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Crediamo in due soli dei: Saaalute e Scieeenza

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Abbiamo l’illusione di vivere nell’era più disincantata, intelligente, razionale e, va da sè, “scientifica” di sempre. E invece abbiamo il livello di credulità e superstizione di un indigeno del Borneo, di un primitivo del Neolitico o di uno scolaro della materna. Con tutto il rispetto, beninteso, per gli indigeni, i primitivi e gli scolari. I quali, se non altro, erano, e sono, ingenui “giustificati”: per ragioni di latitudine, di epoca, di anagrafe.

Ma noi? Noi, figli della Scieeenza e i fedeli della Saaalute, dovremmo essere vaccinati – a prescindere da Pfizer e Astrazeneca – da qualsiasi credenza irrazionale. Noi dovremmo essere gli “adulti” del processo storico, quelli “grandi”, in grado di capire se qualcuno ci manipola. E invece no. Non è cambiato nulla dai tempi del Neolitico, nulla è diverso da una tribù tropicale o dall’aula giochi di un asilo. La strategia per tenere l’umanità al guinzaglio non è cambiata affatto. Solo, ci hanno ipnotizzati con totem e tabù differenti. Non più il dio del tuono cui genuflettersi per impetrare salute e conoscenza. Piuttosto, la Saaalute e la Scieeenza, come divinità cui prostrarsi onde ottenere il diritto, anzi il privilegio, di sopravvivere.

Ciò che colpisce –  a certificare la nostra spaventosa ottusità –  è che siamo disposti a credere a tutto, e al contrario di tutto, se ci viene spacciato come un “editto” della Scieeenza, o come un “sacrificio” sull’altare della nostra Saaalute. Pensate al virus, alle mascherine e ai vaccini. La malattia, all’inizio, la consideravamo un morbo parainfluenzale (da esorcizzare con uno spritz in centro) perché così diceva la Scieeenza. In nome della Scieeenza, Speranza ci rassicurava: “Basta allarmismi e fake news, non è affatto facile il contagio”. E tutti a ridere, brindare e darsi di gomito.

Poi, evidentemente, la Scieeenza – che progredisce a un ritmo direttamente proporzionale a quello con cui la nostra intelligenza regredisce – ha cambiato idea, Speranza ha cambiato idea, e tutti hanno cambiato idea. Proprio come gli uomini delle caverne quando lo sciamano propalava l’ultima contraddittoria volontà del dio del tuono. E vogliamo parlare delle mascherine? Andate in qualsiasi farmacia e ci troverete tuttora appesi i manifestini della primavera scorsa col decalogo anti-Covid. Al settimo punto sta scritto di usare il presidio solo se malati o a contatto con malati. Lo diceva la Scieeenza, per il bene della Saaalute, capite?

E Speranza pontificava su come fosse infondato “sul piano scieeeentifico” l’uso indiscriminato delle mascherine. Poi il dio del tuono, anzi la Scieeenza – più volubile di un temporale estivo – si è evoluta, ed è scattato il contrordine: mascherine anche all’aperto e, tra poco, pure per fare l’amore. E i vaccini?   Sul sito dell’ISS si legge:  “La produzione di un nuovo vaccino segue le stesse fasi di sviluppo di un potenziale farmaco e richiede tempi anche molto lunghi (sino a 10 anni)”. Ma improvvisamente, la Scieeenza ha fatto un passo piccolo per l’uomo ma gigantesco per l’umanità e i tempi di sperimentazione si sono ridotti a tre mesi.

Insomma, siamo indigeni, primitivi, marmocchi. Sotto schiaffo di due totem più isterici e incazzosi del dio del tuono: la Scieeenza e la Saaalute. Nella migliore delle ipotesi, i loro sacerdoti sono babbei ignari di cosa sia realmente la vera scienza e in cosa consista davvero il processo scientifico. Convinti che Karl Popper sia un centravanti del Bayern Monaco e Thomas Kuhn una nuova proposta di Sanremo. Nella peggiore delle ipotesi, assai più probabile, essi sono corrotti da chi sa perfettamente cos’è la scienza.  E anche come sovvertirne il significato per imporre una rivoluzione sociale. Magari, anche un bel regime.  E noi, tutti in fila –  fiduciosi nella Scieeenza, imbottiti di Saaalute –  in penitenziale processione verso l’abisso.

Francesco Carraro

www.francescocarraro.com


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