottoposto alla gogna mediatica che va dalla modifica delle suoneria del cellulare alla pubblicazione di nomi e volti e relative “malefatte” su giornali, radio, televisione e Internet. O sugli schermi delle stazioni ferroviarie: a Shanghai sono comparsi, a intervalli di 10 minuti, nomi, numeri di identificazione, indirizzi, e importi dovuti di una ventina di persone. A Maggio, Shanghai Putuo People’s Court ha diffuso i dati di 76 debitori sui cartelloni elettronici di cinque famosi centri commerciali. Ad alcune persone è stata sostituita automaticamente la suoneria del cellulare (diventa una sirena della polizia, seguita da messaggi come: “La persona che stai chiamando è stata elencata come persona screditata dal tribunale locale. Esortate questa persona a rispettare i propri obblighi legali”).

Foto 4. Fonte: La Cina usa la tecnologia per controllare il popolo – THE VISION

In Cina, è molto diffuso il concetto di “mianzi”, letteralmente “faccia” o “onore”. Per un cinese, è importantissimo “non perdere la faccia”. Specie se si appartiene a fasce sociali elevate come i giovani benestanti o i cosiddetti “millenials”. Oggi, in Cina, vivono più miliardari che in qualsiasi altro paese (ben 992). Le previsioni parlano di 400 milioni di cinesi che acquisteranno beni di lusso. L’esplosione del mercato interno cinese è legata a centinaia di milioni di consumatori giovani: rappresentano il 40% degli acquirenti di beni di lusso. Spese eccessive per i videogiochi, spreco di denaro per acquisti frivoli o certe pubblicazioni sui social media possono comportare l’iscrizione nelle liste nere con conseguenze rilevanti sull’intera economia.

Il SCS potrebbe essere utilizzato anche per controllare alcune minoranze: nello Xinjiang, le informazioni raccolte nell’Integrated Joint Operations Platform (IJOP) servirebbero a sorvegliare la minoranza musulmana. Dossier dettagliatissimi conterrebbero informazioni che più che a “credito sociale” fanno pensare a “controllo sociale”: registrano azioni come uscire di casa dalla porta secondaria, non relazionarsi con i vicini, rifornire un’auto non propria o consumare più energia elettrica della norma. Chi compie azioni “sbagliate” viene indagato o può essere internato in campi di “rieducazione”. L’utilizzo del credito sociale come forma di controllo delle minoranze sarebbe stato confermato anche da fonti ufficiali (26).

Secondo un sondaggio del China Youth Daily Social Investigation Center, l’83,9% degli intervistati teme di finire in liste nere senza saperlo. (27)

Foto 5. Fonte: Shame on you! China uses public billboards to expose runaway debtors – Reuters

Foto 6. Fonte: BERNHARD BARTSCH, MARTIN GOTTSKE e CHRISTIAN EISENBERG/INFOGRAPHICS GROUP Merics.

Il controllo sulle imprese

Sono oltre 33 milioni le imprese, organizzazioni sociali e organizzazioni governative (tranne quelle del PCC) valutate dal sistema di credito sociale. Le aziende vengono monitorate in base ai record di conformità, finanziari e di audit. Obiettivo: fornire una valutazione olistica dell’affidabilità di un’impresa utilizzando un punteggio numerico. Quattro le categorie principali: informazioni di base, informazioni su sanzioni e permessi amministrativi, irregolarità e informazioni da lista nera o rossa (se applicabili). Una società inserita nella lista nera per “grave inaffidabilità”, può vedere punita l’azienda, il o i legali rappresentanti o i diretti responsabili della violazione. I punteggi assegnati cambiano anche in base al comportamento dei contatti: le imprese devono prestare attenzione ai propri partner, sia in Cina che all’estero.

Anche le imprese straniere con personalità giuridica in Cina sono monitorate dai SCS. Poche, invece, le organizzazioni sociali: soprattutto ONG straniere con uffici di rappresentanze in Cina. Anche le agenzie governative sono analizzate (per far emergere casi di debito delle amministrazioni locali o inadempienze contrattuali).

Foto 7. Fonte Merics: Il sistema di credito sociale cinese nel 2021: dalla frammentazione all’integrazione

Se, in Cina, limitare i trasporti o l’accesso al credito per una persona può essere fastidioso, per un’azienda, avere bassi punteggi di credito sociale può essere peggio (su occupazione, accesso ai finanziamenti e possibilità di stipulare contratti).  A gestire ufficialmente il credito sociale delle imprese è CreditChina: fornisce informazioni su aziende e individui (per le aziende, queste informazioni sono contenute in sotto-categorie: codice del credito sociale unificato della società e licenze, sanzioni amministrative o inadempimenti di pagamento riconosciuti dai tribunali, casi di evasione e frode fiscale o di importazione o esportazione illegali, e anche salari non pagati). (28) Altro database nazionale è NECIPS (29): oltre a fornire informazioni sui record SCS, riporta dati identificativi completi e consente di segnalare problemi direttamente alle autorità. Secondo alcune fonti, il 73% dei documenti politici rilasciati fino ad oggi si è concentrato sull’applicazione del credito sociale nel settore aziendale. L’obiettivo è combinare i dati provenienti da diverse fonti per creare un database pubblico di aziende e classificarle in base a una serie di criteri di conformità. Obiettivo: creare un “Comprehensive Public Credit Rating”, che fornisca un punteggio a tutte le aziende che operano in Cina. (30)

Foto 8. Fonte: Ed Jones/AFP/Getty Images – Security cameras looking over Tiananmen Square, Beijing

Il ruolo attivo delle aziende

Per la gestione dei dati del SCS sono necessarie grandi piattaforme. Questo ha scatenato l’appetito di molti giganti tecnologici. Inizialmente, People’s Bank of China aveva delegato due grandi aziende, Alibaba e Tencent (proprietaria di WeChat, la più grande piattaforma di social media cinese che monitora il comportamento e classifica in tempo reale i propri utenti). Diversi i problemi emersi. Innanzitutto, la sovrapposizione tra sistema di credito sociale e sistemi di rating di credito (come Zhima o Sesame Credit, gestito da Ant Financial di Alibaba, piattaforma riservata ai clienti del gruppo: simile ad alcuni sistemi di credito statunitensi, come FICO, monitora alcune informazioni degli iscritti – cronologia dei pagamenti, debito, capacità di adempiere agli obblighi contrattuali). Nel 2017, da un confronto tra il sistema di credito sociale cinese e i punteggi FICO statunitensi emerse che il primo era “più invadente di quello che viene comunemente fatto in Occidente”, secondo il giudizio di Forrest Zhang, professore di sociologia della Singapore Management University. Sesame Credit di Alibaba è ormai onnipresente (è stata confusa con il Social Credit System). Esiste anche un pericolo reale di diffusione dei dati e pericoli “politici” (l’acquisizione di società ricche di dati da parte di azionisti stranieri comporterebbe rischi per la sicurezza nazionale). A questo si aggiunge il rischio di hackeraggio: recentemente sono stati violati e resi pubblici dati sensibili di 346.000 persone. Motivi che hanno portato il governo a non rinnovare la concessione ad Alibaba (e ad altre aziende). (31)

Negli altri paesi

Sistemi di cyber governance si stanno diffondendo in molti paesi. Strumenti di monitoraggio analoghi a quello cinese sono già in uso a Singapore, in Malesia, in Pakistan, negli Emirati Arabi Uniti, in Uzbekistan e in Kenya. Anche la Tanzania, scelta come paese pilota per un programma di sviluppo delle capacità Cina-Africa, ha approvato leggi che limitano i contenuti Internet e le attività dei blog (32). Altri paesi (Vietnam e Uganda) hanno consultato le autorità cinesi in vista dell’emanazione di leggi restrittive su Internet. E nell’ambito della Belt and Road Initiative, la Cina ha iniziato a installare cavi ottici per la trasmissione di dati transfrontalieri in paesi come Belize, Ecuador e Guinea.

Il sistema di credito sociale cinese non è diverso da forme di valutazione sociale in paesi come l’Australia. Qui la maggior parte degli immigrati neozelandesi ha diritto ad un “visto di categoria speciale” che prevede un test di “buon carattere” (a volte a discrezione dei funzionari): recentemente, un ragazzo di 15 anni è stato trattenuto e deportato utilizzando un sistema simile al China Social Credit Score (che limita la libertà di movimento a seconda dei comportamenti antisociali). Sempre in Australia il programma di welfare “ParentsNext” prevede agevolazioni per madri single: per beneficiarne, i destinatari devono dimostrare di aver svolto ogni settimana determinate attività con i propri figli (frequentare lezioni di nuoto o andare in biblioteca). (33) Netta la somiglianza con il sistema di credito sociale cinese che penalizzare o premiare in base alle attività familiari. Anche qui il ricorso alle tecnologie e ai database è fondamentale: Ù Trustbond, società privata australiana, utilizza i dati dei social media per ottenere un “punteggio di fiducia che può essere utilizzato per sostituire i tradizionali pagamenti di obbligazioni in contanti per potenziali affittuari. Il Consiglio comunale di Darwin ha sperimentato una tecnologia che registra i movimenti delle persone dai dati del cellulare all’interno del centro città: se necessario, le telecamere di sorveglianza possono identificare un individuo e avvisare la polizia.

Anche in Germania esistono sistemi analoghi a quelli cinesi. Per affittare o acquistare una casa, prendere in prestito o ricevere beni a credito è necessario avere un certo punteggio “SCHUFA” (simile al “FICO” negli Stati Uniti). I dettagli degli indicatori non sono chiari ma pare che avere un basso reddito o avere vicini con un basso punteggio influirebbe negativamente sul rating. Alcuni fornitori di assicurazione sanitaria (obbligatoria in Germania), utilizzano dati sull’idoneità attraverso app per offrire sconti sui premi assicurativi (analogamente al credito sociale cinese che dà la priorità e un punteggio più alto ai comportamenti sociali).

In India, da anni, esiste il programma di identificazione unica “Aadhaar” che assegna alle persone un numero di 12 cifre e registra dati demografici e biometrici (comprese impronte digitali e scansioni dell’iride). Lanciato nel 2009 come sistema volontario, oggi monitora il 99% della popolazione. Scopo originario era garantire l’accesso ai programmi di welfare, ma alcuni temono che possa essere utilizzato illegalmente per scopi commerciali).

Negli USA, solo tre stati (Illinois, Texas e Washington) hanno leggi che proteggono le persone dalle società che raccolgono dati biometrici. Negli altri 47, non esistono restrizioni. Tempo fa, sulle pagine dei media è scoppiato il “caso TikTok”: l’azienda con sede legale in Cina fu accusata di raccogliere dati personali. “Possiamo raccogliere dati biometrici e informazioni come definito dalle leggi statunitensi, come impronte facciali e impronte vocali, dai Contenuti dell’utente. Se previsto dalla legge, chiederemo all’utente le autorizzazioni necessarie prima di tale raccolta”. Trump definì questo comportamento una minaccia per la sicurezza personale e cercò di obbligare la società cinese a cedere le attività negli USA. Il suo successore Biden, dal canto suo, non ha fatto nulla nei confronti di TikTok, ma ha limitato gli investimenti statunitensi su 59 società cinesi (alcune legate alla sorveglianza). In molti settori, gli Stati Uniti sono riusciti a mantenere la leadership grazie al know-how avanzato e alla capacità di gestire standard e protocolli di settore. Ciò è particolarmente importante per le tecnologie a duplice uso, poiché il predominio dei produttori e degli standard americani limita la capacità dei concorrenti di ostacolare l’accesso degli Stati Uniti a queste tecnologie. Oggi, però, i mercati sono sempre meno definiti da confini fisici e più da standard e regolamenti. In questo contesto, la capacità di stabilire e far rispettare le regole è diventata prioritaria per l’efficienza e l’affidabilità.

Il sistema del controllo sociale cinese ha raggiunto livelli tali da attirare numerosi paesi: ogni anno, numerose agenzie governative (alcune da paesi come Stati Uniti, Francia e Israele) partecipano al China-Eurasia Security Expo a Urumqi, nello Xinjiang. Il made in China interessa sempre di più i paesi esteri: nel 2018, CloudWalk ha stretto un accordo con il governo dello Zimbabwe per la fornitura di sistemi di riconoscimento facciale per la “sicurezza” del Paese africano. (34)

Conclusioni

Secondo uno studio, l’80% degli intervistati ha in qualche modo accettato i punteggi del credito sociale (34) . “Il comportamento delle persone è migliorato”, ha dichiarato un giovane imprenditore cinese, “Ad esempio, quando guidiamo, ora ci fermiamo sempre davanti alle strisce pedonali. Se non ti fermi, perderai i tuoi punti. All’inizio, eravamo preoccupati, ora ci siamo abituati”.

Solo l’1% degli intervistati disapproverebbe il sistema. Sebbene non tutte le ricerche abbiano dimostrato un livello così elevato di sostegno al sistema, in Cina, nessuno osa opporsi. (35) “La gente comune qui in Cina non è felice di questa tecnologia, ma non ha altra scelta. Se la polizia dice che ci devono essere telecamere in una comunità, la gente dovrà semplicemente conviverci. Questa richiesta c’è sempre stata e noi siamo qui per soddisfarla”, ha dichiarato Chen Wei di Taigusys, azienda specializzata nella tecnologia di riconoscimento delle emozioni in un’intervista.

Come già visto, il problema principale è chi gestisce e controlla questi dati. E i compromessi che dovranno essere fatti tra diritti civili dei cittadini e supervisione e trasparenza del governo. Elemento critico in Occidente, ma che, in Cina, è vissuto in modo diverso: qui la legge, ad eccezione di clausole specifiche come la protezione contro la perquisizione o la detenzione illegali, affronta il diritto alla privacy principalmente come un diritto a preservare la propria reputazione contro insulti e diffamazioni. L’idea cinese di “privacy” differisce molto dal pensiero politico e giuridico occidentale: la moralità spesso prevale sui diritti individuali ed è alla base delle relazioni interpersonali e del governo della società. Un sistema che Botsman ha definito “una visione futuristica del Grande Fratello fuori controllo”. Una situazione che Human Rights Watch ha definito “agghiacciante”.


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