Politica
Con Trump vince la concretezza (di Vincenzo Cacioppoli)
Trump ha vinto a valanga le lezioni USA semplicmente perché ha un’idea dei veri problemi della gente, mentre la Sinistra si è chiusa in una propria torre d’avorio di falsi problemi
Donald Trump è il 47esimo presidente degli Stati Uniti. Il suo trionfo è totale, considerando che i repubblicano hanno conquistato, sovvertendo ogni pronostico anche la maggioranza al Senato, La sinistra che aveva puntato su un cavallo debole ed impalpabile, come la vicepresidente Kamala Harris, chiamata in fretta e furia a sostituire un Biden ormai a mezzo servizio, esce dalla contesa ancora una volta con le ossa rotte, come ha già accaduto in Italia, Svezia, Grecia, Portogallo, Austria, Repubblica ceca, Francia , solo per contare le contese elettorali degli ultimi due anni.
Evidentemente come dice il sottosegretario alla presidenza del consiglio Giovanbattista Fazzolari, una sorta di Mazarino della politica estera della Meloni, “I cittadini sono stanchi delle battaglieideologiche della sinistra, della grande stampa e dei circuiti elitari, in Europa come in America” Trump, infatti, intercetta il voto della classe media e delle fasce più deboli, che non si riconoscono in questa sinistra, troppo distante dai loro problemi, perché ma anche dei ricchi finanzieri di Wall Street, lo premiano i neri e i giovani, mentre le donne ancora una volta non hanno fatto la differenza.
Ma Trump ha vinto anche e soprattutto sui temi cari alla classe media americana, quella della cosiddetta Rust belt che racchiude gli Stati del Midwest, quelli che sempre sono decisivi nella corsa alla Casa Bianca. Trump ha stravinto, in tutti questi swing states, perché è stato visto come la persona giusta per rilanciare l’economia,ma anche per dare più sicurezza alle città e per mettere un freno alla immigrazione incontrollata. Tutti temi sui quali da troppo tempo invece la sinistra sembra non essere in grado di offrire risposte adeguate.
“Credo che in qualche modo si possa dire che anche negli Stati Uniti come è accaduto pressoché ovunque in tutta Europa e in tutto l’Occidente abbia vinto un po’ il Paese reale e quindi veramente i bisogni delle persone e in qualche modo abbiano trovato una risposta nella prospettiva indicata dai conservatori” dice Nicola Procaccini, copresidente del gruppo Ecr del parlamento europeo. Ed è proprio questo uno dei punti focali per spiegare quello che è accaduto in America e quello che sta accadendo da mesi in mezza Europa.
La sinistra ha fondamentalmente perso il contatto con la realtà e non ha più il polso di quelli che sono i problemi reali che deve affrontare la gente comune nel quotidiano. Perso nei suoi deliri da woke culture che ormai attecchisce solo nei salotti radical chic delle grandi città metropolitane. L’ultima legislatura europea è stata un chiaro esempio della enorme confusione che regna sotto il cielo progressista. Quel folle progetto del green deal rappresenta plasticamente la supponenza di certa sinistra, che fondamentalmente se ne frega dei bisogni di famiglie ed imprese europee, in nome di quella ideologia radicale di stampo sovietico, che continua a serpeggiare in ampi strati delle sinistre europee, malgrado la storia abbia decretato il suo totale fallimento oltre trent’anni fa.
Trump rappresenta nel sentire comune, una persona che lotta contro l’odiato establishment che ingolfa il vecchio partitodemocratico in Usa e gran parte della sinistra europea. Insomma, il sorriso a trentadue denti della Kamala non è servito ad ingannare gli elettori americani che hanno reagito con fastidio all’appoggio alla candidata democratica di chi, come il clan Obama (più convintamente) e quello dei Clinton (molto meno entusiasta) per non parlare di quello delle star o supposte tali del cinema e della musica.
Il fatto che una star viziata e stramiliardiaria come Tylor Swift si permette di minacciare di abbandonare l’America in caso di vittoria di Trump, non può che avvalorare la tesi che i veri antidemocratici si annidino certamente più tra le file dei progressisti, rispetto a quelle dei conservatori. La sinistra in tutto il mondo manca di leader con i quali costruire uno straccio di progetto che possa costruire un’alleanza tra quello che rimane del progressismo e la società civile che inevitabilmente giarda con sempre maggior interesse al campo opposto.
Alla sinistra restano gli intellettuali radical chic le star e quelli per cui essere di sinistra non segue logiche politiche e di ideali, ma diventa un segno per distinguersi dalle masse. E’ quel movimento che segue la woke culture, il movimentismo che in nome della politically correct va dietro alle idee delle élite e non ai bisogni della gente comune. Materia piu per psichiatri forse che analisti politici, perché la rabbia e la frustrazione di inalennare sconfitte in serie, non fa altro che avere l’effetto di rinchiudersi a riccio all’interno del proprio sempre più ristretto innercircle, che accusa il popolo bue che non capisce i rischi a cui andrebbe incontro. Come se quando la sinistra raramente va al governo, non mostrasse il peggio della politica, come Sanchez in Spagna ( uno degli ultimi paladini socialisti rimasti in Europa) inseguito dagli scandali di moglie parenti e ministri vari e inseguito dalla folla inferocita di Valencia dopo la disastrosa alluvione. O come proprio il calvario dell’ultimo anno e mezzo di presidenza di Biden, che è statoun vero e proprio calvario per lui, ma anche per il mondo intero, che guardava attonito l’incapacità mentale di chi riveste comunque ancora un ruolo determinante sugli equilibri geopolitici mondiali.
Chissà che proprio Biden, impuntandosi sulla scelta della sua vice, (che forse immaginava a ragione già perdente) non abbia voluto vendicarsi di chi lo aveva abbandonato a causa della sua ormai acclarata infermità. Se questa è la sinistra, infatti, che dovrebbe incarnare la sua superiorità morale e democratica,non ci stupisca se poi la gente ricorra a votare in massa per il centro destra, come appunto in America. Perché la sinistra oltre ad essere ormai poco credibile è anche debole perché profondamente lacerata al suo interno, come si sta vedendo in maniera clamorosa anche qui da noi in Italia.
La sinistra in Usa, così come in Europa, continua a cercare disperatamente quel leader che da troppo tempo le manca. E allora si attacca disperatamente alle icone anche un po’ imbolsite, come Clinton e Obama in Europa, o Bersani e Prodi, molto più modestamente, in Italia. Ma proprio il fatto di appellarsi ai simboli mostra la debolezza di una sinistra che non sa più parlare non solo all’elettorato in generale, ma nemmeno a quello sempre più esiguo dei suoi sostenitori. Il progressismo dovrebbe forse cominciare a lasciare da parte il politically correct e la supposta superiorità morale, che in un ennesimo dimostrazione di supponenza e snobismo, pensa di poter imporre all’avversario,
Come altro definire questa stucchevole e controproducente refrain sul pericolo di deriva illiberale e antidemocratica delle destre, smentita clamorosamente poi quando le destre sono chiamate a governare, come visto nel primo mandato di Trump o nel tanto temuto governo Meloni adesso. C’è un dato che in queste elezioni dimostra molto meglio di tante parole dimostra perché la grossa contraddizione di una sinistra che è sempre autoreferenziale e sempre meno vicina alla gente che invece a parole dice di voler difendere.
Si tratta del risultato del district of Columbia, quello della capitale Washington, dove i democratici raccolgono quasi un plebiscito con il 91 % dei voti contro un misero 6% di Trump. Insomma, come dire che in un certo senso anche negli Usa , la sinistra sembra vincere solo tra le cosiddette ztl, i grandi centri urbani, ma perdere clamorosamente nel voto del mondo rurale ed operaio, che sempre più guarda a destra.
La verità è che la sinistra non sa più dare risposte a quei problemi con cui la gente comune fa i conti tutti i giorni. Sono i problemi legati alla sicurezza, alla situazione economica, alla migrazione irregolare. La sinistra invece come unica risposta a questo, sventola l’unica paura che, forse per fortuna e a ragione, la gente comune non sente né concreta né reale, almeno in occidente, e cioè l’ipotesi del ritorno di un regime antidemocratico e illiberale. Infine, come giudicare chi come la Harris e i democratici hanno per mesi accusato Trump di voler creare confusione e tensione sul voto, poi dopo avere assistito ad un debacle senza discussioni, non ha nemmeno la buona creanza di presentarsi davanti ai suoi sostenitori ed ammettere la sconfitta, riconoscendo quella che è una schiacciante vittoria dell’avversario (proprio come fece la Clinton nel 2016, anche se in quel caso la vittoria fu molto meno netta).
Evidentemente tra i tanti difetti che ha questa sinistra bisogna aggiungere anche quello di non sapere perdere che però appare in un momento storico come quello attuale quasi un paradosso. Perché la netta convinzione che si ricava da questi ultimi anni è che questa sinistra a questo tipo di sconfitte,dovrà per forza di cose invece farci l’abitudine e quindi imparare a conviverci.
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