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Come causare una carestia? Imponendo regole ESG agli agricoltori. Come succede perfino negli USA

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Dato che il problema mondiale in questo momento è la sicurezza alimentare il governo USA, seguendo il pessimo esempio europeo, ha deciso di mettere i bastoni fra le ruote ai piccoli agricoltori mettendoli ancora di più in crisi.

A marzo, la Security and Exchange Commission (SEC), una struttura governativa che pretende di “promuovere un ambiente di mercato degno della fiducia del pubblico”, ha proposto una nuova regola ambientale, sociale e di governance (ESG). Con il nome di “Enhanced and Standardization of Climate-Related Disclosures for Investors” (miglioramento e standardizzazione delle informazioni relative al clima per gli investitori), essa richiederebbe ai dichiaranti che fanno affari con i piccoli operatori di “includere alcune informazioni relative al clima”, denominate “Scope 3 Emissions” (emissioni indirette (a monte o a valle) che si verificano nella catena del valore della società dichiarante. Quindi anche i piccoli agricoltori che lavorano con le banche dovrebbero fare la contabilità ESG e dimostrare di essere “Buoni”

Però gli agricoltori e gli allevatori, non sono aziende quotate né “dichiaranti” che presentano relazioni all’Agenzia. Tuttavia, la suddetta disposizione avrà un impatto negativo sulle loro attività e imporrà costi e responsabilità elevati perché obbligherà anche le piccole aziende non quotate a creare degli standard contabili e di auditing ESG onerosi e complessi, che non sono di loro competenza. 

Già per principio la nuova norma dell’agenzia è inapplicabile in quanto non può regolamentare obiettivi non finanziari come l’ESG, compresi quelli relativi alle emissioni di gas serra (GHG) dell’ambito 3. Il motivo è che la norma non può essere applicata. Perché? Gli obiettivi politici non rientrano nelle loro competenze.  Come indicato nella Sezione 13(a) del Securities Exchange Act del 1934, la SEC può solo creare regole ritenute “necessarie o appropriate per l’adeguata protezione degli investitori e per assicurare una corretta negoziazione del titolo”. I principi ESG, così come intesi, non rendono le aziende più sicure, ma solo più vulnerabili alla politicizzazione. Basterà arrivare al primo ricorso presso la Corte Suprema per cancellare tutta questa legislazione impropria.

I piccoli proprietari e operatori sono già soggetti a onerose regolamentazioni da parte di leggi locali, statali e federali. Perché gravare ancora di più sulle imprese in difficoltà che ci nutrono e alimentano? Non sarebbe giusto. Richiedere a questi piccoli produttori di adottare regimi di rendicontazione più rigorosi significherebbe inoltre sollevare enormi problemi di privacy.

Diversamente dalle aziende, le piccole e medie imprese agroalimentari gestiscono le loro attività in genere dalle loro residenze personali. Per esempio, la divulgazione di dati relativi alle singole operazioni e alle attività quotidiane – se resa pubblica – potrebbe invitare alle minacce da parte dei concorrenti e dei nemici dell’industria agricola e renderle bersaglio di ambientalisti radicali e attivisti per i diritti degli animali intenzionati a interrompere e bloccare del tutto le loro attività.

Purtroppo per la SEC, i tribunali si sono già pronunciati contro le agenzie governative che impongono la divulgazione di dati personali sensibili. La Corte d’Appello dell’Ottavo Circuito ha stabilito nella causa American Farm Bureau Federation v. EPA (2016) che la divulgazione da parte dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA) di fogli di calcolo contenenti informazioni personali degli agricoltori invita “a tutelare in modo sostanziale la privacy dei proprietari, mentre favorisce ben poco l’interesse pubblico riconoscibile ai sensi della FOIA” e “costituirebbe un’invasione chiaramente ingiustificata della privacy personale”.

Se l’agenzia segue questa strada, i registranti che lavorano con le piccole aziende non si fideranno più di loro per gestire le comunicazioni contenenti informazioni sensibili. E non dovrebbero.

Dati i vincoli già imposti alle piccole imprese agricole, la divulgazione di dati personali comporterebbe un enorme sforzo finanziario. Per soddisfare le nuove richieste, gli agricoltori e gli allevatori dovrebbero dedicare più tempo alla raccolta dei dati e meno ai loro prodotti alimentari.

Il software di gestione delle aziende agricole (FMS), per esempio, non è economico né molto utilizzato dalla maggior parte degli agricoltori e degli allevatori. Si dice che il software costerebbe a queste piccole imprese 1.200 dollari in più all’anno. Inoltre, un sondaggio del 2018 condotto su quasi 1.500 agricoltori ha rilevato che il 69% utilizza ancora strumenti non computerizzati per le operazioni quotidiane. In definitiva, l’adozione di un rigoroso regime di reporting dei dati renderebbe impossibile per queste piccole imprese concentrarsi sulla loro linea di fondo: nutrire, alimentare e vestire gli Stati Uniti e, attraverso l’export, anche tutto il mondo.

Se questa norma verrà approvata, la SEC tradirà la sua missione di “proteggere gli investitori, facilitare la formazione di capitale e promuovere mercati equi, ordinati ed efficienti”. Peggio ancora, le considerazioni sullo Scope 3 porterebbero alla chiusura di piccole imprese e costringerebbero i dichiaranti della SEC a cercare prodotti alimentari da aziende al di fuori degli Stati Uniti, rendendo la nostra nazione altamente vulnerabile all’insicurezza alimentare.

nel parlamento USA molti si sono pronunciati contro queste normative assurde, e c’è da sperare che venga cancellata. Intanto tutti stanno lavorando per distruggere chi nutre il mondo. Un segno di malvagità profonda o di stupidità delle politiche dei governanti.


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