Analisi e studi
Clamoroso! Sul MES, Conte ha palesemente violato una Legge dello Stato. Ora deve dimettersi (di P. Becchi e G. Palma)
Cosa abbia fatto Conte sul MES ancora non si è capito. Lui dice di non aver firmato niente, e su questo probabilmente non ha torto. Il problema è un altro. Le discussioni generali sulle riforme che riguardano la governance dell’Unione europea avvengono in seno al Consiglio europeo, vale a dire quell’organismo previsto dai Trattati composto dai Capi di Stato e di Governo degli Stati membri dell’Unione. Il cuore politico della Ue. Il Consiglio si riunisce regolarmente più volte l’anno, di cui una di queste avviene sempre alla fine di giugno. Si tratta di una riunione ormai consolidata in cui si parla del futuro della Ue e delle sue Istituzioni politiche, monetarie ed economiche.
Di riformare il Meccanismo Europeo di Stabilità se ne parla sin dal giugno 2018, argomento affrontato anche nel corso del Consiglio di quest’anno. In entrambi i casi, e nello specifico a giugno del 2019, la risoluzione approvata dal Parlamento prima che Conte si recasse a Bruxelles fu chiara: nessuna riforma peggiorativa del Mes, come invece è nelle intenzioni di Francia e Germania. L’indirizzo politico delle Camere, che sempre si riuniscono prima di un Consiglio europeo, era dunque molto chiaro. Il mandato era quello di non peggiorare i meccanismi del “fondo salva-Stati”, che già ora sono abbastanza forcaioli. Sta di fatto che Conte è andato a Bruxelles ed ha fatto i fattacci suoi, fregandosene dell’indirizzo politico del Parlamento. Negli obiettivi del Presidente del Consiglio v’era quello di dare l’ok al MES in cambio di un atteggiamento più morbido da parte della Commissione europea sui nostri conti pubblici, la cosiddetta “logica del pacchetto” (diamogli la riforma del Mes e loro non ci fanno la procedura di infrazione). Follia.
Ma la malafede di Conte, indipendentemente se abbia o meno firmato alcunché, è dimostrata da un altro aspetto. Il Presidente del Consiglio ha palesemente violato una legge dello Stato. Stiamo parlando della Legge 24 dicembre 2012 n. 234, che all’art. 5 (primo comma) prevede che “il Governo informa tempestivamente le Camere di ogni iniziativa volta alla conclusione di accordi tra gli Stati membri dell’Unione europea che prevedano l’introduzione o il rafforzamento di regole in materia finanziaria o monetaria o comunque producano conseguenze rilevanti sulla finanza pubblica”. La riforma del MES rientra dunque in quelle che la legge definisce come accordi circa “l’introduzione o il rafforzamento di regole in materia finanziaria o monetaria”. Se non fosse per i riscontri che in questi giorni stanno uscendo dalle audizioni alla Camera presso le Commissioni riunite V e XIV, la questione sarebbe passata in cavalleria. Conte, infatti, non ha informato il Parlamento.
Ma fosse solo questo. Il secondo comma dell’art. 5 prevede che “il Governo assicura che la posizione rappresentata dall’Italia nella fase di negoziazione degli accordi di cui al comma 1 tenga conto degli atti di indirizzo adottati dalle Camere. Nel caso in cui il Governo non abbia potuto conformarsi agli atti di indirizzo, il Presidente del Consiglio dei Ministri o un Ministro da lui delegato riferisce tempestivamente alle Camere, fornendo le appropriate motivazioni della posizione assunta”. Se dunque Conte, pur non avendo firmato nulla, avesse comunque espresso parere favorevole per l’Italia alla riforma del MES (il cosiddetto broad agreement), ha violato una Legge dello Stato che non solo lo obbliga a rispettare l’indirizzo politico espresso dalle Camere, che in quel caso era contrario alla riforma, ma, qualora non lo avesse rispettato, era in ogni caso obbligato a riferire in Parlamento. Cosa che finora non ha fatto. E non ha scuse, dato che l’ultimo comma dell’art. 5 prevede che la norma si applica anche in merito ad accordi conclusi al di fuori dei Trattati dell’Ue, visto che il MES è un’organizzazione intergovernativa.
Conte ha commesso un atto gravissimo che può risolversi in un modo solo: dimissioni immediate di uno dei peggiori Presidenti del Consiglio della storia repubblicana. Le opposizioni presentino quanto prima la mozione di sfiducia.
di Paolo Becchi e Giuseppe Palma
(Ladri di democrazia. La crisi di governo più pazza del mondo. L’ultimo libro di Paolo Becchi e Giuseppe Palma, Giubilei Regnani editore, 2019: https://scenarieconomici.it/ladri-di-democrazia-la-crisi-di-governo-piu-pazza-del-mondo-lultimo-libro-di-p-becchi-e-g-palma-giubilei-regnani-editore/)
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