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CONSAP: HANNO IDEA DI QUELLO CHE STANNO FACENDO? I numeri purtroppo indicano molta confusione

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Gli amici di “Noi che credevamo nella BPVI” mi inviano dei dati che, francamente, mi lasciano completamente allibito. Si tratta di una relazione degli esperti della CONSAP, l’ente incaricato di rimborsare progressivamente, e molto parzialmente,  gli azionisti truffati di BPVI, Veneto Banca, Banca Etruria, Cassa di Risparmio di Ferrara, Banca Marche e CariChieti. Il problema che sorge è che gli esperti paiono, ad essere clementi, piuttosto confusi circa le cifre in gioco, e non per importi secondari.

Vi presentiamo un estratto della relazione tecnica del 19 giugno, consultabile a questo link, nella quale evidenziamo i valori più rilevanti:

  • oltre 92 mila utenti registrati, a dimostrazione dell’elevato livello di performance erogato dal portale FIR;
  •  n.144.245 domande di indennizzo regolarmente presentate ed acquisite tramite la piattaforma informatica dedicata e n. 9.790 domande in corso di compilazione per le quali gli utenti non hanno perfezionato l’iter di compilazione ed invio delle istanze.
    A tal riguardo si evidenzia che grazie all’iniziativa della Segreteria tecnica, che ha disposto l’invio massivo di ca 22 mila mail con le quali si ricordava la scadenza dei termini per la presentazione delle istanze, è stato possibile recuperare ca. 13 mila domande. Per tutte quelle non inoltrate è stato disposto l’invio di una mail informativa con la quale si rende edotta l’utenza interessata che, nell’eventualità della riapertura di una nuova finestra temporale per la presentazione delle domande, potranno riaccedere alla propria area riservata del portale portando a termine il processo di compilazione ed invio delle domande rimaste, ad oggi, in sospeso;
  •  il valore complessivo degli strumenti finanziari per i quali è stato richiesto l’indennizzo ammonta a complessivi 28,98 mld di euro di cui 27,77 mld per le azioni e 1,21 mld per le obbligazioni subordinate;
  •  il 94% delle domande si riferisce alle azioni mentre solo il 6% alle obbligazioni subordinate. Ciò è dovuto principalmente alla circostanza che per le obbligazioni subordinate il Fondo Interbancario di tutela dei depositi (FITD) – con decreto legge n. 59 del 3 maggio 2019, convertito in legge n. 119 del 30 giugno 2019 – aveva già garantito l’80% del corrispettivo pagato per l’acquisto di tali strumenti finanziari e, di conseguenza, la legge n. 145/2018 ha posto in capo a tale Istituto l’obbligo di integrare fino al 95% i rimborsi già effettuati al 31 dicembre 2019;
  •  l’87% delle domande presentate afferiscono alla cosiddetta procedura forfettaria e il 13% a quella ordinaria. A tal riguardo si ricorda che l’accesso alla procedura forfettaria è riconosciuto ai risparmiatori che soddisfino, alternativamente, i requisiti reddito patrimoniali previsti dalla normativa di riferimento vale a dire il possesso di un reddito complessivo ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche inferiore ai 35 mila euro nell’anno 2018 (al netto di eventuali prestazioni di previdenza complementare erogate sotto forma di rendita) ovvero il possesso del patrimonio mobiliare di proprietà di valore inferiore ai 100 mila euro;

Ora qui i numeri non tornano, e non di poco, soprattutto per quanto riguarda l’entità del capitale di cui si richiede il rimborso. Come è possibile che le domande complessive sommino 27,7 miliardi di euro? 

Facciamo due conti della Serva:

  • BPVI  aveva nel 2014 un patrimonio netto complessivo del gruppo, compreso di sovrapprezzo azioni e riserve di utili, pari a 4,548 milioni di euro;
  • Veneto Banca aveva nel 2014 un patrimonio netto complessivo del gruppo pari a 2.774 milioni di euro;
  • Banca Etruria aveva un patrimonio netto nel 2013 pari a 675 milioni;
  • Banca Marche aveva un patrimonio nel 2012 , prima delle grandi correzioni , pari a 928 milioni di euro;
  • CariFerrara aveva un patrimonio al 2012 pari a 155 milioni
  • Carichieti era la più piu piccola delle banche in gioco.

Ora i patrimoni netti sommati di questi istituti presi prima del “Salto della morte” finale nelle perdite non giunge ai 10 miliardi. Volendo fare una pazzia e rimborsando tutti gli azionisti (salvo Etruria, che era quotata in borsa) ai valori massimi delle azioni emesse, osa peraltro vietata a CONSAP, non si arriva ai 13 miliardi. Da dove saltano fuori 27,7 miliardi di domande di rimborso, praticamente pari al doppio dei patrimoni netti delle banche in questione? 

Inoltre risulta un’altra grossa incongruenza: se dividiamo i 27.700.000.000 euro richiesti per il rimborso per il numero di domande di indennizzo presentate, 144.000, abbiamo una richiesta di indennizzo medio pari a 192.000 euro. Questo dato appare ben poco congruente con il fatto che l’87% delle domande sia stato presentato sotto forma di richiesta forfettaria, cioè da persone con un patrimonio inferiore a 100 mila euro, immobiliare compreso. Se cosi fosse avremmo una situazione perfino più grave, perchè vorrebbe dire che la massa dei risparmiatori avrebbe perso veramente tutto, cosa che, per fortuna, ci sembra alquanto improbabile.

Ora, errare è umano ed ammetterlo è anche sinonimo di grande intelligenza e di un pizzico di umiltà che non fa mai male. Al contrario degli esperti che pubblicano dati un po’ a casaccio, senza avere un’idea dei valori di riferimento e senza fare alcuna banale verifica, qualche dubbio sulla loro effettiva esperienza ce lo fanno venire, a meno che la loro finalità non fosse quella di rigettare la colpa sui risparmiatori truffati che avrebbero fatto richieste gonfiate.  Purtroppo per ora non c’è stata una chiara risposta dal ministero. Tra l’altro l’errore è controproducente per il governo stesso perchè accentua l’assoluta esiguità del valore dei rimborsi garantiti ai soci, pari a soli 1,5 miliardi. Qui vi presentiamo un video di Luigi Ugone, presidente della maggiore associazione di azionisti truffati, sulla vicenda.


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