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Cosa aspettarsi da queste europee (di Nino Galloni)

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Le attese sembravano più chiare qualche mese fa. Ma non sono stati determinanti i conflitti – veri, presunti o sceneggiati – all’interno della compagine governativa; piuttosto un cambiamento di clima internazionale prima ancora che nazionale.
La Brexit è stata più difficoltosa del previsto e se ciò ha rilanciato le speranze di Farage, ha rafforzato il vento del sovranismo antinazionale: Irlanda, Scozia, Catalogna, Fiamminghi…persino per Lombardi e Veneti non si è trovato di meglio che stoppare tutto in vista del fantomatico dopo.
Così serpeggia l’idea – invece debole qualche mese fa – che dall’UE non si possa uscire.
Insomma, a un certo punto la campagna elettorale si è infiacchita sui temi propriamente europei (moneta, immigrazione, difesa e altro) che hanno lasciato il campo a discussioni nazionali interne che acuiscono la percezione di inutilità della faccenda.
Un calo dell’affluenza dove non ci sono anche le amministrative rischia di spiazzare il voto di opinione a favore di vecchie logiche ed equilibri.
Il tutto è stato aggravato dalla evoluzione dei rapporti tra USA e Cina da una parte, Usa e Iran dall’altra.
Invece doveva essere il contrario perché Trump e Xi sono concorrenti a livello politico, ma non economico , infatti vogliono la stessa cosa: crescita della domanda interna, dell’occupazione, dei salari soprattutto sostituendo importazioni.
Tutto ciò doveva stimolare in Europa il dibattito sul modello economico, lo scontro politico tra chi vuole che la UE continui così e chi vuole tornare ad un maggiore sviluppo interno.
Ma non è stato così: salvo qualche eccezione ha prevalso un’impostazione poco aggressiva in campo monetario che porta acqua al mulino dei conservatori, stanti le divisioni in campo sovranità tra regionalisti e patriottici, tra fautori degli interessi interni e fautori di una alternativa di tipo confederativo.
Anche la crescente tensione tra USA e Iran non spinge l’Europa a gestire un ruolo proprio sia perché l’Europa unita non esiste, sia perché questa UE accetta il ruolo subalterno agli USA. Ma anche questo invece di accendere il dibattito in vista delle stesse elezioni lo ha spento.
Non resta che piangere e andare a votare per sostenere le forze che vogliono un cambiamento nel senso della discontinuità con questa Commissione che sbaglia volutamente nelle politiche economiche incentrate sul concetto di reddito potenziale (quello di piena occupazione e concorrenza perfetta) per stravolgerne il senso affermando ad esempio che l’Italia non può fare ulteriori investimenti pubblici perché c’è già la piena occupazione dei fattori produttivi!! Questa Europa ci ha abbandonato di fronte alla tematica della immigrazione salvo poi tentare di bastonarci qualunque scelta autonoma tentassimo. Tanto per riaffermare chi deve comandare e chi no.
Tuttavia perdere l’occasione di farsi sentire anche col voto sarebbe un errore da evitare.
Gli assenti non hanno mai ragione.
Ma, nel segreto dell’urna ciascuno scelga se quanto è accaduto in questi anni deve continuare o essere modificato radicalmente.

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