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Conseguenze della Pelosi a Taiwan. il governo di Taipei sconsiglia a Foxconn di investire in Cina

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Il produttore di elettronica taiwanese e fornitore di Apple Foxconn sarà probabilmente costretto a rinunciare a un investimento di 800 milioni di dollari nel produttore di chip e operatore di fonderia cinese Tsinghua Unigroup, a causa del rapido deterioramento delle relazioni internazionali.

Il governo di Taiwan stava già considerando di multare Foxconn per circa 835.000 dollari per non aver ottenuto l’approvazione normativa dell’investimento, ma ora è emerso che i funzionari di Taipei vorrebbero che tutto l’investimento del gruppo venisse cancellato.

“È chiaro che ora che la questione è stata elevata al livello di sicurezza nazionale, le prospettive si stanno facendo più scarse”, ha dichiarato una persona vicina all’azienda. “Con l’aumento della tensione nello Stretto di Taiwan, la situazione si fa ancora più difficile”.

Tsinghua Unigroup è stata fondata alla fine degli anni ’80 come unità aziendale interamente controllata dall’Università Tsinghua di Pechino, finanziata dal Ministero dell’Istruzione cinese. Le filiali di Tsinghua Unigroup si occupano di progettazione di chip per dispositivi mobili, produzione di flash NAND, IoT, chip di sicurezza e infrastrutture IT. Nel 2020, l’azienda ha attraversato un periodo di difficoltà finanziarie ed è stata costretta a ristrutturarsi.

Mentre Tsinghua Unigroup è alla ricerca di investitori, Foxconn ha cercato di espandere la sua presenza anche in settori al di fuori della componentistica e dei semiconduttori. Lo scorso maggio l’azienda taiwanese ha addirittura costituito una joint venture per costruire un impianto di produzione di chip in Malesia e all’inizio di quest’anno stava inseguendo un’opportunità simile in India.

Ovviamente, in questo periodo di forti tensioni, il governo di Taiwan non vede di buon occhio una joint venture fra un gruppo nazionale e uno cinese per produrre chip avanzati nell’entroterra cinese. L’investimento viene quindi a ricadere nell’ambito degli interessi nazionali non solo di Taiwan, ma anche degli Usa che non vogliono un ulteriore sviluppo tecnologico di Pechino in quel settore. La visita della Pelosi deve essere vista anche sotto questo punto di vista, di limitazione degli investimenti tecnologici di Taipei in Cina. Quindi Foxconn dovrà trovare una soluzione diversa, e magari in altri paesi dell’area.


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